di tanto in tanto
Camus, dai suoi carnets ......
< Dopo quel lungo lavoro notturno, soli in macchina, in una Parigi deserta, e con una lunga pioggia che risuonava sulle lamiere del tetto. Su quel viso illuminato soltanto dalla luce di un lampione, attraverso il parabrezza, l'ombra, delle gocce d'acqua, che grondavano sul vetro, scorreva senza interruzione. Intorno a quest'ombra.
Loro due, rannicchiati in quella casa di lamiera, e intorno la strada, la città silenziosa, un continente, il mondo in fiamme, e lui non poteva stancarsi di guardare quel viso grondante lacrime d'ombre. >
< - Qu'attends-tu pour te marier ?
Che aspetti a sposarti ?- D'avoir oublié bien des choses.
D'aver dimenticato molte cose.- Que tu espères oublier bientôt ?
Che speri dimenticare presto ?- Que je n'espère pas oublier jamais. >
Che non spero dimenticare mai.( La porta stretta - gide 181folio)
Alissia: < [...] J'ai souvent réfléchi à ce qu'eût été notre vie l'un avec l'autre ;dès qu'il n'eût plus été parfait, je n'aurais plus pu supporter.........notre amour >
Ho spesso pensato a quella che sarebbe stata la nostra vita assieme, appena non fosse piu' stato perfetto, non avrei potuto sopportare.....il nostro amore
(La porte étroite - Gide p.152 folio Alissia et Jérôme)
Isabelle e Théo di Bertolucci
< ...una era il sole, l'altra era la luna..
[...]
Una era l'altra e le due erano nessuna >
( Casida de las palomas oscuras - Lorca )< Normale - dice Lorca in un'intervista - non è l'amore omosessuale né quello eterosessuale, normale è l'amore senza limiti >
( Parole Jacques Prévert ed. Guanda traduzione di R. Cortiana, M. Cucchi G. Raboni )
da Questo amore di J. Prévert
< Cet amour>
Cet Amour Si violent Si fragileSi tendre Si désespéréCet amour Beau comme le jour Et mauvais comme le tempsQuand le temps est mauvais Cet amour si vraiCet amour si beauSi heureuxSi joyeux Et si dérisoireTremblant de peur comme un enfant dans le noirEt si sûr de luiComme un homme tranquille dans la nuitCet amour qui faisait peur aux autresQui les faisait parlerQui les faisait blêmirCet amour guettéParce que nous le guettionsTraqué blessé piétiné achevé nié oubliéCet amour tout entier [...]< I tuoi occhi saranno una vana parola un grido taciuto, un silenzio [...] Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio [...]
Cesare Pavese [...]A proposito pensavo alla sua poesia piu' famosa e allo schiaffo che mi è arrivato quando l'ho letta veramente e l'ho capita. / Quale ? Anche i gatti lo sanno ? /Non credo. Intendevo la speranza / Verrà [...] e avrà i tuoi occhi ? / siIn < The curious case of Benjamin Button >
The hummingbird slamming against the glass for the last greeting
Je voudrais bien croire à tout ça, mais je n'y crois pas. il y aura peut-être une vitre quelque part mais aucun colibri for the last greeting
Come stanno le tue scarpe ?
Si fermano ancora all'improvviso sui gradini delle strade, sui muretti, ai bordi di un marciapiede ?
Penzoloni in riva al mare a parlare di cose vere. Con voci strane. Si prendono ancora la libertà di allungare un minuto perché un laccio non vuole ?
Come stanno le tue scarpe ?
Che la fretta butta alla rinfusa. Chiuso a chiave a parlare piano per non disturbare. E' questa allora la tua voce ? E sforzarsi di ridere senza far rumore.
E' questa allora la tua voce.
Come stanno le tue scarpe ?
Rilke : Elegie Duinesi, Nona elegia
di tanto incanto
_________________________________________________________________________________________________
Il fanciullo di Umberto Saba dopo aver sfogliato il suo manuale pratico di ornitologia è scampato al triste finale della poesia. Umberto Saba oramai, non fa piu' in tempo a rettificare
Il fanciullo e l'averla
Umberto Saba
S'innamorò un fanciullo d'un averla.
Vago del nuovo - interessate udiva
di lei, del cacciatore, meraviglie
quante promesse fece per averla!
L'ebbe; e all'istante l'oblio. La trista,
nella sua gabbia alla finestra appesa,
piangeva sola e in silenzio, del cielo
lontano irraggiungibile alla vista.
Si ricordò di lei solo quel giorno
che, per noia o malvagio animo, volle
stringerla in pugno. La quasi rapace
gli fece male e s'involò. Quel giorno,
per quel male l'amò senza ritorno
da Uccelli
Ricordarsi di Butor e del cuculo giapponese Hototogisu degni di nota quanto l'averla
STORIE DI UCCELLI
L'averla maggiore o pie- grièche o Lanius Exubidor
La femmina ha lo stesso piumaggio del maschio un po' insolito per il mondo dei pennuti che per sfoggiare l'appartenenza a una delle due categorie invece delle zizze e del zizi indossano colori differenti, come bandiere . Sotto quest'aspetto è una specie estremamente civile, se si considera la discrezione una qualità della civiltà .Eppure i ruoli nella coppia di averle sono ben definiti. E` la femmina che cova le uova senza scampo, lui, si limita di tanto in tanto a procurarle qualche preda - sedici giorni a digiuno compromette il buon esito della covata.
Prede: l'averla è un predatore. I suoi voli son ben lontani da quelli delle aquile - l'apertura alare ben limitata non lo consente - si avvicina maggiormente al falco, se non altro per l'ottima vista. Simile a un corvo zebrato anzi piuttosto a una cornacchia in versione nero bianco grigio, sembrerebbe del tutto innocuo. Bisogna avere il tempo di guardarlo da vicino per accorgersi del becco uncinato e ahime un incontro troppo ravvicinato potrebbe essere fatale a un qualsiasi uccelino purché minuto, indifeso e canterino.
Se ci si da la pena di osservarlo all'opera ,si rimane sconcertati e stupefatti allo stesso tempo. Questo carnivoro sceglie dapprima accuratamente il suo territorio - pronto a difenderlo a spada tratta (a becco torvo) - che dovrà soddisfare due esigenze primordiali : la caccia e le provviste. Lungimirante, ha un forte senso dell'economia domestica, e cacciatore, non si preoccupa troppo della tecnica usata per cacciare. Per questo ,il suo fazzoletto di terra ,deve essere munito di un albero imponente , drizzato ben in alto e poco distante, un bel cespuglio di rovi dalle spine aguzze e distribuite a modo.
Niente è lasciato al caso. L'albero serve alla vedetta e all'impostura.
Inizia la caccia . Appolaiato sulla sua roccaforte di rami , aguzza la vista, riconosce la preda e ne imita il canto. Imita bene il cinguettio, anzi benissimo per un periodo relativamente limitato. I suoi richiami sono brevi intermittenti punteggiati da pause. L'impostura - vale anche per gli umani - è sempre a breve termine. Il minuscolo volatile segue il richiamo e gli va baldanzoso incontro. Entra allora in scena il volo mirato e il becco uncinato. Se non capita nessun imprevisto, qualche presenza inaspettata, l'Averla uccide o tramortisce la preda a colpi di becco. Morta o no, la infilza in una delle spine del rovo, che è la sua credenza delle dispense. Nei momenti di crisi e penuria di cacciagione sarà là che potrete incontrarlo, a rovistare in mezzo alle sue carogne di piccola taglia. Un appuntamento consueto per un uccello piu' che goloso, vorace.