Galati 2:15-16 - La fede è quella di Cristo

Nel ben noto versetto biblico di Galati 2:15-16 c'è un problema.

"...sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato" (Galati 2:15:16).

Sebbene la traduzione tradizionale è "per mezzo della fede in Gesù Cristo", un numero crescente di studiosi del Nuovo Testamento sostengono che πίστις Χριστοῦ (pisti" Cristou) e frasi simili in Paolo (qui e nel v. 20; Romani 3:22,26; Galati 3:22; Efesini 3:12; Filippesi 3:9) implica piuttosto un genitivo soggettivo (e non oggettivo) e di fatto andrebbe tradotta: "la fede di Cristo" o meglio ancora: "la fedeltà di Cristo".

Si giunge così alla traduzione: "sappiamo che nessuno è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per la fedeltà di Gesù Cristo. E siamo giunti a credere in Cristo Gesù, affinché noi potessimo essere giustificati dalla fedeltà di Cristo e non attraverso le opere della legge, perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato".

In altri termini, l'opera efficace che produce salvezza è quella di Cristo, la sua fede che conduce alla sua opera.

In favore del genitivo soggettivo è che quando πίστις prende un genitivo personale è quasi sempre un genitivo oggettivo (cfr. Matteo 9:2, 22, 29; Marco 2:5; 5:34; 10:52; Luca 5:20; 7:50; 8:25, 48; 17:19; 18:42; 22:32; Romani 1:8; 12; 3:3; 4:5, 12, 16; 1 Corinzi 2:5; 15:14, 17; 2 Cor 10:15; Filippesi 2:17; Colossesi 1:4; 2:5; 1 Tessalonicesi 1:8; 3:2, 5, 10; 2 Tessalonicesi 1:3; Tito 1:1; Filemone 6; 1 Pietro 1:9, 21; 2 Pietro 1:5).

Lo stesso si può dire di Efesini 2:8:

"Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti" (NR)

Questo è un versetto molto conosciuto, ma come molti versetti che ci sono familiari, corriamo il rischio di interpretarlo sempre nello stesso modo. Il modo corrente di comprenderlo è: "Siamo salvati per grazia attraverso la nostra fede in Gesù Cristo, quella grazia che non viene da noi, ma che è un dono di Dio. Non dipende dalle nostre opere ma è per grazia, così nessuno se ne può vantare".

E' certamente un'interpretazione valida, ma se la guardiamo solo in un modo, non vedremo mai un altro significato possibile del versetto.

Vediamo solo l'argomento principale come "la grazia" e non consideriamo che parla anche di "fede". Quando leggiamo le parole "mediante la fede", pensiamo immediatamente alla nostra fede, ma se studiamo attentamente le Scritture del Nuovo Testamento al riguardo di fede e salvezza, vedremo ben presto come si tratti soprattutto della fede di Gesù Cristo che ci assicura la salvezza - non la nostra fede in Lui!

Dobbiamo "credere" o "accettare" la grande fede che Gesù ha manifestato quando per noi ha conseguito eterna salvezza. Detto questo, possiamo guardare al testo in esame e vedere come siamo stati salvati attraverso la fede di Gesù Cristo, e quella fede "non viene da noi", quella fede è "dono di Dio" e non in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti.

Nella parte centrale del versetto, la selezione delle parole può farci equivocare. Se non stiamo attenti, quel "ciò non viene da voi" ci fa chiedere: "Che cos'è quel 'ciò'? singolare. La risposta comune è "grazia", ma quello è ciò che tradizionalmente ci è stato insegnato. Il significato della frase è "nulla è da noi" - plurale, nulla, né la grazia, né la salvezza, né la fede.

Ogni parte della salvezza è da Dio. Dando troppa enfasi a "grazia" in questo versetto, abbiamo rafforzato la credenza che la grazia è un dono immeritato ma... la fede è parte indispensabile della salvezza. Questo versetto, insieme ad altri, dovrebbe rafforzare la verità che "la fede di Gesù Cristo" è la sola fede che la salvezza implica.

Questo e ciò è riferito dal Crisostomo, da Teodoreto e da Girolamo alla «fede»; «e questa fede non vien da voi, ma è un dono di Dio». E grammaticalmente, l'interpretare così non è inammissibile.

Noi l'accettiamo come dono, e quella fede diventa pure la nostra fede. Al riguardo, però, della salvezza - è soltanto la Sua di fede! La grazia esclude una qualsiasi possibilità di avere noi stessi dei meriti, di gloriarcene, di vantarcene.

La nostra fede è un Suo dono e non qualcosa prodotto da noi, con le nostre risorse ed iniziativa.

Note

“The Pistis Christou Formulations in Paul,” NovT 22 (1980): 248-63; J. D. G. Dunn, “Once More, ΠΙΣΤΙΣ ΧΡΙΣΤΟΥ,” SBL Seminar Papers, 1991, 730-44.