Luca 16:19-31

Abbiamo la Bibbia, e questo ci basta?

Sintesi. Persuadere molti dei nostri contemporanei della verità del messaggio evangelico sulla necessità che tutti abbiamo di ravvederci da quello che Dio considera peccato e di affidarci completamente alla Persona ed opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo per la nostra salvezza temporale ed eterna, è davvero “un’impresa disperata”. Grazie a Dio, non dipende tanto dalle nostre capacità persuasive, ma dall’opera sovrana dello Spirito di Dio sul cuore e sulla mente di chi ascolta il messaggio. Si potrebbe dire: ...ma se solo comparisse loro davanti Gesù stesso o qualche personaggio del passato a dirglielo, ne sarebbero persuasi, o magari se operassimo segni e prodigi meravigliosi… La risposta che dà Gesù stesso può lasciarci perplessi: “No, basta la Bibbia!”. Com’è possibile? Perché? E’ quel che vediamo questa domenica commentando il testo biblico di Luca 16:19-31.

Continuare ad affermare anche nel mondo di oggi, con forza e coraggio, che la Bibbia è Parola di Dio, completamente degna di fiducia, priva di errori, autorità ultima e guida sicura della nostra fede e condotta, è essenziale per la fede cristiana autentica. Dire il contrario pregiudica la nostra stessa identità cristiana, perché questa era la persuasione di Cristo stesso e degli apostoli, come pure del popolo di Dio fedele di ogni tempo e paese. E’ ciò che abbiamo esaminato la volta scorsa.

Oggi toccheremo un secondo argomento sempre legato al ruolo centrale della Bibbia per la nostra fede: la sua sufficienza. Ci chiediamo: la Bibbia è sufficiente per indicarci la strada della salvezza e per regolare la nostra fede e la nostra condotta? La risposta è SI, non abbiamo bisogno di altre autorità al di sopra o accanto alla Bibbia, quasi che non fosse abbastanza chiara o completa in sé stessa.

Gesù ce ne parla nel Suo insegnamento. In particolare c’è una Sua parabola che potrebbe bene illustrare questo concetto: quella de “Il ricco e il mendicante Lazzaro”, in Luca 16:19-31. L’argomento di questa parabola è oggi “scottante” e impopolare. Qui Gesù ci parla della realtà dell’inferno e del modo per non finirci! Molti oggi negano che esista qualcosa come l’inferno, altri non ne vogliono sentir parlare. Noi però ne parleremo lo stesso e senza vergogna, perché noi non supponiamo di essere più intelligenti del nostro Maestro, né di saperla più lunga di Lui. Sarebbe per noi del tutto irresponsabile tacere al riguardo, soprattutto quando Gesù stesso ci vuole far prendere coscienza della realtà dell’inferno e da esso salvarci.

Il ricco e Lazzaro. «C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi". Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"».

Le caratteristiche di questa parabola

Due sole destinazioni. Il nostro Signore Gesù Cristo parla di due uomini, uno ricco, al quale nulla importa di Dio e della Sua legge, ed un mendicante, che ama il Signore e confida in Lui. Tutt’e due muoiono ed ecco che il primo finisce all’inferno, mentre il secondo viene accolto in paradiso. Si, Gesù divide nettamente il destino ultimo delle creature umane: chi ama Dio, confida in Lui e Gli ubbidisce, avrà comunione con Lui per l’eternità, ma chi respinge Lui e la Sua Legge, per l’eternità continuerà ad esserne separato. Se però in Dio solo risiede ogni bene, non sarà affatto piacevole essere separato da Lui, ma sarà un inferno inimmaginabile senza più via d’uscita.

Noi viviamo come in una stanza e in essa ci sono due uscite. Sulla prima porta è scritto "paradiso" e sulla seconda "inferno". Non esiste alcuna terza porta. Non esiste alcun “purgatorio”, non esiste alcuna “seconda opportunità” dopo la morte, nessun "sonno dell'anima", nessun “limbo”, nessun “annullamento dell’anima”. La Bibbia è chiara: la nostra identità e coscienza sopravvivrà alla morte del nostro corpo: essa farà l’esperienza del favore e della meravigliosa comunione con Dio, oppure dell’eterno angoscioso distacco da Dio.

Perché Abrahamo. In questo racconto troviamo un ricco incredulo che, nei tormenti dell'inferno, parla con Abrahamo. Perché Abrahamo? Perché Abrahamo è chiamato “il padre dei credenti”, il modello, il prototipo del credente. Abrahamo è “l’amico di Dio” per eccellenza. Si affida completamente nelle promesse di Dio. Chiamato da Dio, parte con la sua famiglia verso il luogo, a lui sconosciuto, che Dio gli ha preparato. Pure molto anziano, riceve la promessa di Dio che avrebbe avuto un figlio, e da lui, una schiera innumerevole di discendenti che avrebbero seguito le sue orme. Molto di più, che dalla sua discendenza sarebbe sorto il Salvatore del mondo. Abrahamo è il prototipo di chi si affida senza riserve a Dio e che per questo viene da Dio considerato giusto.

Ciò che il Signore provvede. La Bibbia ci parla onestamente della condizione umana, della nostra condizione, come di creature ribelli a Lui ed alla Sua legge, che giustamente meritano l’eterna separazione da Dio, l’inferno. Essa però ci fornisce una via di scampo da questo destino: la redenzione attraverso il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Chi prende coscienza della realtà di questa condanna e si affida alla Persona ed opera di Gesù Cristo, riceve la grazia da parte di Dio e la possibilità di entrare con Cristo nella gioia del paradiso, chiamato qui “il seno di Abrahamo”. A coloro che si affidano a Lui Gesù dice: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto" (Gv. 14:2). Al criminale che stava morendo accanto a lui, su una croce, e che in Lui aveva creduto, Gesù dice: «In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso» (Lu. 23:43). Un giorno, Egli dirà a quelli che avrà posto alla Sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo" (Mt. 25:43). Questo mendicante, di cui Gesù parla, nel Suo racconto, era fra quelli che avevano riposto tutta la loro fiducia nel Figlio di Dio.

E’ Gesù che ne parla! Guai ad ignorare, però, o a sottovalutare la realtà dell’inferno. Lo stesso Salvatore, però, che ci parla del paradiso, ci parla pure in termini chiari, non ambigui, della terribile verità di quel posto maledetto, "dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne" (Mr. 9:44), dove "sarà il pianto e lo stridor di denti" (Mt. 22:13), le "tenebre di fuori", "che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (Mt. 25:41). Il Signore Gesù insegna che l'inferno è un luogo reale, governato da Dio, che implica angoscia e dolore. Ne parla più Lui che qualsiasi altro personaggio della Bibbia, e questo avrà pure qualche motivo! Che ci piaccia oppure no, dobbiamo pure accettare come quest’uomo integro, paziente, amorevole, tollerante, pacifico, che guarisce e perdona, abbia potuto pure affermare che alcuni dovranno trascorrere l’eternità nel luogo che noi chiamiamo inferno, che questa nostra vita terrena non è il valore ultimo. Sarebbe da irresponsabili negarne la realtà o minimizzarla, e certamente offensiva presunzione prendere, del Suo insegnamento, solo ciò che ci piace o ci è più comodo.

I concetti in evidenza nella parabola. Il Signore Gesù Cristo, così, ci presenta in questa parabola tre personaggi: Abrahamo, l’uomo ricco, e Lazzaro. Abrahamo qui è il portavoce di Dio. L’uomo ricco rappresenta la persona incredula che non si ravvede dei propri peccati. Il nome “Lazzaro” significa “Dio aiuta” e così il povero mendicante significa coloro che hanno accolto l’aiuto salvifico di Dio. Fondamentale in questa parabola è il concetto di “troppo tardi”. L’uomo ricco si accorge troppo tardi della presenza di Lazzaro; egli vede troppo tardi l’abisso insormontabile fra i due; egli si preoccupa troppo tardi dei suoi fratelli; ed egli si interessa troppo tardi della Legge e dei Profeti, sinonimo di Bibbia.

Un istruttivo dialogo

Il primo tema. La prima conversazione dell’uomo all’inferno riguarda la richiesta che gli venga alleviato il suo tormento, un tormento intollerabile. La cosa, però, risulta impossibile. In effetti: “Figlio, ricordati che tu hai ricevuto i tuoi beni durante la tua vita”, spesse volte ti era stato rammentato della certezza della morte e del giudizio; eri stato pure avvertito di fuggire dall’ira a venire; ti era stato pur detto della misericordia e della pazienza della grazia di Dio; ti era stato ben detto di invocare la misericordia di Dio e di stabilire pace con Lui attraverso l’Evangelo. Ora, però, è troppo tardi. La misericordia di Dio è inaccessibile, la morte fissa il destino di uomini e donne per sempre, e all’inferno tu senti il rigore della giustizia di Dio, e sarà così per sempre”. Alcuni ritengono che questo comportamento da parte di Dio sia ingiusto, ma solo Dio è un Giudice adeguato di ciò che il peccato meriti o non meriti.

La condizione del ricco incredulo non può più cambiare. Non c’è più speranza. C’è un grande baratro fra di loro, e coloro che sono alla presenza di Abrahamo è perché essi hanno affidato la loro vita, ed ogni suo dettaglio, ogni giorno, nelle mani di un fedele Salvatore. Coloro che si trovano all’inferno non possono attraversare questo baratro. Non c’è possibilità alcuna di mutare questa loro condizione. Abramo glielo conferma.

Il secondo tema. La seconda richiesta dell’uomo all’inferno ha a che fare con i suoi cinque fratelli. I suoi fratelli sono ancora nel mondo, così l’uomo vorrebbe escogitare un piano affinché all’inferno non ci finiscano pure loro… La loro presenza, infatti, lo farebbe stare persino peggio. Egli così progetta una sorta di “piano di evangelizzazione”. Immagina un modo per liberare i suoi fratelli dalla prospettiva di finire in quel luogo maledetto. I cinque fratelli sapevano bene di quel mendicante che per tutta la sua vita era vissuto alla porta del loro ricco fratello. Era sempre stato là e sapevamo pure che era morto. Così il ricco dice ad Abrahamo: “Rimanda quell’uomo, Lazzaro, sulla terra. Che si mostri ai miei fratelli come un risorto dai morti. Certamente, vedendolo vivo, diventeranno credenti, e soprattutto quando parlerà loro dell’inferno. “Ti prego dunque, o padre, di mandarlo a casa di mio padre, perché io ho cinque fratelli, affinché li avverta severamente, e così non vengano anch'essi in questo luogo di tormento”. Essi non rideranno più dicendo: Nessuno è mai tornato per raccontarci com’è l’aldilà. Essi crederanno in Dio, e sfuggiranno al loro destino”. E’ così?

Il metodo proposto dal mondo

Questa è la sapienza di quell’uomo all’inferno, e la sua proposta. Da questa richiesta sorge una discussione fra Abrahamo e l’uomo all’inferno, un dibattito fra due posizioni. Abrahamo difende la posizione di coloro che credono in Dio attraverso il Signore Gesù Cristo, e l’uomo all’inferno difende la posizione di coloro che vogliono giustificare la propria incredulità. Ancora oggi continua questa discussione, ed è importante per noi vedere in che cosa consista, e quale sia la differenza fra queste due posizioni.

Il partito di Abrahamo. Da una parte c’è Abrahamo e tutti coloro che credono come lui. Una cosa è vera al riguardo di ciascuno di loro, e che essi hanno creduto alla Bibbia e hanno ritenuto verace, sufficiente e completo quello che afferma. Si può dire che essi si attengano al concetto di sufficienza delle Scritture a salvare una qualsiasi persona dall’inferno. Nel versetto 29 Abrahamo dice: “hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli". Mosè scrisse i primi cinque libri della Bibbia. Là troviamo la Genesi, che ci parla di Dio come un Dio personale sia Creatore di ogni cosa e perché il mondo degli umani si trova nell’attuale lamentevole condizione. Parla della grande soluzione che Dio dà alla ribellione dell’uomo, cioè l’opera di Cristo, che un giorno verrà a schiacciare la testa del serpente. Poi in Esodo troviamo la Pasqua, quelli per i quali un agnello è morto, e di come l’angelo della morte sia passato oltre alle loro case. Essi sono perdonati a causa del sangue versato dall’agnello. Il libro del Levitico ci dice che “senza spargimento di sangue, non vi può essere remissione dei peccati”. Esso ci parla della necessità di un sacrificio espiatorio che solo Cristo può realizzare. Il libro dei Numeri ci dice del serpente di bronzo sollevato su un palo nel deserto e del fatto che se avessero guardato su chi e su ciò che esso rappresenta, avrebbero avuto la vita. Il libro del Deuteronomio ci parla del rapporto di alleanza fra Dio e il Suo popolo, del fatto che il grande IO SONO si impegna per sempre ad essere il loro Dio e Salvatore.

Un chiaro messaggio. “Essi hanno Mosè”, dice Abramo, e fratelli dell’uomo ricco avevano pure tutto il resto dell’Antico Testamento scritto dai profeti, i quali, insieme, parlano del Signore Gesù Cristo. Così Abrahamo gli dice: “Che ascoltino quelli!”. Quanto maggiormente noi oggi dovremmo prestare attenzione ai testimoni della maestà, gloria e potenza di Gesù, che autorevolmente ci parla di Dio, che risana e risuscita i morti, ed Egli stesso torna alla vita perché è il Signore della vita. Non dovremmo forse noi prestare attenzione a coloro che lo Spirito Santo guidò in ogni verità nello scrivere il Nuovo Testamento? Vedete qui che intende dire Abrahamo? La Bibbia è sufficiente per portare una persona alla fede salvifica in Gesù Cristo. Le Scritture in sé stesse sono più che sufficienti per salvare una persona dall’inferno!

Nient’altro convincerebbe! Poi Abrahamo aggiunge: “se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti" (31), in altre parole: Se non prestano attenzione alla Bibbia, null’altro li potrà convincere, neanche l’apparizione di uno spettro. Siete d’accordo con Abrahamo? Da un lato (27) un uomo dice che sarebbe una grande idea rimandare qualcuno sulla terra per avvertirli. Abrahamo, però, dice: “Hanno già la Bibbia, non basta?”. “No,” dice il ricco, “la Bibbia non è sufficiente”. Egli non ha fiducia nella Parola di Dio. Dice: “Hanno bisogno di qualcosa di più che la Bibbia per salvarli dall’inferno”. Quell’uomo pensa che la Bibbia sia un libro inefficace, che non possa persuadere una persona a prendere sul serio le questioni fondamentali sulla vita eterna e fuggire dall’ira a venire, semplicemente leggendola, o ascoltando delle prediche sulla Bibbia…

Formalmente a posto. E’ anche molto interessante il fatto che l’uomo all’inferno si rivolga ad Abrahamo con rispetto e lo chiami “Padre Abrahamo”, e che il patriarca gli risponda chiamandolo “figlio”. In altre parole, Abrahamo lo riconosce formalmente come membro del popolo di Dio. Anche Gesù un giorno si era rivolto a persone che si ritenevano al sicuro solo perché appartenevano formalmente ed esteriormente al popolo di Dio. E’ la “sostanza” però che conta, non solo la “forma”. Anche loro, se non si convertivano, correvano il rischio dell’inferno. Quest’uomo ricco era cresciuto all’ombra “del campanile”, diremmo noi oggi. Era stato “al catechismo”, aveva udito molte prediche, ma gli erano entrate da un orecchio, ed uscite dall’altro. Non avrebbe mai immaginato di finire un giorno all’inferno e che fra lui e Dio vi sarebbe stato un baratro insuperabile. Quanta gente oggi ritiene di aver adempiuto formalmente certe “pratiche religiose”, certe “formalità” e che questo basti per dare loro diritto alla salvezza, ma non sarà così. Giuda aveva udito Gesù, era fra i suoi discepoli, e così Anania, Saffira, Dema, eppure sarebbero stati tutti perduti!

Supplementare la Bibbia?

La Bibbia non mi ha cambiato! Ora, quest’uomo dice dall’inferno: “Se la Bibbia è la sola cosa che potrà salvare i miei fratelli, beh, io ce l’avevo in casa, ed essa non mi è stata di giovamento alcuno. Non mi ha cambiato!”. Di fatto dice: “Conosco i miei fratelli, sono com’ero io… La Bibbia non li toccherà minimamente, hanno bisogno di qualcosa di più… se solo io avessi visto un grande miracolo, sarebbe stato diverso, ma tutto ciò che avevo era la Bibbia!”. Anche oggi dicono: “Non credi mica che la Bibbia possa attrarre il mondo? La predicazione? Versetti della Bibbia stampati su poster? Dei volantini? Questo non attrae la gente! Abbiamo bisogno di concerti, di giocolieri, di gruppi musicali, di balletti, di coreografie! Portate i tamburi e i sintetizzatori! Fate venire i clown! Organizzate delle feste con tanto da mangiare e tanto da divertirsi. Allora la gente verrà! Abbiamo bisogno di superstar e celebrità che ci diano la loro testimonianza. La Bibbia da sola? No, quella no!”. Abrahamo, però, non cede: “La Bibbia è sufficiente”, dice.

Chi aggiunge… C’è molta gente religiosa che la pensa come quell’uomo all’inferno. I cattolici romani dicono che la Bibbia non basta. Dobbiamo avere anche la Sacra Tradizione e l’interpretazione infallibile delle autorità ecclesiastiche. I modernisti dicono che la Bibbia non basta, che essa debba essere interpretata dagli “esperti” e che sia necessario andare “dietro” questi racconti per trovare “il vero Gesù”. Le sette dicono che la Bibbia non basta, che è necessario avere dei “supplementi” come il Libro di Mormon, La “Chiave alle scritture”, le produzioni della “Torre di Guardia”. Molti carismatici dicono che la Bibbia non basta, che sia necessario avere “segni e prodigi. Ad Atene Paolo conquista solo poche persone. “Usava i metodi sbagliati con quei filosofi”, dicono alcuni. La predicazione non basta! “Ci vuole più potenza”, dicono. “Senza miracoli, non si converte nessuno!”. Davvero? Ci vuole la Bibbia più… più l’intrattenimento, più la musica di sottofondo, più… più… più… le proposte si potrebbero moltiplicare, scegliete voi! E’ il discorso dell’uomo all’inferno che per Dio non aveva amore alcuno, pensava solo a come potesse rimediare alle “inadeguatezze” della Bibbia! Già, questi ed altri dicono che la Bibbia debba essere “aiutata”….

Non un libro qualunque

Una parola efficace. Abrahamo, che qui parla con quell’uomo all’inferno e che da tempo ormai dimora presso Dio, sa molto bene che gli scritti che formano la Bibbia non sono semplicemente scritti umani. Sa che lo Spirito di Dio ha guidato Egli stesso Mosè, Samuele, Davide, Salomone, Elia, Isaia e tutti i profeti. Sa che le parole che Dio ha ispirato sono spirito e vita, che esse sono potenti ed efficaci, perché in esse è Dio stesso che comunica in modo unico. “Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l'universo” (Eb. 1:1,2). Quelle di Dio sono parole potenti, tanto efficaci quanto la Parola che Dio pronunciò il primo giorno della creazione per creare la luce, perché accompagnate dalla potenza dello Spirito Santo. Egli sa che “La parola di Dio … è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore” (Eb. 4:12).

Senza omettere nulla. Solo il Signore Gesù poteva dire di conoscere Dio intimamente ed Egli, come Salvatore di Lui ci ha comunicato tutto quanto ci serve per avere comunione con Lui e per vivere la nostra vita come a Lui piace. Gesù non ha omesso nulla di ciò che ci è necessario sapere. Inoltre, quando lui ritorna al cielo, Egli promette di guidare per noi gli strumenti da Lui scelti, gli apostoli. Dice: “quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire” (Gv. 16:13). L’apostolo Paolo è cosciente d’essere l’ultimo apostolo. Non ne sarebbero stati necessari più altri. Nessun edificio potrebbe avere un fondamento più soddisfacente di questo. Noi abbiamo Mosè, abbiamo i profeti, abbiamo i vangeli, abbiamo le epistole. Abbiamo tutto nella nostra propria lingua, tutto ciò che ci occorre per regolare tutta la nostra fede e la nostra condotta, per comunicarci il modo per giungere alla nostra salvezza ed alla riconciliazione con Dio.

La Bibbia è un miracolo! Abrahamo di fatto voleva dire: “Voi che I tuoi fratelli vedano un miracolo? …ma un miracolo già ce l’hanno, lo odono ogni qual volta si recano al culto: la stessa Parola di Dio scritta. Possono acquistare una Bibbia, la possono leggere ed apprendere a memoria…”. Noi che viviamo 20 secoli più tardi abbiamo di più, abbiamo i Vangeli, gli Atti, le epistole e il libro dell’Apocalisse. Questi scritti del Nuovo Patto sono il miracolo che conduce la Chiesa nel nuovo millennio. Quando prendo questa Bibbia in mano, io posso dire di aver qui una meravigliosa e potente opera di Dio. Ho qui qualcosa di assolutamente unico. Qui c’è qualcosa di miracoloso per la sua indipendenza di pensiero, nella sua integrità e completezza, nella sua grande ed invincibile fiducia che essa è la parola più rilevante in assoluto per la mia propria vita e per quella di ogni uomo. Nei momenti di dubbio e perplessità io posso dire: “…ma io ho la Bibbia, la rivelazione di Dio! Non ho bisogno di altra sapienza!”. La Bibbia è la Parola del Dio che mi conosce, che mi descrive, mi investiga, che mi trova. La Scrittura parla ai più profondi bisogni dell’uomo. Qui vi sono parole che contengono concetti di grandezza insuperabile. Ogni domenica, quando le chiese evangeliche si riuniscono esse lo fanno attorno questo miracolo. Ogni singolo culto ha al suo centro questo miracolo, ogni volta che ci incontriamo come chiesa siano alla presenza di questo miracolo. Vuoi dire che ti basterebbe un miracolo, e diventeresti credente? Beh, è qui il miracolo più grande. Che volete di più? Abramo dice “No!” ai segni ed ai miracoli oggi, perché la Bibbia è già in sé stessa il miracolo più grande.

Il metodo di Dio: udire la Parola

La Scrittura dice: “La fede dunque viene dall'udire, e l'udire viene dalla parola di Dio” (Ro. 10:17). Abrahamo sapeva che questo è il metodo che Dio ha scelto. La fede viene dall’ascolto della Parola predicata fedelmente, perché accompagnata dalla potenza dello Spirito Santo.

E’ stato sempre così. Dall’epoca degli apostolica nessuno è mai giunto alla fede in Cristo vedendo qualcuno che risorge dai morti, ma milioni di persone sono diventati credenti attraverso l’ascolto della Parola. E’ la Scrittura solamente che può rendere “savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù” (2 Ti. 3:15). L’ispirato apostolo Paolo dice: “…poiché nella sapienza di Dio il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della propria sapienza, è piaciuto a Dio di salvare quelli che credono mediante la follia della predicazione” (1 Co. 1:21). Nella Sua misericordia Iddio dice: “Avrò pietà di quell’uomo e di quella donna. Gli parlerò attraverso la lettura della Bibbia, la riflessione di un credente, la testimonianza di un cristiano, la predicazione di un mio fedele servitore. Lo porterò a contatto con un credente o una comunità cristiana fedele… Ecco il modo in cui li salverò dall’inferno. Non hanno bisogno di essere degli studiosi per comprendere le Scritture, ma io aprirò la loro intelligenza per comprendere la via della salvezza attraverso la fede in Cristo che si trova così chiaramente nella Bibbia. La gente comune può leggere e comprendere il messaggio dell’Evangelo. Esso dice loro che giustamente meritano la condanna dell’inferno a causa dei loro peccati, ma Gesù, perché li ha amati, è morto affinché potessero essere salvati. Noi abbiamo quel messaggio. Se non lo vogliono ascoltare, nemmeno il miracolo più stupefacente potrebbe convincerli.

Finalizzate alla maturità del credente. Le Scritture sono sufficienti per rendere perfetto l’uomo di Dio. Fino a dove ci possono portare le Scritture? Alla piena maturità spirituale, “affinché l'uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2 Ti. 3:17). Quali che siano i doveri, le sfide, i sacrifici che dobbiamo affrontare, la Bibbia ci darà gli strumenti necessari per farlo. In che modo possiamo crescere e lasciarci dietro le cose da bambini? Come possiamo raggiungere la maturità? Come diventeremo saggi? Come faremo a conformare noi stessi all’immagine di Cristo? Attraverso la Bibbia – ecco il modo che Dio ha scelto. La Scrittura santifica e perfeziona ciò che è imperfetto. Essa ci mette del tutto in grado di affrontare le sfide di ogni buona opera che Dio ci chiede dei compiere. Ogni montagna che Dio ci chiederà di salire, ogni fardello che Dio ci chiederà di portare, ogni servizio che Dio ci chiederà di compiere, ogni pressione che Dio vorrà che noi sopportiamo, ogni sacrificio che Dio ci chiederà di fare – la Bibbia ci può mettere in grado di prepararci per ogni singola opera buona. Essa ci dice come compierla e perché dovremmo compierla, ci dà la forza per il nostro compito, e pure ci ammonisce su come non dovremmo svolgerlo. La Scrittura completerà quella buona opera che Dio ha iniziato in noi. La Bibbia salva un uomo dall’essere ipocrita e lo libera da ogni formalismo. Lo trasforma in “uomo di Dio” perfettamente equipaggiato per ogni opera buona. E’ una benedizione sovrannaturale avere la Bibbia.

Contro ogni evenienza. Il nostro Signore Gesù Cristo termina il Sermone sul monte parlandoci di un uomo saggio che ha edificato la sua casa sulla roccia. Potranno venire tempeste, venti e diluvi, ma quella casa resisterà perché l’ha fondata saldamente sull’insegnamento di Cristo. Cristo guardava in avanti ai secoli che sarebbero seguiti, persino al 20. secolo. Cristo conosceva tutte le tempeste a cui sarebbero stati soggetti i cristiani; l’arroganza della scienza, della filosofia, dell’umanesimo, del materialismo e dell’edonismo…. Eppure quel cristiano che si appoggia saldamente sull’insegnamento di Cristo resiste ad ogni tempesta. Il Salvatore ne era del tutto persuaso.

Senza la Bibbia solo fallimenti

Quella chiesa che ritiene che la Bibbia sia insufficiente per il compito che le sta davanti, è una chiesa destinata a chiudere per fallimento o a creare dei “mostri” di chiese che nulla hanno a che fare con Cristo. La chiesa cattolica romana, i modernisti, le sette, certi carismatici ecc. tutti cercano voci e segni supplementari. Si può anche riempire una chiesa di gente che vi giunge per i motivi sbagliati, ma quella chiesa non si riempirà di veri cristiani. Non sarà una Chiesa sana, anzi, sarà qualcos’altro dall’apparenza di Chiesa se non crede alla sufficienza della verità divina. La questione di fondo che si pone davanti ai cristiani oggi è: Credi che la Bibbia sia sufficiente, oppure no?

Quando sorge un problema è fra le sue pagine che dobbiamo cercarne la soluzione. Non troveremo la risposta ad ogni domanda immaginabile. “Le cose occulte appartengono all'Eterno, il nostro DIO, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre” (De. 29:29), ma quello che più ci è necessario. Nella Bibbia abbiamo tutto ciò che ci serve. Diventando sempre più familiari con essa crescerà pure la nostra capacità a formulare risposte ai nostri problemi e nuove domande.

Non vi sono idee supplementari sul futuro, sulla vita cristiana, sulla natura di Dio, su angeli o demoni, sulla vita prima o dopo la morte, su cui Dio abbia parlato a certe persone o gruppi al di fuori o dopo il tempo della Bibbia. Queste sono tutte speculazioni umane. Non c’è parola fuori dalla Bibbia che possa legare le nostre coscienze. Solo la Bibbia ci libera dall’asservimento alle invenzioni umane. Profezie, visioni, rivelazioni speciali, autorità ecclesiastiche… nulla vale se aggiunge o contraddice la Bibbia. Non importa quanto pretenziose possano essere queste cosiddette rivelazioni. Sono inganni di Satana o della nostra carne. Noi abbiamo già “Mosè e i profeti” e questo ci basta. Non c’è papa, santo o profeta che possa pretendere di essere chissà chi, e che meriti di essere creduto e seguito, se aggiunge, toglie o pensa di integrare la Bibbia. “Abbiamo già Mosè e i profeti” e questo ci basta.

Non possiamo chiamare peccato qualcosa che la Bibbia non proibisca, implicitamente o esplicitamente. Le sette dicono che Dio ha dato loro autorità per imporre regole morali oltre a ciò che la Bibbia afferma. Potranno proibire trasfusioni di sangue, o di mangiare carne il venerdì, o di osservare le regole dietetiche dell’Antico Testamento, o proibire di mettere cravatte, o chissà che altro. No, lo Spirito Santo dice che la Bibbia è sufficiente. Esso non ci impone di seguire regole che non abbiamo l’approvazione di Dio. Tutto ciò che la Bibbia non comanda è “tradizione degli uomini” o “sapienza di questo mondo” che non può pretendere autorità ultima. Se un pastore ci imponesse di seguire una certa condotta, coinvolgerci in un certo rapporto, ritirare denaro dal conto in banca per una certa spesa, cambiare il nostro lavoro, o trasferirci di casa… No, i cristiani trovano la loro guida nella Bibbia solamente e non in coincidenze, cambiamento di circostanze, sentimenti, animosità o piacere… Seguire la Bibbia ci dà libertà, libertà da imposizioni arbitrarie e da errore.

Il fatto che Dio non ci abbia rivelato qualcosa, dipende dalla Sua saggia decisione, e non dovremmo pretendere di andarvi oltre. Ci sono questioni che richiedono molto tempo per giungere ad una conclusione. Ciò che la Bibbia non spiega non deve essere considerato vincolante. Sarebbe bello, dice qualcuno, avere per ogni cosa pronunciamenti infallibili di autorità umane, ma questo non ci è stato dato, anzi, può diventare l’origine di nuove schiavitù. Dobbiamo saperci accontentare con quanto Dio, nella Sua saggezza, ci ha comunicato nella Bibbia chiaramente, il resto si che è relativo e opinabile!

Conclusione

E’ l’uomo che perisce che ritiene che la Parola di Dio sia follia. Il Salmo 119:155 dice: “La salvezza, è lontana dagli empi, perché non ricercano i tuoi statuti”. Perché vanno fuori strada e si perdono? Perché non si attengono alla Parola di Dio. Essi non confessano: “La mia vita è solo un grande fallimento… non so più dove sto andando… gli anni passano veloci e tutto mi sembra sfuggirmi di mano… la morte si avvicina sempre di più… Via, via da questa città di distruzione. Voglio trovare un luogo dove davvero si insegni il ‘sola Scrittura’, dove fedelmente mi si annunci la Bibbia. Lascerò che Dio soltanto, come ha promesso, mi guidi, con la Sua Parola, verso la salvezza. L’empio, però, non dice così. Rimarrà lontano dalla salvezza perché non si è dato pena di leggere e comprendere quella stessa Parola che Dio aveva mandato per lui. Che tragedia quando ritiene di saperla più lunga lui dei chiari ammonimenti della Bibbia!

Quell’uomo ricco era un ignorante quando viveva in questo mondo. Ed era rimasto ignorante persino all’inferno, e Dio gli dice: “Colui che vuole essere ignorante, che rimanga ignorante”. Non ha mai affrontato la realtà della condizione umana. Pensava di avere bisogno solo di un miracolo prima di poter credere. Pensava di essere più saggio di Dio, e non ha mai riconosciuto l’ostilità che ancora esisteva nel suo cuore verso l’Onnipotente. Borbottava: “E chi è il Signore che io gli debba ubbidire?”. Molti non vogliono avere a che fare con la Bibbia perché Colui che ci parla nelle sue pagine è il Signore Gesù Cristo. E’ sempre per noi molto scomodo piegarci a servirlo ed a seguirlo. Significherebbe prendere la nostra croce giorno per giorno, rinnegare noi stessi, e calcare le sue impronte. Ecco la vera ragione per cui molti non gli credono, non per mancanza di evidenze, non perché la Bibbia sia inadeguata, non perché vogliono miracoli, ma perché non vogliono Dio. "Non vogliamo che costui regni su di noi" (Lu. 19:14). Erano proprio coloro che avevano visto i miracoli di Gesù a gridare: “Sia crocifisso!”. Dio ci ha dato questa Parola come mezzo per la salvezza dal peccato e dalle sue eterne conseguenze. Accontentiamoci di essa, prestiamole ascolto, ed ubbidiamole!

Paolo Castellina, venerdì 11 febbraio 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991. Predicazione tratta da un sermone di Geoffrey Thomas: “Satisfied with the Scriptures” del 28.6.1999, in: http://www.chapellibrary.org/files/4113/7643/3356/swts.pdf