Marco 03:31-35

La comunità di coloro che ubbidiscono a Dio

Sintesi. In un tempo come il nostro dove tutte le istituzioni che Dio ha stabilito per la creatura umana sono messe in questione, alterate rispetto ai termini in cui sono state stabilite, oppure abolite, è molto importante che i cristiani vivano e proclamino, senza compromesso alcuno, la verità di Dio in ubbidienza alla Sua Parola. In quest'ambito la famiglia, nei termini in cui Dio l'ha stabilita, e per sempre, è da considerarsi un valore primario per il quale dobbiamo lottare. Esiste, però, un valore ancora più importante di quello della famiglia? Sì, e lo vediamo in che cosa insegna Gesù nel testo biblico di questa settimana, che troviamo in Marco 3:31-35.

Oltre la famiglia

La famiglia è un valore centrale per la fede ebraica e cristiana. L’istituzione della famiglia procede dalla volontà di Dio, che ha creato l’essere umano a Sua immagine, ‘li creò maschio e femmina’, dice la Bibbia. Il matrimonio nella prospettiva biblica ha grande valore perché Dio ha benedetto questa unione e l’ha santificata. La famiglia e l’unità

domestica offre un ambiente d’affetto e protezione che nutre i figli, e garantisce la loro appropriata educazione, fedele al proprio retaggio di fede. L’unità familiare è il fondamento dell’intera società. Più che mai, come cristiani, abbiamo il dovere di educare, nelle case e nelle scuole, ai valori familiari, sulla base dei ricchi principi biblici della nostra fede.

I genitori dovrebbero dedicare, infatti, molto più tempo a mostrare il loro amore ai figli e ad orientarli verso atteggiamenti positivi. Tra gli altri importanti valori familiari dovremmo sottolineare l’amore, l’altruismo, il rispetto per la vita e la responsabilità dei figli e dei genitori, gli uni verso gli altri (cfr. Esodo. 20:12 e De. 5:16).

L'attuale crisi della famiglia tradizionale non dovrebbe intimidirci o farci cadere nella tentazione di accettare cosiddetti „modelli alternativi“ alla famiglia. Essa è insostituibile.

Per quanto la famiglia sia importante, però, nella fede cristiana c'è qualcosa di ancora più importante della famiglia. Questo può sembrare strano a dirsi, soprattutto oggi quando il suo valore pure deve essere proclamato come fondamentale e nei termini biblici. Eppure è la stessa Bibbia, lo stesso Gesù, che dà maggior valore ad un diverso raggruppamento sociale!

Il testo biblico

E' quello di cui ci parla il testo biblico sottoposto oggi alla nostra attenzione. Si trova nel vangelo secondo Marco, al capitolo 3, dal versetto 31.

„Giunsero sua madre e i suoi fratelli; e, fermatisi fuori, lo mandarono a chiamare. Una folla gli stava seduta intorno, quando gli fu detto: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle là fuori che ti cercano». 33 Egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su coloro che gli sedevano intorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre»“ (Marco 3:31-35).

Non sappiamo molto sulla famiglia di Gesù. Nel tempo in cui avviene questo episodio Gesù ha una trentina d'anni, e dei Suoi genitori pare essere in vita solo Sua madre. I vangeli ci parlano pure di fratelli e sorelle di Gesù. Sembrano un nucleo familiare molto unito, solidale secondo la migliore tradizione ebraica. Sembrano, infatti, sinceramente

preoccupati quando Gesù inizia il Suo ministero di predicazione e di guarigione, raccogliendo intorno a Sé dei discepoli e denunciando apertamente il comportamento delle autorità religiose e civili.

Perché sono preoccupati? Quanto Gesù sta facendo e dicendo dà loro l'impressione che Gesù, figlio e fratello, sia davvero „impazzito“. Un'altra volta, infatti, mentre Gesù predicava, erano venuti persino a „riprenderselo“, quasi per „salvarlo da Sé stesso“. „I suoi parenti, udito ciò, vennero per prenderlo, perché dicevano: «È fuori di s黓 (Marco

3:21). Già, ...perché mai non se ne sta buono buono a „farsi gli affari propri“ come gli altri uomini della sua età? Egli sembra solo „andare in cerca di guai“ mentre potrebbe invece svolgere quietamente la sua professione, farsi una propria famiglia, tenendosi lontano dalla politica ed osservando le regole del comportamento sociale e religioso

„accettabile“? Che la politica la facciano „i politici“, che della religione si occupino „gli addetti ai lavori“. Gesù non ha nemmeno studiato per fare il teologo, il predicatore o il maestro! Che vuole ora fare? Non può assumersi compiti che non gli competono! Per forza, poi, gli altri reagiscono! Chi crede d'essere, un profeta? Che ritorni alla ragione! Sono finiti i tempi dei profeti! Che se ne torni a casa tranquillo! Così facendo mette in pericolo anche la sua famiglia!

Le esigenze della famiglia

E' per questi motivi che la sua famiglia si preoccupa e cerca ripetutamente di riportarselo a casa, anche se con scarso successo... Ecco così che nel nostro episodio: “Giunsero sua madre e i suoi fratelli; e, fermatisi fuori, lo mandarono a chiamare“ (31).

Gesù stava parlando in una casa con scribi e Farisei, come pure predicando, ma i Suoi familiari rimangono fuori. Già questo è significativo: vogliono „rimanersene fuori“, non vogliono essere coinvolti nelle „follie“ di Gesù, non vogliono apparire compiacenti verso l'attività di Gesù. ...loro non c'entrano!

In ogni caso la folla è tanta e non possono fare altro che far passare la voce da uno all'altro fino a raggiungere Gesù: „Torna a casa, abbiamo bisogno di te! Abbiamo bisogno di braccia per lavorare e far funzionare la nostra azienda familiare! E' molto più importante di quello che stai facendo!“. E' per questo che il testo dice: „Una folla gli stava seduta intorno, quando gli fu detto: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle là fuori che ti cercano»“ (32).

Tutte queste le potremmo chiamare „le esigenze della famiglia“. Sono esigenze legittime, comprensibili. Gesù stesso „deve comprenderle“, o no? Potremmo persino sostenere che Gesù stesse trascurando i doveri che aveva verso la Sua famiglia! Chi fra noi non comprenderebbe tutto questo? Molti fra noi sarebbero d'accordo con la reazione dei familiari di Gesù e senz'altro questo è in linea con l'enfasi che oggi molti pongono sui valori della famiglia che Gesù stesso sembra disattendere! Sorprendente, non è vero?

Le esigenze di Dio

La reazione di Gesù, però, non è quella che potremmo aspettarci da Lui. Gesù avrebbe potuto dire: „E' vero, scusatemi, non sto onorando i miei doveri familiari, non sto ubbidendo a mia madre, ho pensato di essere più saggio di tutti i miei fratelli e sorelle messe assieme! Sto infrangendo il principio sacrosanto dell'inviolabilità e priorità della famiglia! Sto dando un cattivo esempio alla gente! Scusatemi, adesso congedo tutti e me ne ritorno a casa! Ho sbagliato!“. No, Gesù non risponde così...

Come, di fatto, Gesù risponde potrebbe persino sembrarci irriverente, anzi, offensivo, scandaloso: “Egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» (33).

Ma come? Che sta dicendo? Certamente Gesù non dice questo per ignoranza, per mancanza di rispetto o disprezzo verso la Sua famiglia. Gesù si è sempre occupato della Sua famiglia. Egli rispetta il comandamento che dice: „Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà“ (Esodo 20:12). Persino prima di morire in croce, fra atroci sofferenze, Gesù affida la cura di Sua madre al discepolo Giovanni. „Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua“ (Giovanni 19:27). La stessa comunità cristiana, guidata da Giacomo, fratello di Gesù, ospiterà Maria: „Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù e con i fratelli di lui“ (Atti 1:14).

Salvo restando la necessità di sostenere la propria famiglia, Gesù dice che c'è qualcosa di ancora più importante della famiglia: le esigenze di Dio, l'opera della predicazione e della guarigione, l'annunzio del regno di Dio, la comunità di coloro che Dio chiama ad edificare la nuova umanità. Ecco così Gesù che: „Girando lo sguardo su coloro che gli

sedevano intorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!“ (34).

Gesù qui dice che i rapporti naturali, come quelli della famiglia, passano in secondo piano rispetto a quelli stabiliti dall'Evangelo, che sono ad essi superiori. Gesù delinea qui delle priorità, una scala di valori. Prima viene Dio, e poi tutto il resto! I legami familiari, persino quelli fra madre e figlio, per quanto importanti, sono solo strumentali. L'ubbidienza ai genitori è importante, ma se questa contraddice l'ubbidienza verso Dio, essa deve essere disattesa: prima viene Dio. Lo stesso vale verso le autorità: i principi biblici prescrivono, è vero, il rispetto e l'ubbidienza alle autorità. Se però esse

ostacolano o contraddicono l'ubbidienza alla Parola di Dio, bisogna disubbidire alle autorità. Pietro e gli apostoli, a cui le autorità proibiscono di predicare Cristo, dice: „Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini“ (Atti 5:29).

Una volta Gesù aveva invitato un uomo a seguirlo come Suo discepolo. Gli aveva detto: „«Seguimi». Ed egli rispose: «Permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va' ad annunziare il regno di Dio». Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare

quelli di casa mia». Ma Gesù gli disse: «Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio» (Luca 9:59.62). Qui certamente non voleva dire che non bisognasse dare degna sepoltura al proprio padre, oppure che non bisognasse salutare quei di casa propria, ma che se i legami famigliari sono una scusa, un pretesto o un ostacolo per non seguire Cristo, essi vanno lasciati, adesso bisogna provvedere diversamente. I valori eterni vengono prima di quelli temporali.

Per Gesù è così importante la priorità e l'amore che deve essere rivolto a Dio, che, in confronto, tutto il resto è simile ad un necessario odio! Polemicamente un giorno Gesù aveva detto: „Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo“ (Lu. 14:26). In modo ancora più enfatico, Gesù dice: „Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà“ (Matteo 10:34-39).

Legami condizionati

Ecco, così che nel nostro testo, Gesù si guarda intorno e identifica fra la folla i suoi discepoli come la Sua autentica famiglia. Dice: “Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre»“ (35).

Maria, la madre di Gesù, aveva ricevuto da Dio un compito molto importante. Essa, però, è solo strumentale ai piani di Dio. Quando la madre di Gesù interferisce con i tempi della missione di Gesù, Egli la redarguisce e le dice: „Che c'è fra me e te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta“ (Giovanni 2:4).

I legami di sangue fra Maria e suo figlio Gesù, sono di importanza relativa e la dignità accordata a Maria anche oggi da alcuni gruppi cristiani, è del tutto stravagante, illegittima, esagerata, superstiziosa... Il nostro rispetto dovrebbe essere guidato e governato da Cristo. Ora, Maria, la madre di Cristo, non deve essere posta sullo stesso livello di Cristo, o persino a maggiore. Essa ha ricevuto grazia come ogni altro credente, anche se compiti diversi. Il compito che ha ricevuto, per quanto importante, non la rende particolarmente meritoria o potente. Nel Magnificat, Maria dice: „L'anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatte il Potente“ (At. 1:46-49).

Una volta, mentre Gesù predica: „...dalla folla una donna alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!» Ma egli disse: «Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!»“ (Lu. 11:27,28). E' lo stesso concetto che Gesù annunzia nel nostro testo! Ascoltare la Parola di Dio e

metterla in pratica è ciò che più conta. Se la famiglia accoglie questo principio, bene, è la cosa migliore, ma se non lo accoglie come valido, le sue pretese sono da resistere.

Lo stesso vale nella Bibbia fra mariti e mogli. L'apostolo Paolo pone il caso in cui una donna credente è sposata con un incredulo, un uomo che non condivide con lei la stessa fede, lo stesso amore per Cristo, lo stesso impegno cristiano. Scrive; „...se un fratello ha una moglie non credente ed ella acconsente ad abitare con lui, non la mandi via; e la donna che ha un marito non credente, s'egli consente ad abitare con lei, non mandi via il marito; perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente (...). Però, se il non credente si separa, si separi pure;in tali casi, il fratello o la sorella non sono obbligati a continuare a stare insieme; ma Dio ci ha chiamati a vivere in pace“ (1 Corinti 7:13-15).

Il valore della comunità cristiana

La famiglia, quindi, i legami naturali, hanno un valore relativo, condizionato, subordinato rispetto alla vita a cui il Signore Gesù ci chiama.Il bisogno umano di appartenere, di non essere solo è autentico. Iddio dice in Genesi: „Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui“ (Genesi 2:18). La coppia, la famiglia, è la condizione normale, voluta da Dio per tutti. E' una meravigliosa benedizione avere una famiglia autenticamente cristiana che vive in fede ed in ubbidienza alla volontà rivelata di Dio, che insieme loda il Signore e Lo prega, che insieme legge ogni giorno la Bibbia e partecipa ogni domenica al culto comunitario.

Essere chiamati da Dio a partecipare al Suo Regno ed espanderlo, talvolta, però, può volere dire abbandonare legami naturali quando sono ad esso di impedimento. Gesù fa, però, una precisa promessa: „Ed egli disse loro: «Vi dico in verità che non c'è nessuno che abbia lasciato casa, o moglie, o fratelli, o genitori, o figli per amor del regno di Dio, il

quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo, e nell'età futura la vita eterna»“(Luca 18:29,30).

Che cosa vuol dire „ricevere molte volte tanto in questo tempo“ ...casa, moglie, fratelli, genitori, figli? Significa vivere la bellezza della comunità cristiana. Ecco che cosa intende dire Gesù quando dice: „Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre“. La comunità cristiana è chiamata ad essere una famiglia allargata ispirata dalla stessa fede e dallo stesso amore, che edifica una comunione tale in cui tutti possono vincere la loro solitudine ed essere umanamente e spiritualmente soddisfatti. Quando lo Spirito Santo, nei Salmi, dice: „...a quelli che sono soli Dio dà una famiglia“ (Salmi 68:6),

Egli intende la comunione solidale dei credenti. E' nella comunità cristiana che coloro che non possono avere una propria famiglia, persone sole, anziane, malati, invalidi, ma non solo, possono vedere soddisfatti i loro bisogni sociali.

Nel giorno di Pentecoste, coloro che rispondono all'appello evangelistico di Pietro ad accogliere nella loro vita il Signore e Salvatore Gesù Cristo, si mettono insieme e formano una comunione di vita unica nel suo genere. Il libro degli Atti dice: „Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni fatti dagli apostoli. Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane @nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati“ (Atti 2:42-47).

Se leggete il libro degli Atti, noterete come è la comunità cristiana che si occupa delle vedove (molto comuni allora) e dei malati. E' in essa che essi possono trovare la migliore solidarietà. Così sarà spesso nel corso della storia quando si vede come i cristiani siano gli unici a dare accoglienza ai bisognosi! Una chiesa di massa, di popolo, istituzionale, come purtroppo si è sviluppata nel corso dei secoli, non potrà mai soddisfare queste istanze evangeliche se non frazionandosi in gruppi più piccoli nei quali ciascuno possa realmente provvedere per l'altro.

Ecco una buona ragione perché noi dovremmo onorare coloro che temono il Signore e sceglierli come il nostro popolo. E' una gran cosa, una gioia che pochi conoscono, quella di „essere imparentati“ attraverso la fede, con coloro che sono in comunione con Cristo, avere comunione con coloro che sono in comunione con Cristo, perché essi sono il corpo di Cristo, „carne della Sua carne“. Questo è il caso della biblica Ruth che, benché invitata dalla suocera Naomi, dopo la morte del marito, a tornarsene fra la sua gente, la sua famiglia originaria, sceglie invece di stare fra il popolo di Dio: „Naomi disse a Ruth: «Ecco, tua cognata se n'è tornata al suo popolo e ai suoi dèi; torna indietro anche tu, come tua

cognata!» Ma Ruthrispose: «Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch'io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch'io, e là sarò sepolta. Il SIGNORE mi tratti con il massimo rigore, se altra cosa che la morte mi separerà da te!»

Quando Naomi la vide fermamente decisa ad andar con lei, non gliene parlò più“ (Ruth 1:15-18).

Ecco la famiglia cristiana „allargata“ che lo stesso Signore Gesù preferisce a quella naturale. Grazie a Dio, la madre di Gesù, e i Suoi stessi fratelli naturali, saranno convertiti a Dio e parteciperanno alla comunità cristiana di Gerusalemme. Per Gesù, però, è chiaro che prima viene la comunità cristiana, la comunione di coloro che Lo seguono come Suoi discepoli, la comunità di coloro che credono in Dio, lo amano e Lo servono, poi quella naturale!

Conclusione

La famiglia è dunque importante? Certamente: la fede ebraica e cristiana la onora, la promuove e la protegge. Essa, però, non è di importanza assoluta, ma relativa. Il servizio di Dio, il Regno di Dio, la causa di Dio, è più importante ancora. Per quanto la famiglia sia importante, nella fede cristiana c'è qualcosa di ancora più importante della famiglia: la

comunità dei credenti, di coloro che credono in Gesù, Lo ascoltano, Lo amano, Lo servono, vogliono camminare sulla Sua via. Se coloro che sono legati a noi per parentela condividono tutto questo sarà per noi la più grande gioia. Se però essi „si fermano fuori“, essi acquisteranno per noi importanza relativa.... Gesù, „girando lo sguardo su coloro che gli sedevano intorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre»“ (34, 35). Che il Signore ci dia di vivere e di valorizzare la comunità cristiana, di volervi e potervi partecipare ed edificarla! Che noi si possa dire con il Salmista: „Quanto ai santi che son sulla terra, essi sono la gente onorata in cui ripongo tutto il mio affetto“ (Salmi 16:3).

Paolo Castellina, Rielaborazione del 1 giugno 2015 di una predicazione del 20 agosto 2005.