Giovanni 6:47-51

Il pane della vita

Sintesi

"Mangia il pane" era il ritornello che udivo nella mia infanzia durante i pasti dai miei genitori, i quali mi imponevano che io dovessi accompagnare ogni altro cibo al pane, oppure mi dicevano: "Non sprecare il pane" quando ne avanzavo. Mi dicevano così non perché fossimo stati poveri, ma evidentemente perché la guerra - la Seconda Guerra mondiale, pur terminata da molti anni - aveva insegnato loro una lezione importante su quanto sia prezioso il cibo, il pane in particolare: una lezione questa che, per loro, io dovevo apprendere. Le letture bibliche di questa come della prossima domenica s'incentrano sul paragone fra Gesù e il pane. Come abbiamo bisogno di cibo per vivere fisicamente così abbiamo bisogno della Persona e dell'opera di Gesù per vivere una vita significativa ed eterna. In che modo? Cominciamo ad esaminare Giovanni 6:47-51.

I testi della Parola di Dio alla nostra attenzione questa domenica, come pure la prossima, sono tratti dal capitolo 6 del vangelo secondo Giovanni, dove Gesù paragona sé stesso al pane, "il pane della vita". Il vangelo, dopo aver raccontato del miracolo che Gesù opera a beneficio di una grande quantità di persone, la moltiplicazione dei pane e dei pesci, afferma, dal versetto 47 al 51:"In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e [pure] morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo" (Giovanni 6:47-51).

La simbologia del pane

In questo testo biblico Gesù ci parla di pane, del pane della vita.

Per chi ha vive o ha vissuto periodi di penuria, di scarsità di cibo, come quelli che accompagnano le guerre oppure la povertà, la parola pane evoca qualcosa di molto prezioso che nei periodi di abbondanza non sappiamo apprezzare come si conviene. "Mangia il pane" era il ritornello che udivo nella mia infanzia durante i pasti dai miei genitori, i quali mi imponevano che io dovessi accompagnare ogni altro cibo al pane, oppure mi dicevano: "Non sprecare il pane" quando ne avanzavo. Mi dicevano così non perché fossimo stati poveri, ma evidentemente perché la guerra - la Seconda Guerra mondiale, pur terminata da molti anni - aveva insegnato loro una lezione importante su quanto sia prezioso il cibo, il pane in particolare: una lezione questa che, per loro, io dovevo apprendere.

Il pane... la fragranza e l'aroma del pane bianco e fresco appena uscito dal forno è qualcosa di irresistibile, non è vero? Si, il pane, nella nostra cultura, è l'elemento principe dell'alimentazione, del sostentamento della vita: lo era pure in Palestina ai tempi in cui Gesù rivolgeva le parole che prima abbiamo udito ad una folla attenta, sicura di essere testimone, in quei giorni, di qualcosa di unico nella storia.

Essi sapevano quanto fosse prezioso il pane e quel giorno era pure avvenuto qualcosa di inaudito, di sconvolgente: una folla grandissima che, affascinata, aveva seguito Gesù per udire la Sua sapienza e per assistere alle Sue grandi opere, era stata nutrita da Gesù stesso, non solo nella mente e nello spirito, ma anche nel corpo! Come dal nulla... era uscito pane e pesce arrostito per tutti! Un evento davvero senza precedenti, o meglio, un precedente ce l'aveva: era avvenuto secoli prima quando il popolo di Israele che languiva nel deserto, era stato nutrito da un cibo che Dio stesso aveva loro provveduto, un "un pane venuto dal cielo", la manna. Questo fatto indubbiamente la diceva lunga sull'identità di Gesù.

Come se poi questo non bastasse, nel discorso che Gesù aveva rivolto loro dopo quel fatto, Egli aveva scandalizzato non pochi dicendo loro di essere Lui stesso, Gesù, il vero pane venuto dal cielo di cui tutti, per vivere, si sarebbero dovuti nutrire! Forse che, completamente fuori di testa, Gesù proponeva loro ...il cannibalismo? E poi "nutrirsi di Gesù" per vivere ...in eterno! Che assurdità era questa? Gesù parlava in modo figurato, ma certamente in maniera molto efficace!

Credere in Lui

Questo testo biblici ci è riproposto oggi non per adempiere ad una formalità cerimoniale tradizionale, non per riproporci un'antica leggenda consolatoria o moralistica, ma perché non solo quanto i vangeli ci raccontano sono fatti realmente avvenuti, ma perché Gesù rimane Colui che davvero nutre - come nessun altro può fare - corpo, mente e spirito di quanti ancora oggi si affidano senza riserve a Lui in vita come in morte. E' l'annuncio stesso della fede cristiana, il suo "succo". Io lo credo fermamente, e voglio tornare ad annunciarvelo oggi affinché voi possiate - per grazia di Dio - fare altrettanto e più ancora, che chiunque ode e accoglie nella sua vita il Signore e Salvatore Gesù Cristo con fiduciosa disponibilità - che chiunque accoglie la Sua Persona, la Sua Parola, la virtù della Sua morte e risurrezione e fiduciosamente gli ubbidisce, ha vita eterna.

Proclamazione di verità

Di fronte a chi muore può essere oggi altrettanto "scandaloso", di "cattivo gusto" e beffardo riaffermare le parole di Gesù che dicono:"In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna", ma esse sono parole vere, confermate dall'esperienza di innumerevoli persone di ogni tempo e paese. Il Signore e Salvatore Gesù Cristo disse la verità quando disse: "Io sono il pane della vita", non una verità relativa, valida solo per alcuni o per chi sceglie di credervi, ma una verità assoluta e certa, scolpita nella roccia della Bibbia, inerrante, infallibile, il cui messaggio rimane efficace e intramontabile per le creature umane di ogni tempo e paese.

Ciò che in questo mondo nutre il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito, per quanto sano e rinfrancante possa essere, è temporaneo e limitato, come il cibo che sia pure miracolosamente l'antico Israele era stato condotto a trovare: "I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono" dice Gesù, pur non minimizzando l'importanza di quell'avvenimento.

Gesù però, puntando il dito su sé stesso, senza vergogna né temendo di apparire arrogante, dice: "Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". Allo stesso modo, senza temerarietà né timore di essere accusato di assurdità e follia, la predicazione cristiana, con fermezza e coraggio, persino di fronte alla tomba dove è deposto il corpo mortale di una creatura umana che termina la sua vita terrena, ribadisce le parole di Gesù che dicono: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me non morirà mai" (Giovanni 11:25,26).

La sostanza del paragone

Gesù - con queste Sue espressioni - intende dirci che ciò che il pane - il cibo in generale - è per il nostro corpo, così la Sua Persona ed opera lo è per il nostro spirito.

Un nutrimento essenziale

In primo luogo è un nutrimento essenziale. Già questo va contro la mentalità oggi comune: il Signore Gesù oggi per molti fa parte di una "religione" considerata sempre più superflua e - quando va bene - accessoria. La Parola di Dio proclama Gesù essere essenziale ed indispensabile per la vita umana proprio quando spesso oggi Gesù è il grande sconosciuto, ignorato, equivocato, guardato con indifferenza e sufficienza dalla nostra generazione come se fosse una favola per bambini, un mito facilmente sostituibile, un "vuoto a perdere"! Che tragedia, che cecità! Ci sorprende poi che la nostra generazione sia così vuota ed insipida, uno zero spirituale, un fallimento morale, marcia, decadente e senza prospettive e per questo disperata? Ci sorprende che le cose vadano di male in peggio nonostante tutta l'arroganza della mentalità di oggi? Essa ignora e disprezza il solo pane che potrebbe veramente nutrirla: la Parola di Dio.

Sostiene la nostra persona

Come il cibo sostiene il corpo, così Cristo Gesù sostiene l'anima, lo spirito, dicevamo. Il paragone però non è del tutto esatto perché noi siamo un tutt'uno - e corpo e spirito. Gesù disse "L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Non esistono due campi distinti: le cose di questo mondo, di competenza nostra e delle nostre risorse, e le cose "spirituali" e dell'aldilà, di competenza di Dio. Quando infatti Dio decide di toglierci il Suo alito vitale che ci sostiene in vita, nessun cibo o medicina di questo mondo possono tenerci in vita. Per questo non è soltanto la nostra parte immateriale che potrà trovare giovamento da Cristo, ma tutto noi stessi. Gesù sfamava pure materialmente e guariva corpi fisici, non era solo lo "specialista dell'anima". Se ci nutriamo di tutto ciò che Gesù rappresenta in questa vita, sarà non solo la vita nell'aldilà ad averne profitto, ma pure il nostro "aldiquà" perché l'opera di Cristo agirà su di noi per sostenere in noi un corpo sano, una mente sana, uno spirito sano. La vita eterna - che è dono di Cristo - è la vita piena, sana e significativa che inizia quaggiù e continuerà dopo la dissoluzione della nostra sostanza terrena. Gesù libera e guarisce oggi chiunque si affida a Lui ora e per l'eternità.

Crescita

La vita però non è soltanto passivo sostentamento a livello vegetativo, ci si nutre per crescere. Il bambino e l'adolescente hanno bisogno di adeguato nutrimento per crescere come uomini fatti, gli uomini fatti hanno bisogno di cibo per rigenerare le proprie cellule che muoiono. L'arte, la musica e la letteratura, lo studio nutrono ed arricchiscono la mente. L'essere umano possiede enormi potenzialità intellettuali e spirituali e noi non ne sviluppiamo di solito che una minima parte. Di Gesù bambino e ragazzo la Scrittura dice: "E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio ed agli uomini" (Luca 2:52). L'apostolo Paolo ai cristiani di Efeso scrive: "fino a che tutti giungiamo... allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo... seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo... per edificare sé stesso nell'amore" (Efesini 4:13-16). Cristo Gesù ci nutre per crescere nella grazia, nella conoscenza, nella fede, nell'amore, nella giustizia.

Perché la nostra generazione, mi chiedo, conta così pochi "giganti spirituali" come nel passato? Perché la nostra generazione conta così pochi cristiani veri, le cui opere di amore e di giustizia sono palesi a tutti? Cristiani veri non lo si potrà essere ...andando al culto ogni tanto, come non si può essere sani mangiando solo ...ogni tanto, magari una volta la settimana o nelle feste più grandi. Ci sorprendiamo perché magari cristiani del terzo mondo sono stupefatti nel vedere la debolezza spirituale, il rachitismo spirituale, l'impotenza delle nostre comunità cristiane?

Quand'è che ci nutriremo regolarmente di Gesù che disse: "Io sono il pane della vita"? Perché mai vorremmo morire spiritualmente ed essere perduti per sempre?

Un pane da ricevere

Si potrebbero fare altri paragoni ancora fra il pane e Cristo, ma non voglio ulteriormente dilungarmi. Una cosa però è chiara: chi vuole vivere volentieri la mano per ricevere pane, così la fede riceve con fiducia il Signore Gesù per vivere su questa terra una vita significativa e nell'aldilà una eterna. Il pane si prende in mano, lo si spezza e lo si porta alla bocca; così la Parola di Dio la si apre, la si studia, la si maneggia fintanto che non la si comprende. Il pane in bocca lo si gusta, così siamo chiamati a fare esperienza di quanto il Signore sia buono. Il pane lo si digerisce e se ne gode, così possiamo assimilare in noi stessi le virtù di Cristo mediante dalla Scrittura ed applicate a noi dallo Spirito Santo e goderne appieno. Il cibo ci fa crescere, così Cristo ci nutre affinché cresciamo fino a diventare le creature che Dio aveva inteso fin dall'inizio e che sono state guastata dal peccato.

Gesù disse: "e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo". Che la nostra speranza di vita eterna non sia dunque un qualcosa di astratto, di irreale e di inconsistente, ma si fondi sulla Persona di Gesù Cristo, ricevuto realmente come Signore e Salvatore, cibo insostituibile della nostra vita individuale. Solo allora il nostro annuncio dell'Evangelo non sarà formalità o parola al vento.

Paolo Castellina, 25 luglio 1996