La predicazione riformata

Nella prima lettera ai Corinzi, l'apostolo Paolo riassume autorevolmente nel seguente modo il senso ed il carattere della predicazione cristiana autentica. Egli afferma:

"Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini" (1 Corinzi 1:21-25).

Questo vuole essere pure il carattere della predicazione come è stato riaffermato dalla Riforma protestante del XVI secolo. Esso rimane il punto qualificante delle comunità cristiane che intendono essere fedeli ai principi ispiratori fondamentali di quella riforma che intendeva riportare la chiesa all'espressa volontà di Dio come contenuta nelle Sacre Scritture.

In questo testo l'Apostolo mette al centro della predicazione come sua sostanza il Cristo e, in particolare il valore permanente della sua crocifissione. Inoltre, contrappone questo annuncio, questa predicazione, a due altre "predicazioni" (allocuzioni pubbliche), quella dei "Giudei" e che cosa da da essa si aspettavano, e quella dei "Greci". Si tratta di emblemi di due tendenze ancora oggi presenti. A che cosa si riferisce?

    • La centralità del Cristo

    • Le aspettative dei "Giudei"

    • Le aspettative dei "Greci"

Esaminiamo questi punti.