Sintesi: Mangiare assieme celebra e rinsalda la comunione di famigliari ed amici. Per i cristiani esso assume un particolare significato perché celebra e rinsalda la nostra comunione con il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e fra di noi come suo corpo. Prima della sua sofferenza e morte Gesù fa un’ultima cena con i suoi discepoli celebrando e rinsaldando il suo amore per loro che giunge fino a dare per loro la sua vita stessa. In quell’occasione Gesù prega Dio Padre affinché egli li protegga per il tempo e l’eternità. Dal testo di Giovanni 17:1-11 scopriamo come non solo quella preghiera riguardi anche noi ma come ci insegni quattro verità fondamentali.
Mangiare assieme, condividere la tavola con famigliari, amici e conoscenti, è stata fin dall’inizio una bella espressione della fede cristiana per celebrare e consolidare comunione e condivisione. Il mangiare assieme per la chiesa antica non era solo un’occasione sociale o caritativa, ma aveva lo speciale significato di celebrare e consolidare il profondo vincolo, la comunione, che unisce i cristiani con il Salvatore Gesù Cristo e l’uno con l’altro come corpo di Cristo. Tutto questo è stato poi bene o male formalizzato, ritualizzato, nella celebrazione della Cena del Signore. Anche detta Eucaristia o Comunione, insieme al Battesimo sono emblemi delle verità centrali dell’Evangelo. Gesù e i suoi discepoli avevano mangiato insieme per l’ultima volta poco prima dei tragici avvenimenti della sua sofferenza e morte. in quell’occasione, il loro Signore e Maestro li aveva abbracciati con il suo amore, un amore che si sarebbe spinto fino a dare per loro la sua vita. Durante quella cena, Gesù li aveva abbracciati pure con una preghiera rivolta a Dio Padre che li avrebbe efficacemente assicurati per il tempo e l’eternità alla sua cura. Quella preghiera di Gesù include nel suo abbraccio anche ciascuno di noi, se abbiamo accolto l’appello dell’evangelo ad essere discepoli del Signore e Salvatore Gesù Cristo.
La prima parte di quella preghiera è il testo stesso della Parola di Dio sul quale vogliamo riflettere brevemente quest’oggi. Contiene quattro affermazioni delle verità di base dell’Evangelo. Sono le verità che dobbiamo comprendere accuratamente e ricevere con fede se vogliamo davvero essere partecipi dei suoi benefici. Prego il Signore che queste verità voi le possiate fare veramente vostre se ancora non lo avete fatto, e che si radichino sempre meglio nel vostro cuore se già le avete accolte.
Leggiamo, allora, ciò che troviamo nel vangelo secondo Giovanni, capitolo 17 dal versetto 1 all’11.
“Gesù disse queste cose; poi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, l'ora è venuta; glorifica tuo Figlio, affinché il Figlio glorifichi te, giacché gli hai dato autorità su ogni carne, perché egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dati. Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare. Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse. Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che mi hai date, vengono da te; poiché le parole che tu mi hai date le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi; e tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu m'hai dati, affinché siano uno, come noi” (Giovanni 17:1-1).
Le preziose verità fondamentali che troviamo in questo testo sono quattro affermazioni: (1) Un’affermazione di compimento; (2) l’affermazione della piena autorità e gloria di Gesù; (3) un’affermazione sulla vita eterna; (4) un’affermazione su chi noi siamo come discepoli di Gesù.
1. Un’affermazione di compimento. “Gesù disse queste cose; poi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, l'ora è venuta; glorifica tuo Figlio, affinché il Figlio glorifichi te (...) Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare” (1,4).
In primo luogo, Gesù prega il padre fiduciosamente perché era (e rimane) in piena comunione con Lui. alza gli occhi al cielo senza alcun timore. niente avrebbe potuto ostacolare la sua comunione con Dio Padre: era e rimane in completa armonia con lui. Quando prega per coloro che appartengono a lui, possiamo avere l’assoluta certezza che la sua preghiera sarebbe stata esaudita ed il Padre avrebbe agito di conseguenza.
In secondo luogo, Gesù è consapevole che “la sua ora” fosse venuta. È giunto finalmente il tempo. Per cosa? Quando Gesù dice che “la sua ora” è venuta, si riferisce al periodo che si estende per tutta l’ultima sua settimana di vita sulla terra, una settimana di intense sofferenze che culmina con il ritorno di Gesù al padre attraverso la sua morte in croce, risurrezione ed esaltazione. Tutto il suo ministero terreno era stato finalizzato a “quell’ora” e lo aveva ampiamente annunciato. Gli avvenimenti che caratterizzano quella “ora” sono, di fatto, di importanza fondamentale per l’intera sua missione, lo scopo ultimo dell’intero suo ministero, e lo sono fino al punto che l’Evangelo stesso, il suo contenuto, si identifica con quegli avvenimenti: passione, sacrificale, risurrezione ed ascensione.
Gli avvenimenti, infatti, della sofferenza, morte sacrificale in croce e risurrezione sono di fatto la base stessa che rende possibile la salvezza di quei peccatori che gli sono stati affidati. La grazia di Dio, mediante la quale è conseguito il perdono dei nostri peccati e della nostra comunione ristabilita con Dio, è fondata su ciò che Gesù ha compiuto in quell’ultima sua settimana sulla terra, e da null’altro. Non dipende da nulla che sia in noi, da nessun nostro presunto merito o condizione - che, per altro, l’avrebbe reso impossibile. Il valore, la virtù, la forza di quegli avvenimenti è tale da raggiungere efficacemente coloro per i quali sono stati intesi, in ogni tempo e luogo. Quella è “lopera” (4) che Gesù avrebbe compiuto fino in fondo, efficacemente. La natura dell'opera che il Padre ha dato al figlio di realizzare implica certo la missione del Figlio in quanto Salvatore (3:17), ma essa viene realizzata specificatamente attraverso la morte sacrificale di gesù in croce e la sua risurrezione.
In terzo luogo, la sofferenza e la morte che erano state inflitte a Gesù, sarebbero state agli occhi del mondo “cosa vergognosa” e segno di fallimento. Di fatto, però, dalla prospettiva di Dio, essi sono avvenimenti gloriosi che onorano Dio e gesù, perché essi sono la piena realizzazione degli eterni propositi di Dio. Essi dimostrano che le promesse di Dio non erano parole vuote e che Dio, nella persona e ministero di Gesù non sono stati dei fallimenti, ma un successo. È stato realizzato, tramite essi, ciò che Dio si proponeva. Ecco perché Gesù, prima di morire, fa un grido di trionfo dicendo: “É compiuto” (Giovanni 19:30), ogni cosa si è compiuta ed è andata come doveva andare.
2. L’affermazione della piena autorità e gloria di Gesù. “Giacché gli hai dato autorità su ogni carne, perché egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dati (...) Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse” (2,5).
Dio Padre ha dato a suo Figlio Gesù, il Cristo, piena autorità su ogni essere umano: passato, presente e futuro. egli è il Giudice davanti al quale tutti dovranno rendere conto della loro vita, che piaccia loro oppure no. La gloria di gesù non è solo dovuta a ciò che egli ha compiuto, ma a ciò che egli è, al fatto che era preesistente come l’eterno Figlio di Dio, la Parola. È come tale che l’Evangelo lo proclama al mondo. La Scrittura dice: “Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d'ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:9-11). È così fino al punto che essa afferma: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:11).
Se volete avere una vita significativa ed eterna, non cercate altrove e non credete alle false pretese che vorrebbero indirizzare la vostra attenzione ad altre persone o presunti mediatori. È Gesù e lui solo. Andate a Lui direttamente e con fiducia. Nessun altro è stato autorizzato da Dio a sostituirlo oppure ad integrarlo. Egli solo darà vita eterna a tutti coloro che Dio ha affidato a Lui.
3. Un’affermazione sulla vita eterna. “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (3).
Il concetto di vita eterna potrebbe o non potrebbe esservi qualcosa desiderabile, ma non è dato per soddisfare le nostre ambizioni egoistiche. È Gesù stesso che qui specifica ciò che sia la vita eterna. Non si tratta di una vita senza fine nel senso di un’esistenza prolungata. Il concetto non ha a che fare con la sua durata. Si tratta piuttosto di “vita come l’intende l’Eterno”. Si tratta di una vita di qualità, la cui qualità deriva dal suo rapporto con Dio.
Di tutto cuore noi desideriamo, bramiamo una vita completamente soddisfacente e libera da sofferenza e morte, e questa vita corrisponde qui al nostro desiderio di tutto cuore, alla nostra brama, di essere per sempre in comunione con Dio e con il suo Cristo, che amiamo profondamente. È un desiderio ben lungi dall’essere condiviso dalla maggior parte delle persone che vorrebbero magari avere una vita completamente soddisfacente, ma non vogliono certamente avere a che fare con Dio, il Dio vero e vivente, che, di fatto, odiano! È Dio la fonte ed il supporto della vita, una vita vera e soddisfacente, e questa vita può essere solo trovata in Lui e nel Suo Cristo. Avere “vita eterna” qui è cosa definita dall’essere consapevolmente in comunione con Dio Padre, l’unico e vero Dio, e con Gesù Cristo, che il Padre ha mandato. Vita abbondante ed eterna è definita come conoscere, essere in relazione con, il Padre ed il Figlio. L’unico modo per conseguire questo tipo di vita è ottenere questa “conoscenza” del Padre attraverso il Figlio. Questa “conoscenza” non è solo qualcosa di intellettuale, ma relazionale. Implica essere in rapporto, un rapporto di amore e di gioiosa obbedienza a Dio.
4. un’affermazione su chi noi siamo come discepoli di Gesù. “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che mi hai date, vengono da te; (poiché le parole che tu mi hai date le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato (...) e tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; e io sono glorificato in loro” (6-8,10).
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Coloro che Gesù salva sono persone scelte e “chiamate fuori” dal mondo. Esse sono chiamate ad abbandonare le vie di questo mondo, il modo di pensare e di vivere che è comune in questo mondo, ed essere convertiti ad una vita di comunione e di fedele obbedienza a Dio, così come si rivela in Cristo attraverso tutta la Bibbia. È a queste persone che si rivela, si dischiude, Dio. Gesù ci trasmette le sue parole, il suo pensiero, la sua volontà. Esse gli credono, lo accettano volentieri ed esse comprendono, “conoscono”, oltre ad ogni dubbio, che tutto ciò che Gesù è ed ha compiuto proviene da Dio. Per loro questo è un fatto chiaro e con gioia ubbidiscono alla sua parola. Condividete voi, per grazia di Dio, queste esperienze? Se è così potete essere contati fra quei peccatori che Dio ha scelto, chiamato e sta trasformando.
Queste sono le persone per le quali Gesù prega. Egli dice: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi” (9). La cosa più stupefacente di questa preghiera, cosa che a molti non piace sentire (illusi come sono dalla falsa persuasione che Dio ami tutti allo stesso modo) è che Dio faccia differenze, “discrimini”, ma questo è coerente con tutto il messaggio del Nuovo Testamento. C’è, infatti, nella preghiera di Gesù, una chiara distinzione: il mondo, che Dio, nella sua giustizia, condanna a causa del suo peccato e ribellione, e quei peccatori ai quali Dio ha concesso (immeritatamente da parte loro) della grazia della salvezza, e che sono chiamati a “uscire dal mondo” (dalla massa perditionis, tanto per usare le parole di Sant’Agostino) per diventare discepoli di Gesù e, attraverso questo discepolato, sono trasformati e saranno salvati. Questo è accaduto non perché lo meritino in alcuna maniera, ma per la misericordia che Dio usa verso di loro.
Perché Gesù prega in loro favore? “Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu m'hai dati, affinché siano uno, come noi”” (11). Egli prega affinché essi, in questo mondo, dove devono rimanere per un po’ di tempo, siano protetti, preservati da un qualsiasi male che potesse pregiudicare la loro salvezza eterna. Come discepoli di Gesù possiamo essere sicuri di questo: siamo stati assicurati, messi “in buone mani” dalla grazia di Dio e preservati per il tempo e l’eternità. Quello che Dio ha iniziato a fare in noi, lo porterà a sicuro compimento. Anche questo è per la lode e la gloria di Dio.
L’opera della salvezza, dunque, è stata compiuta. Gesù ha piena autorità e gloria, e questo è stato confermato. La vita eterna, il nostro fruttuoso rapporto con Dio, è stato garantito. La gloriosa nostra identità come persone scelte e chiamate ad appartenere a Cristo, è stata dichiarata. Possa lo Spirito Santo imprimere queste verità sempre di più nel vostro cuore nell’ambito della comunità cristiana che celebra la comunione che ha con Cristo e l’uno con l’altro.
Preghiamo: O Dio, Re di gloria, tu hai esaltato tuo Figlio Gesù Cristo facendolo trionfare ed entrare nel tuo regno in cielo. Non lasciarci privi di conforto, ma manda il Tuo Spirito Santo a rafforzarci, per esaltarci alla fine là dove il Salvatore Gesù Cristo ci ha preceduto; lui che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, nella gloria eterna. Amen.
Paolo Castellina, 28 maggio 2017