Luca 2:1-7
Opportunità da cogliereSintesi: La ripetizione delle misure da prendersi in caso di emergenza può essere noiosa ma ci rammenta ciò che potrebbe salvarci la vita. La ripetizione dei fatti centrali della storia della salvezza, come il racconto sulla nascita di Gesù, può sembrarci inutile ripetitività ma ci rammenta che Egli è il "salvagente": un opportunità per richiamarci alla fede in Lui e a crescere in Lui. Esaminiamolo riconsiderando il racconto di Luca 2:1-7.
Davvero lo sai indossare?
Ogni volta che si sale su un aereo bisogna “sorbirsi” che ci vengano ripetute le istruzioni su che fare in caso di emergenza: dove sono le uscite di sicurezza, come si indossa il giubbotto gonfiabile, come usare la mascherina dell’ossigeno… chi viaggia spesso non ci fa più caso. Si tratta di una “noia” che gli addetti al volo devono ripetere ai passeggeri più volte al giorno per legge e che, per questo, è ormai sostituito da una registrazione. Lo stesso avviene su una nave e persino nelle riunioni pubbliche la prima cosa che il relatore deve fare è indicare dove siano le uscite di sicurezza ed il punto di raccolta in caso di incendio. Tutto questo potrà anche essere “una noia”, ma è bene non prenderlo per scontato, perché nelle situazioni di emergenza, benché rare, è di vitale importanza sapere che fare e si tende in genere a dimenticarsene.
Nella ricorrenza della nascita del Signore e Salvatore Gesù Cristo il predicatore cristiano ha spesso l’impressione di essere come lo stewart sull’aereo che deve ripetere “sempre le stesse cose” e se, come avviene spesso nelle comunità cristiane, i bambini pure fanno “la solita” recita natalizia e gli adulti devono “sorbirsela”, “la noia” dei più sembra raggiungere il massimo… Possono però essere cose “sentite e risentite mille volte” ma bisogna far bene attenzione a non prendere le cose troppo per scontate, perché quando è davvero necessario “indossare il giubbotto salvagente” molti corrono il rischio di non saperlo fare perché credevano che la cosa fosse superflua o scontata.
Si pone così, nel nostro caso, la domanda: sai “indossare” il Signore Gesù Cristo e così salvarti la vita quando devi affrontare una crisi (cosa che può succedere più spesso di quanto tu creda) oppure quando stai per terminare la tua vita terrena? È così, perché sentire raccontare non solo della nascita, ma soprattutto della vita, morte e risurrezione di Gesù di Nazareth, per quanto tu possa dire di “sapere già” quelle cose, non si tratta di “un tedioso rituale” ma ha un’unica finalità: salvare la tua vita, perché Egli è e rimane quello che le Sacre Scritture dichiarano da millenni: il Salvatore, l’unico. La Sua Parola è quella che ci permette di affrontare qualsiasi situazione e, al termine della nostra esistenza terrena, “salvarci l’anima”. Non sottovalutare la cosa. Sai “indossare” il Salvatore Gesù Cristo? Non per nulla la Scrittura dice: “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo” (Romani 13:14), in altre parole: “Proprio come uno indossa i vestiti, lasciate che Gesù vi rivesta, così che il suo carattere e la sua potenza siano visibili nella vostra vita” (BDG).
“Ah, ma io non credo a quelle cose”, potresti dire. Sarebbe saggio a non essere così precipitoso nella tua professione di incredulità, perché le cose “potrebbero” essere ben diverse da quello che tu pensi. Non disprezzare il salvagente ritenendo di saper nuotare! Non disprezzare quei “vecchi racconti” che parlano di Gesù, perché in essi, “nelle loro pieghe”, si trova salvezza e tanti possono testimoniare che è davvero così.
Trasformiamolo in opportunità
Questo Natale, quando odi il messaggio sulla nascita del Salvatore Gesù Cristo, quella potrebbe essere per te un’opportunità, se non l’hai ancora mai fatto, per cogliere, a livello tuo personale, il preziosissimo beneficio della Persona e dell’opera di Gesù di cui la Scrittura dice: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Eb. 13:8). E se l’hai giù fatto, e non ci sarebbe per me gioia più grande di sapere che l’hai fatto, di approfondire le cose che già sai e ne fai l’esperienza, perché “nelle pieghe” degli antichi racconti evangelici, vi sono sempre nuove cose da scoprire, per chi “le scava”.
Rileggiamo così il racconto della nascita del Salvatore Gesù Cristo e, al di là di quel che pensi di già sapere al riguardo, pensa in che modo esso potrebbe essere per te una preziosa opportunità.
“In quel periodo l'imperatore romano, Cesare Augusto, decretò che si facesse un censimento di tutta la nazione. Questo avvenne quando Quirino era governatore della Siria. Per il censimento era obbligatorio che tutti tornassero al paese dei propri antenati, per le debite registrazioni. Siccome Giuseppe era di stirpe reale, doveva andare in Giudea, a Betlemme, paese natale del re Davide. Era quindi necessario che si mettesse in viaggio da Nazaret di Galilea verso Betlemme. Giuseppe prese con sé Maria, sua moglie, che in quel periodo era in avanzato stato di gravidanza. Mentre si trovavano a Betlemme, fu tempo che il bambino nascesse, e Maria diede alla luce il suo primo figlio, un maschio. Ella lo avvolse in una coperta e lo depose nella mangiatoia di una stalla, perché non c'era posto per loro nella locanda del villaggio. Quella notte, nei campi fuori dal villaggio c'erano alcuni pastori che sorvegliavano le loro greggi. Improvvisamente un angelo apparve in mezzo a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce. I pastori erano molto spaventati, ma l'angelo li rassicurò. «Non temete!» disse. «Io vi porto la più bella notizia che sia stata mai annunciata; questa notizia darà grande gioia a tutti! Il Salvatore, proprio il Messia, il Signore, è nato stanotte a Betlemme! Come potete riconoscerlo? Troverete un bambino avvolto in una coperta, che giace in una mangiatoia». Subito al primo angelo se ne aggiunsero molti altri, gli eserciti del cielo, che lodavano Dio: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli», cantavano, «e pace sulla terra a quelli che egli ama!». Quando gli angeli se ne furono tornati di nuovo in cielo, i pastori cominciarono a dirsi l'un l'altro: «Venite! Andiamo a Betlemme. Andiamo a vedere quello che è successo e che il Signore ci ha fatto sapere!»” (Luca 2:1-7 BDG),
Reazioni diverse
Due millenni fa, Dio manda il Suo unico Figlio in questo mondo per divenire il Salvatore dal peccato e dalle sue conseguenze. Era un avvenimento così meraviglioso che neppure il cielo stesso poteva stare in silenzio. Notate nel racconto come anche le creature celesti ne siano coinvolte! Non è quindi cosa da sottovalutare. Quei disprezzati pecorai quella notte avevano avuto un’opportunità. Avevano ricevuto il messaggio della nascita de “il Re”, ed avevano detto: “Andiamo un po’ a vedere!”. Non tutti, però, erano quella notte così eccitati! n che modo la maggior parte del mondo riceve il Salvatore? Ve ne voglio dare tre esempi. Tre “tipi di persone” che compaiono in questo testo.
Maria e Giuseppe
In che modo Maria e Giuseppe ricevono il Salvatore? Un decreto imperiale aveva comandato a tutti di andare a farsi registrare nei propri paesi d’origine per un censimento. Giuseppe aveva dovuto andare a Betlemme, perché era fra i discendenti di Davide. Maria, però, stava per avere un bambino ed aveva bisogno di un riparo. Bussa a tante porte e l’unica risposta che riceve è: “Ci dispiace, ma è già tutto occupato”. Giuseppe sapeva che quel bambino che doveva nascere non era un bambino ordinario, ma il Figlio di Dio. Anche però un “bambino ordinario” avrebbe meritato cura e considerazione. “Arrangiatevi, che me ne importa?”, avevano detto molti, ...e non erano neppure degli stranieri, ma della propria gente! Ogni alloggiamento quel giorno era occupato. Nessuno aveva avuto compassione nemmeno per una madre che sta per partorire, neanche un angolo di una camera. Pensate, però, all’opportunità mancata (anche se non ne avevano coscienza) di ospitare il Salvatore che nasce in questo mondo. L’apostolo scrive: “Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli” (Ebrei 13:2). Bisogna certo discernere chi bussa alla nostra porta e “chi ci portiamo in casa”, valutare bene, ma non siamo esonerati dall’agire quando un’occasione per fare del bene è Dio stesso che ce la presenta, verso altri, certo, ma non consideriamo spesso ricadute positive per noi stessi. Lo stato di bisogno delle persone, certamente non può essere ignorato. soprattutto quando si tratta di emergenze. Dobbiamo trovare il modo di affrontare la situazione, senza pensare subito: “Che ci pensi qualcun altro”.
Noi che siamo sempre all’era e ben pronti a cogliere qualche opportunità di tipo materiale, sia per risparmiare che per fare dei buoni investimenti, spesso siamo negligenti, diciamo di non aver tempo o di rimandarlo al poi, ciò che riguarda il mettere a posto il nostro rapporto con Dio e l’eterna salute della nostra anima. Se si rendessimo davvero conto di chi è Colui la cui nascita, vita, morte e risurrezione noi celebriamo! Era, ed è il Figlio di Dio. Era e rimane il Salvatore del mondo, Colui dal quale dipende il nostro destino eterno! Viene per offrirci vita. Viene per riconciliarci con Dio. Viene per offrirci vita significativa ed eterna. Sono cose disprezzabili? Solo chi è cieco ed ottuso potrebbe pensarlo. “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace” (Isaia 9:5). Temo che molte volte, persino coloro che fra noi affermano di conoscerlo, ancora non si rendano pienamente conto di ciò che Egli è venuto a fare e che cosa Egli voglia e possa fare nella nostra vita individuale. Abbiamo sempre delle scuse per non prenderlo in parola!
Un monarca geloso dei suoi privilegi
Conoscete pure ciò che riguarda, nel racconto evangelico, il re Erode, il fantoccio che
gli occupanti romani avevano posto in Palestina al loro servizio. Il presuntuoso re Erode aveva udito nella nascita del Cristo, e questo lo preoccupava non poco, insieme alla maggior parre della gente di Gerusalemme. Non è preoccupato che gli sia dia una degna accoglienza. E’ preoccupato perché teme che sia una minaccia al suo potere personale. Teme che metta in questione i rapporti di forza in Israele. Teme che pregiudichi il clientelismo ed i guadagni personali ricevuti dai romani alle spalle del popolo e sfruttando – a proprio vantaggio – il popolo!
Raduna così i maggiorenti della città. Cerca di informarsi su dove questo bambino sarebbe
nato. Gli riferiscono le parole a questo riguardo della Scrittura. Davanti ai magi venuti dall’oriente per adorarlo (“ci mancavano anche questi!”) afferma di volere andare ad adorarlo pure lui. In realtà non aveva alcuna intenzione di rendere omaggio al bambino: cerca solo di toglierselo dai piedi, in qualche modo, il più in fretta possibile!
Quanta gente ancora oggi intuisce che accogliere Gesù nella propria vita potrebbe mettere in questione e cambiare il proprio “vantaggioso” stile di vita, e se ne tiene ben lontana, anzi, lo osteggia in ogni modo. Erode perde un’opportunità preziosa e non capisce che il suo vero guadagno e profitto non è dell’ordine di quello che vorrebbe difendere ostacolando e cercando di eliminare Gesù.
La maggior parte della gente
Come accoglie Gesù la gente di quella nazione? La storia pure la conoscete, e così viene
riassunta dall’evangelista Giovanni: “Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo
di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto;
ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli,
cioè, che credono nel suo nome” (Giovanni 1:10-12).
Non è spesso apparente, “eclatante” agli occhi del mondo che cosa possa significare cogliere seriamente l’opportunità offerta da Gesù. I valori che Gesù vive e propone sono diversi da quelli tanto valorizzati dal mondo. Accogliergli, spesso vuol dire porsi in antitesi al mondo, essere anticonformisti. Alla fine, però, sono i valori di Gesù a prevalere, sempre. Lo comprenderemo mai? Continueremo a ripetere sempre di nuovo gli stessi errori? Ahimè, pare proprio di si, per la maggioranza della gente…
Cogliere le opportunità oggi
Il cristiano è colui che si è avvantaggiato delle opportunità che gli sono state date. Di queste
opportunità ne ha:
Piena consapevolezza delle cose come stanno
Cristiano è colui a cui Dio, per grazia ha aperto la mente ed il cuore per rendersi ben conto di chi è il Cristo che accoglie e segue con fiducia. Egli si è distaccato moralmente e spiritualmente da coloro che, in questo mondo sono: “...con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore” (Efesini 4:18). L’apostolo Paolo affermava: “prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità” (1 Timoteo 1:13), “per la grazia di Dio io sono quello che sono” (1 Corinzi 15:10). Il cristiano, avendo fiduciosamente accolto Cristo nella propria vita, si rende conto di “chi è” ora che è “in Cristo”. Sa di essere stato redento. Sa di essere stato adottato nella famiglia di Dio. Sa di avere ricevuto il ministero della riconciliazione. Sa di essere portatore della notizia più importante che vi sia al mondo. Gesù ci offre vita significativa ed eterna. L’apostolo Giovanni scrive: “Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giovanni 5:20).
Consapevolezza dell’efficacia dell’Evangelo
L’Apostolo scrive: “Io non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16), “È anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno” (2 Timoteo 1:12). Il cristiano si rende conto che l’evangelo di Cristo è autentica potenza, non parole o pie intenzioni. Cristo può fare una grossa differenza nella vita di una persona. Per questo il Cristo chiama i Suoi discepoli di ieri e di oggi, ad essere luce, ad essere sale, a brillare in questo mondo, perché solo vivendo i valori di Cristo e riflettendoli intorno a noi, le cose cambiano realmente in meglio e con piena soddisfazione. Il cristiano, dopo aver “gustato che il Signore è buono”, desidera che anche altri possano avere fame e sete di ciò che solo Cristo può offrire. Per questo:
La responsabilità dell’annuncio
Il cristiano sa che è sua responsabilità diffondere l’Evangelo di Gesù Cristo. E’ un’opportunità da offrire anche alla gente della nostra generazione che, sottovalutando, misconoscendo o disprezzando il Cristo, non si rende conto di che cosa si gioca, ignorandolo. Gesù disse: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà. E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua? Infatti, che darebbe l'uomo in cambio della sua anima? Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli” (Marco 8:34-38).
Sono passati due millenni da quando gli angeli avevano annunziato la prima volta la nascita
di Gesù. Ci potremmo allora ben chiedere: “Ora che avete udito l’annunzio, a chi state
davvero vivendo e comunicando la notizia della Sua nascita, morte, e gloriosa risurrezione?
Nessuna scusa che ci potremmo inventare giustifica il nostro silenzio, se veramente
abbiamo capito chi stiamo celebrando a Natale!
Conclusione
Ecco così che anche quest’anno celebriamo il Natale del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Comunque lo festeggi il mondo, rendiamoci conto che esso è un’opportunità che Dio ancora ci offre. Un’opportunità per ricevere come nostro personale Signore e Salvatore colui che permane ancora oggi il Salvatore del mondo; un’opportunità per approfondirne la conoscenza e per aumentare – a gloria di Dio – la qualità della nostra vita cristiana; un’opportunità per comunicare l’importanza fondamentale del Cristo per ogni creatura umana, per quanto inflazionato sia il nome di Cristo in questo tempo che riesce a sporcare anche le cose più belle e preziose, per quanto “impermeabilizzata” sia la nostra generazione.
Dio non ha mai detto che dato che i tempi sono così corrotti non serva più a nulla annunciare l’Evangelo di Gesù Cristo, perché tanto non servirebbe ormai più a nulla. Il Signore ci ha comandato di insistere e persistere, “…affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi” (Atti 17:27), o come dice Pietro: “Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9).
No, non dobbiamo lasciarci sfuggire neppure l’opportunità dell’inflazionato Natale. I pretesti sono tanti oggi per cancellare anche quest’ultimo retaggio della ffede cristiana. Vogliono eliminare e neutralizzare il nome di Cristo persino nell’insegnamento scolastico. Ecco perché il Natale è un’opportunità per l’annuncio dell’Evangelo. Preghiamo perché per molti sia occasione di riconsiderare e rivalutare la Persona e l’opera del Salvatore Gesù Cristo.
(Paolo Castellina, 19 dicembre 2016, rielaborazione della predicazione del 24 dicembre 2001).