1 Timoteo 2:5

Perché l’Apostolo, in 1 Timoteo 2:5 “Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” mette in rilievo che Gesù fosse uomo? Qualcuno insinua che a quel tempo nessuno considerasse Gesù come Dio, in quanto la divinità di Cristo non sarebbe che un costrutto teologico molto posteriore. È così?

Per quanto sia vero che la definizione formale di Trinità sia posteriore al tempo in cui l’apostolo Paolo scrive questa epistola, la Trinità di Dio è ampiamente presente in tutto il suo insegnamento e nell’intero Nuovo Testamento. L’enfasi che l’apostolo dà al fatto che Gesù Cristo sia uomo, essere umano, non implica che egli lo vedesse semplicemente come uomo, ma è funzionale a ciò che egli esprime in questa pericope (questo contesto), come pure conforme alla teologia biblica complessiva.

L’apostolo qui esorta a pregare per ogni sorta d’uomini, ebrei e non-ebrei, di qualunque nazione, condizione e ceto siano, perché i salvati comprendono ogni sorta di creature umane. Sarà una preghiera efficace da rivolgersi a Dio perché Gesù ha svolto e svolge il Suo ministero di mediazione non solo fra Dio e Israele, ma fra Dio e le creature umane. Lo ha fatto non solo come israelita (e tale lo doveva pure essere), ma come Colui che si è fatto carne, uomo, essere umano e che così, come tale, svolge un Suo ministero inclusivo.

Gesù è Dio e uomo nel contempo, uniti ma senza confusione. Dio si fa uomo perché è in quanto tale che la Sua opera di redenzione poteva realizzarsi. Egli doveva essere pienamente uomo perché è l’uomo che ha peccato e che deve pagare per il suo peccato. Inoltre, il Cristo doveva essere in grado, come uomo, di ubbidire, patire e morire veramente al posto delle creature umane destinate alla salvezza e, pagando in loro vece il prezzo del loro peccato, realizzarla rendendo piena soddisfazione alla giustizia di Dio.

Se però non fosse stato, nel contempo Dio, Egli non avrebbe potuto accostarsi a Dio in favore delle creature umane peccatrici (dato che nessuno che sia contaminato dal peccato può accostarsi al Dio tre volte santo), assumersi questo compito e tanto meno eseguirlo. Se non fosse stato Dio, il Suo sangue, giustizia e sacrificio, non avrebbe potuto essere messo a disposizione per espiare la pena del peccato, perché questo è impossibile ad una creatura umana decaduta, né farlo per sé stessa e tanto meno per altri. Se non fosse stato Dio non avrebbe potuto provvedere il perdono, la giustificazione e la redenzione, di coloro per i quali opera come Sostituto e Mediatore, e ristabilire pace con Dio. La mediazione di Cristo è unica perché nessun altro avrebbe potuto compierla ed Egli l’ha compiuta come vero uomo (oltre che vero Dio).

Oltretutto, se l’apostolo non avesse creduto nella divinità di Cristo e avesse considerato Gesù come un semplice uomo perché mai evidenziarlo? Non sarebbe stato ovvio, superfluo? Scontato? Evidentemente in questa sua enfasi c’è un significato teologico, quello che molto più tardi gli antichi Concili ecumenici definiranno accuratamente come confessione di fede da contrapporre a chi lo negava.