Vederci chiaramente è un dono di Dio!
Sintesi. Viviamo oggi in una società a cui non piacciono i contrasti netti, precisi. Per condannare chi fa distinzioni troppo nette fra la qualità delle persone è tipico sentirsi dire: “La vita non è solo o bianco o nero ma ci sono tante sfumature”, “aree grigie”. Può essere vero in molti casi, ma spesso questo argomento viene usato per affermare che non esistono valori assoluti come le categorie del bene e del male, ma che tutto sia discutibile, relativo, soggettivo, giustificabile… Nessuno, così, avrebbe diritto di emettere un qualsiasi giudizio perché non esisterebbe alcun criterio oggettivo per dire se un determinato comportamento sia giusto oppure sbagliato… La cosa può essere molto comoda, ma non è così, perché Dio, nella Sua Parola, ci dà criteri oggettivi per giudicare secondo verità. Ce ne parla il secondo capitolo della lettera ai Corinzi, che esaminiamo oggi.
Per mettere meglio in rilievo qualcosa che vogliamo dire, tante volte, quando parliamo, mettiamo in contrasto, in contrapposizione, due cose opposte, due caratteristiche estreme. Alcuni fra i contrasti che ci sono più familiari sono, per esempio, quelli fra buoni e cattivi, piccoli e grandi, alti e bassi, grassi e magri, intelligenti e stupidi, sani e malati, bianchi e neri, e così via. Viviamo, però, oggi, in una società a cui non piacciono i contrasti netti, precisi. Si dice, per esempio, per condannare chi fa distinzioni troppo nette fra la qualità delle persone: “La vita non è solo o bianco o nero ma ci sono tante sfumature”, “aree grigie”. Può essere senz’altro vero in molti casi, ma spesso questo argomento viene usato per affermare che non esistono valori assoluti come le categorie del bene e del male, ma che tutto sia discutibile, relativo, soggettivo, giustificabile… Nessuno, così, avrebbe diritto di emettere un qualsiasi giudizio perché non esisterebbe alcun criterio oggettivo per dire se un determinato comportamento sia giusto oppure sbagliato…
Quando le cose appaiono ai nostri occhi tutte confuse ed indistinte, però, non è che esse stiano realmente a quel modo. Sono i nostri occhi ad essere “difettosi” e che non riescono a mettere bene a fuoco la realtà. Se un mondo confuso ed indistinto è quello che ci propone come l’unico possibile l’ideologia che va oggi per la maggiore, noi cristiani non lo accettiamo perché sosteniamo che vederci chiaramente sia possibile con “le lenti” della Parola di Dio e la cura che ai nostri “occhi” applica il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Ecco perché per noi che vogliamo rimanere fedeli alla Bibbia come Parola di Dio, il bene ed il male sono categorie ben chiare e distinte. Alcuni comportamenti sono giusti ed altri sono sbagliati e, per quanto questo sia di scandalo per “i benpensanti” moderni, noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di giudicare fra le persone sulla base di precisi criteri, beninteso, non i nostri, quelli che stabiliamo noi, ma quelli che oggettivamente Dio ha stabilito nella Sua Parola.
In precise aree della vita, quindi. …o è questo o è quello, non ci sono vie di mezzo o ambiguità. Lo affermiamo senza vergogna e con grande fermezza perché il dono di Dio in Gesù Cristo è “vederci chiaro”.
Nel testo biblico che oggi è sottoposto alla nostra attenzione, il secondo capitolo della prima lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Corinto, troviamo chiare e precise contrapposizioni. Leggiamolo, e poi identificheremo le cinque contrapposizioni che presenta e le esamineremo, anche se in modo sommario.
“(1) E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; (2) poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. (3) Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; (4) la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, (5) affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. (6) Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una
sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; (7) ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria (8) e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. (9) Ma com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». (10) A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. (11) Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. (12) Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; (13) e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. (14) Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. (15) L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno. (16) Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?». Ora noi abbiamo la mente di Cristo” (1 Co. 2).
La prima è che vi sono due tipi di “mente” o “modi di pensare”: uno definito “naturale”, quello che prevale nel nostro mondo e dal quale fin da piccoli siamo influenzati, e l’altro un modo di pensare “spirituale”, quello che aveva il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che il nostro testo chiama: “la mente di Cristo”. Fra questi due modi di pensare c’è una fondamentale “incompatibilità”. Come dice il nostro testo, la mentalità “naturale” non comprende le cose di Dio, anzi, le giudica pazzia, perché devono essere giudicate spiritualmente. Dice, infatti: “…ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno” (14, 15).
Notate come: “l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio”. Qui il verbo “ricevere” è lo stesso che si usa quando uno riceve, accoglie, in casa un ospite. Chi “ragiona” secondo i criteri di questo mondo, “non riceve” ciò che riguarda Dio. Qui si dovrebbe meglio tradurre “non può”, o, come traduce la TILC “non è in grado”: “non è in grado di accogliere le verità che lo Spirito di Dio fa conoscere. Gli sembrano assurdità, e non le può comprendere perché devono essere capite in modo spirituale” (1:14). “L’uomo naturale” è come una radio che non possa ricevere determinate lunghezze d’onda: …arriva solo a 105 e non capta i 110 megahertz!
Notate anche come “l’uomo naturale” non sia in grado di discernere, giudicare, certe cose. “L’uomo spirituale”, però, la “mentalità spirituale”, colui o colei che ha “la mente di Cristo” è in grado di discernere e giudicare “ogni cosa”, ogni settore della realtà, settori che prima, quando era “naturale”, gli erano preclusi, non comprendeva. Che cosa significa essere “spirituali”? A questo riguardo vi sono molti equivoci. Essere “spirituali” significa essere persone in cui dimora lo Spirito di Dio, e questo non è cosa che tutti hanno. Il concetto è reso bene dalla TILC: “…l'uomo che non ha ricevuto lo Spirito di Dio non è in grado di accogliere le verità che lo Spirito di Dio fa conoscere”. Lo Spirito di Dio lo si riceve, è un’esperienza che si può fare. Ai cristiani di Roma l’apostolo Paolo scrive: “Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui” (Romani 8:9).
È stupefacente come Dio sia disposto a donarci il Suo Spirito. Gesù stesso disse: “Il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lu. 11:13). Se desiderate di tutto cuore conoscere Dio e allargare la vostra prospettiva sulla realtà, venite con fiducia a Cristo e domandategli il Suo Spirito! Non ve lo negherà! Diventare uomini e donne spirituali significa vedere la realtà da un altro punto di vista, in modo più profondo, avere senso di discernimento, e gradualmente vedere la nostra stessa personalità trasformata, “migliorata” secondo i criteri di Dio. È chiaro dal testo biblico che o si è “naturali” o si è “spirituali”. Certo, anche in colui o colei che ha avuto l’esperienza della conversione a Cristo rimangono tracce del vecchio modo di essere e di pensare che talvolta “rispuntano”, ma è impegnato a scoprirle e a cancellarle. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Co. 5:17).
L’apostolo Paolo, poi, spiega come vi siano solo due tipi di sapienza: la sapienza umana e la sapienza di Dio. Egli scrive: “La mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1 Co. 2:4,5). Ci si può quindi basare solo su due tipi di sapienza, o su quella umana, fatta dall’uomo, o su quella di Dio. O è l’una o è l’altra. L’apostolo Paolo aveva la precisa determinazione di radicare la propria predicazione nella sapienza di Dio. Parlava ed agiva in un modo particolare perché applicava a sé stesso la sapienza di Dio, non quella umana. La sapienza, definita come “il complesso delle conoscenze intellettuali e delle doti morali, che dà capacità di discernimento nel giudizio e nell’azione” è molto importante nella Bibbia. C’è un intero libro dedicato a questo argomento, quello dei Proverbi. Sapienza è sapere usare in modo appropriato tutte le conoscenze che abbiamo. Non basta, infatti, conoscere delle cose, bisogna saperle applicare. È importante, quindi, vedere le cose, conoscerle, dalla prospettiva di Dio ed agire, come Egli fa, sulla base di questo. Dire sapienza è lo stesso che dire “saggezza”, “buon senso”, “senno”. Il libro dei Proverbi dice: "Il timore del SIGNORE è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la saggezza e l'istruzione" (1:7); "Il SIGNORE infatti dà la saggezza; dalla sua bocca provengono la scienza e l'intelligenza. Egli tiene in serbo per gli uomini retti un aiuto potente, uno scudo per quelli che camminano nell'integrità" (Proverbi. 2:6,7); "Perché la saggezza ti entrerà nella mente, la scienza sarà la delizia del tuo cuore" (2:10); "...acquista saggezza, acquista intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non te ne sviare" (4:5); "...il principio della saggezza è: Acquista la saggezza; sì, a costo di quanto possiedi, acquista l'intelligenza" (4:7); "Le labbra del giusto nutrono molti, ma gli stolti muoiono per mancanza di senno" (10:21); "L'acquisto della saggezza è migliore di quello dell'oro, l'acquisto dell'intelligenza preferibile a quello dell'argento!" (16:16).
La Bibbia dice: “C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte” (Proverbi 16:25). Vi sono tante cose che sembrano giuste, utili e di “buon senso”, ma è solo ingannevole sapienza umana. “Per l'uomo sagace la via della vita conduce in alto, gli fa evitare il soggiorno dei morti, situato in basso” (Proverbi. 15:24). La via di Dio è migliore anche se sembra più stretta, “malpratica”. Gesù dice: “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa” (Matteo. 7:13). La sapienza è un attributo di Dio, manifestato nella creazione e nel governo dell’universo. Essa si è manifestata nella divina Parola, fattasi uomo in Cristo. La sapienza è uno dei sette doni dello Spirito Santo. L’apostolo Giacomo scrive: “Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data” (Giacomo 1:5).
L’apostolo poi spiega come vi siano solo due fonti di informazione per la conoscenza morale e spirituale. Dice: “Ma com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” (2:9,10).
Da dove prendiamo le nostre informazioni su come bisogna comportarsi per essere moralmente “a posto”? Dalle “biblioteche” della sapienza umana comunemente accettata o dalla “biblioteca” di Dio? Come si fanno oggi, per esempio, le leggi? Quali criteri si assumono per decidere ciò che è buono ed accettabile nella società umana? Un tempo si guardava se esse orrispondessero, fossero compatibili, con ciò che Dio, nella Sua Parole ha rivelato e stabilito. Era il “metodo teocratico”. Oggi questo criterio viene del tutto ignorato.
Oggi si assume il “metodo democratico”: è giusto quello che la maggioranza della gente reputa accettabile, più gradito, utile, migliore, conveniente! La voce del popolo la si ritiene più importante di quella di Dio, anzi, si dice “Vox populi, vox dei!”, la voce del popolo è la voce di Dio! È così che la moralità nella nostra società scade sempre di più e che si accetta e giustifica tutto. tutto ciò che un tempo lo si riteneva disdicevole. Gli esempi più attuali? La legalizzazione della prostituzione e dei matrimoni omosessuali. Oggi si tenta di proporre la legalizzazione della pedofilia o la soppressione legale degli anziani disutili. Insomma: chi più ne ha più ne metta…. È la via che porta non al progresso, ma ad una raffinata barbarie.
Chi ama Dio e, amando Dio, ama veramente la vita, la conoscenza di quelli che chiamiamo “valori” la cerca nella rivelazione divina, rivelata dallo Spirito e registrata una volta per sempre nelle Sacre Scritture. Chi fa così potranno chiamarlo “oscurantista”, ma di fatto è l’unico saggio che veramente ama la vita. "Chi osserva il precetto preserva la sua vita, ma chi non si dà pensiero della propria condotta morrà.... Il timore del SIGNORE conduce alla vita; chi l'ha si sazia, e passa la notte senza essere visitato dal male" (Proverbi 19:16,23).
Oggi c’è chi “intorbida l’acqua” e che confonde ogni cosa e vorrebbero mescolare le due cose, fare una sintesi fra pensiero di Dio e pensiero umano. C’è una chiara differenza, però fra il metodi di Dio e il metodo dell’uomo. Il saggio sceglie il primo.
L’Apostolo mostra come vi siano solo due tipi di risultati che si possono conseguire: o quelli giusti o quelli sbagliati. Non c’è nessuna via di mezzo. Egli dice: “…a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria” (2:6,7). La sapienza di questo mondo, o quella dominante in questo mondo, sta per essere “annientata”, “svergognata”, comprovata falsa, e la sapienza di Dio “porta alla gloria”, al trionfo dei vincitori, dei “promossi”.
Se dovete fare un esame di matematica vi sono solo due tipi di risultati che potete ottenere: o giusti o sbagliati. I primi vi porteranno alla promozione, i secondi alla bocciatura. Si dice che la matematica non è un’opinione, ed è vero. Due più due fra quattro, non cinque o “quasi quattro”. Che ne pensereste se uno dicesse all’esaminatore: “…ma io credo che faccia sei, e la mia opinione deve essere rispettata!”. Personalmente non sono mai stato bravo in matematica. Mi ricordo che cercare di risolvere complessi problemi di geometria o lunghe equazioni “mi piaceva”, ma raramente arrivavo alla loro soluzione. Mi aspettavo che l’insegnante apprezzasse la mia “buona volontà” nel risolverle, ma se i risultati erano sbagliati, a ben poco serviva!
Davanti a Dio “il successo” della nostra vita potrà essere conseguito solo dopo avere “corso” secondo le Sue regole fino alla fine. Alcuni vorrebbero fare la gara della vita correndo o giocando secondo le proprie regole e pretendendo, così, di vincere lo stesso... Le regole di Dio, però, sono quelle che dobbiamo seguire nella nostra vita. Solo quelle valgono, nel mondo di Dio. L’apostolo Paolo, infatti, scrive: “Quando uno lotta come atleta non riceve la corona, se non ha lottato secondo le regole” (2 Timoteo 2:5).
Per condurre bene la nostra vita e “vincere” al suo termine dobbiamo seguire “sagge direttive” e i “molti consiglieri”, quelli che ci parlano dalla Bibbia. Dice infatti il libro dei Proverbi: “Con sagge direttive potrai condurre bene la guerra, e la vittoria sta nel gran numero dei consiglieri” (Pr. 24:6). L’apostolo scrive: “Ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Co. 15:57).
Avranno brutte sorprese coloro che presumono di poter seguire con successo la sapienza di questo mondo o quella che essi stessi ritengono tale. La sapienza di Dio, potrà anche parere follia al mondo, ma non per il cristiano. “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia” (Matteo 7:24). La sapienza di Dio s’incentra su Gesù: essa è profonda e nascosta ed è impossibile conoscerla senza impegno. Affrontare i problemi dalla prospettiva di Dio garantisce sempre la loro soluzione. Il profeta Osea scrive: “Chi è saggio ponga mente a queste cose! Chi è intelligente le riconosca! Poiché le vie del SIGNORE sono rette; i giusti cammineranno per esse, ma i trasgressori vi cadranno” (Osea 14:9).
Dicono che in questo mondo le cose non sono o solo bianche o solo nere, ma solo grigie. Non lo credete perché una visione indistinta e confusa sulla realtà è solo conseguenza dei nostri “occhi difettosi”. Il dono di Dio in Gesù Cristo sono “occhi sani” che ci vedono chiaramente. Questo Egli fa dandoci prima gli “occhiali” della Parola di Dio, e poi curandoci la vista con il Suo “collirio”. Per noi cristiani che vogliamo guardare alla realtà attraverso la Bibbia, Parola di Dio, il bene ed il male sono categorie ben chiare e distinte. Alcuni comportamenti sono giusti ed altri sono sbagliati e, checché ne dica il mondo, per quanto questo sia di scandalo per “i benpensanti” moderni, noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di giudicare, di discernere, sulla base di precisi criteri: quelli che oggettivamente Dio ha stabilito nella Sua Parola.
Vogliamo avere una prospettiva più ampia e più chiara sul mondo e sulla vita, quella di Dio: per questo aspiriamo ad essere uomini e donne “spirituali”, cioè persone in cui dimora lo Spirito di Dio, quello che Egli generosamente ci rende disponibile in Cristo e che ci permette di avere “la Sua mente”. Facciamo una chiara distinzione fra sapienza umana e sapienza di Dio: quest’ultima la troviamo in Cristo e la riteniamo molto più desiderabile. Facciamo una chiara distinzione fra metodi umani e metodi di Dio e non siamo così sciocchi da pensare che i primi siano migliori dei secondi! Crediamo, infine, che ci siano soltanto o risultati giusti o risultati sbagliati: i risultati giusti sono quelli a cui si arriva con le regole stabilite da Dio. Potrebbero essercene di migliori? No, noi staremo dalla parte di coloro che, nel corso della storia le hanno seguite e non sono stati delusi. Come dice il Salmo: “Gridarono a te, e furono salvati; confidarono in te, e non furono delusi” (Salmi 22:5).
Nel libro dell’Apocalisse troviamo un buon consiglio da seguire: “Perciò io ti consiglio di comperare da me dell'oro purificato dal fuoco, per arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti … e del collirio per ungerti gli occhi e vedere” (Apocalisse 3:18).
Paolo Castellina, 20 gennaio 2006