Rivedere la nostra scala dei valori
Sintesi. Abusi e mancanza di rispetto della dignità umana, soprattutto delle persone disabili, sono diffusi anche fra chi professionalmente se ne dovrebbe prendere cura. Per questo sono sono stabilite leggi e controlli sempre più serrati. Non basta, però, perché il rispetto della dignità umana è radicato nella concezione che abbiamo della creatura umana, così come Dio l’ha creata. Il rispetto della creatura umana è radicato nel rispetto del Dio vero e vivente. A sua volta questo rispetto è possibile solo quando Dio opera una radicale trasformazione del cuore umano che ne cambia le prospettive e il comportamento, e questo avviene attraverso la conversione al Signore e Salvatore Gesù Cristo proclamata nell’Evangelo. Lo vediamo oggi nell’episodio evangelico (in Luca 7:36-50) di ciò che avviene quando una donna dalla vita disordinata viene toccata dalla grazia di Dio in Cristo. Un uomo “religioso” critica lei e Gesù stesso, ma quella conversione non era mai avvenuta veramente in lui.
Abusi, mancanza di rispetto e gravi negligenze verso i pazienti di un ospedale o verso disabili ed anziani che risiedono in una casa di cura, sono episodi che sempre più spesso vengono riportati dai media e di cui sono responsabili medici, infermieri ed operatori del settore che dovrebbero prendersene cura. È per questo motivo che vengono introdotte legislazioni sempre più dettagliate per proteggere i diritti delle persone, come pure frequenti controlli e persino videocamere per rilevare e poi denunciare e perseguire simili abusi. Vengono pure effettuati corsi obbligatori per il personale sanitario per renderli edotti di quali siano i diritti garantiti per legge ai degenti ed gli assistiti per proteggere la loro dignità.
Occupandomi di disabili ed anziani, devo anch’io regolarmente partecipare a tali corsi. Uno potrebbe chiedersi: ma non è ovvio che gli operatori dell’assistenza e della salute debbano rispettare, proteggere e promuovere i diritti di coloro dei quali si prendono cura? No, non è affatto ovvio, soprattutto quando quello dell’assistenza è un lavoro retribuito. Spesso, infatti, l’unica cosa che interessa agli operatori sanitari è il loro stipendio, da conseguirsi con il minimo sforzo e il minor tempo possibile. I loro pazienti ed assistiti sono solo un mezzo per raggiungere quel fine e, di fatto, della salute e dignità degli assistiti importa loro ben poco, anzi, gli assistiti diventano un fastidio quando “si permettono”, quei diritti, di pretenderli. “Da cui” la necessità di legislazioni e controlli, e neppure questi spesso si rivelano efficaci.
Si tratta forse di “casi rari” ed episodici? No, nella nostra “cultura dei diritti” questi abusi sono sempre più frequenti e proprio in una cultura che pretende di essere “umanistica” ed “illuminata”. Vi scandalizza questo? Perché “non funziona” questa società che tanto si vanta? Qual è il suo problema di fondo? Che pensa che basti istruire ed educare sui diritti umani ed imporne il rispetto perché vengano rispettati! Questo non basta, tragicamente si illude chi lo pensa. Perché? Per due motivi. Perché prima bisogna fornire il fondamento, la base, il perché la dignità umana di tutti vada rispettata. Questo fondamento si trova in Dio, nel come Dio creato l’essere umano e quale dignità gli ha conferito, così come Egli l’ha rivelata nella Sua Parola. In secondo luogo perché l’essere umano, così come si trova, è fondamentalmente corrotto e quei diritti umani non li rispetterà mai veramente senza un radicale mutamento del suo “cuore”: non basta, infatti, istruirlo o costringerlo. Quel necessario mutamento bisogna promuoverlo attraverso la conversione al Signore e Salvatore Gesù Cristo annunciata dall’Evangelo.
Una società priva di quello che un tempo si chiamava “il timore di Dio” radicato nel profondo del cuore umano e vissuto, sarà sempre fallimentare, per quante leggi e corsi di istruzione voglia stabilire. Il valore di ogni persona umana è radicato in Dio e può essere promosso solo dall’annunzio e dall’opera della grazia e della verità in Cristo Gesù. Il valore ultimo da apprezzare ed onorare è il Dio di Gesù Cristo e se c’è quello la valorizzazione della dignità umana verrà di conseguenza.
Bisogna anche rilevare attentamente come il timore di Dio come valore ultimo non si trovi nemmeno in una religiosità generica, una religiosità “qualunque”. Il rispetto di Dio non può essere disgiunto dall’insegnamento, dall’opera e dalla prassi del nostro Signore Gesù Cristo. Vediamo questo chiaramente nel testo biblico che è sottoposto oggi alla nostra attenzione e che troviamo nel vangelo secondo Luca, al capitolo 7, dal versetto 36 al 50. Esso ci presenta due persone che erano venute a contatto con Gesù: una molto religiosa e l'altra una persona di cattiva reputazione.
Si potrebbe pensare che fosse la persona “molto religiosa” quella che amava Dio maggiormente. Non era così. Nel racconto che leggeremo troviamo evidenziata l’opera di Gesù nel cuore umano e le sue conseguenze. Un autentico timore di Dio e una trasformazione della vita a gloria di Dio è quello che sorge dal radicale cambiamento di prospettiva prodotto dalla grazia di Dio in Gesù Cristo. Leggiamone il racconto: la peccatrice che unge i piedi di Gesù.
“Or uno dei farisei lo invitò a mangiare con lui; ed egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. Ed ecco una donna della città, che era una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato. E, stando ai suoi piedi, di dietro piangendo, cominciò a bagnargli di lacrime i piedi e ad asciugarli con i capelli del suo capo; e glieli baciava e li ungeva con l'olio profumato. Al vedere questo, il fariseo che lo aveva invitato disse fra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e quale genere di persona e la donna che lo tocca perché è una peccatrice». E Gesù, rispondendo, gli disse: «Simone, ho qualche cosa da dirti». Ed egli disse: «Maestro, di' pure». E Gesù gli disse: «Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. Non avendo essi di che pagare, egli condonò il debito ad entrambi. Secondo te, chi di loro lo amerà di più?». E Simone, rispondendo, disse: «Suppongo sia colui, al quale egli ha condonato di più». E Gesù gli disse: «Hai giudicato giustamente». Poi, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell'acqua per lavare i piedi lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i capelli del suo capo. Tu non mi hai dato neppure un bacio, ma lei da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai unto il capo di olio ma lei, ha unto i miei piedi di olio profumato. Perciò ti dico che i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui al quale poco è perdonato, poco ama». Poi disse a lei: «I tuoi peccati ti sono perdonati». Allora quelli che erano a tavola con lui cominciarono a dire fra loro: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!»” (Luca 7:36-50).
Proviamo ad espandere questo racconto, a raccontarlo di nuovo e a lasciare che sia esso stesso a parlarci.
Lea, chiamiamola così la donna del racconto che in esso non porta nome, era cresciuta pensando di essere in completo controllo della sua vita. Pensava di poter fare qualsiasi cosa fintanto che non faceva del male a qualcuno. Quello che per Lea più contava nella vita era avere denaro, avere amore ed essere accettata dagli altri. Probabilmente aveva ricevuto la benedizione di avere un bell'aspetto, più cresceva e più attraente diventava. Perché non sfruttare questa “benedizione ricevuta” a proprio vantaggio e felicità? A Lea non piacevano le regole imposte dalla sua famiglia, così se n'era andata di casa abbastanza presto. Non aveva avuto molta istruzione e aveva presto trovato che le opportunità di lavoro che aveva erano molto limitate. Anche se non l'avrebbe mai ritenuto possibile, un giorno Lea aveva avuto l'opportunità di vendere sé stessa come una prostituta. Poteva in quel modo avere in fretta del denaro facile e poi – aveva detto – non avrebbe fatto del male a nessuno, anzi, avrebbe dato piacere a degli uomini e dei guadagni per lei. L’aveva così fatto una, due, tre volte... Aumentavano certo i suoi guadagni materiali. Il problema era che ogni volta che affittava l’uso del suo corpo, quello non la rendeva felice, nonostante i suoi guadagni. Ogni volta la stima che aveva di sé stessa di fatto scendeva sempre di più. Aveva denaro, aveva uomini, ma non aveva l'amore e l'accettazione che desiderava. Mentre la sua cattiva reputazione si era diffusa in paese, per lei la vita stava diventando sempre meno godibile. Le donne la guardavano e la sua bellezza era come una minaccia per il loro matrimonio. Gli uomini erano solo interessati al sesso. Il denaro che guadagnava era solo denaro.
Lea cercava ora una via per uscire dal circolo vizioso in cui era entrata: quella non era certo la vita che avrebbe voluto. Ora, ai propri occhi si sentiva davvero “sporca”. Quello che aveva sentito del peccato e delle sue conseguenze ora comprendeva come la riguardasse veramente. Ai suoi occhi si sentiva come la peggiore fra le peccatrici. Certo non andava a pregare con gli altri nel tempio. Come avrebbe potuto Dio ascoltare o persino prendersi cura di una come lei?
A Simone, d'altro canto sembrava che tutto gli andasse veramente bene. Era cresciuto davvero come “un bravo ragazzo”. Era sempre andato “in chiesa”. Raramente aveva avuto problemi a scuola. I suoi genitori potevano veramente vantarsi di lui: non aveva mai dato loro problemi di sorta. Simone era proprio soddisfatto di sé stesso. Sapeva di non essere perfetto, ma credeva proprio di essere una brava persona. Aveva ubbidito ai suoi genitori, era un lavoratore serio e coscienzioso, Amava Dio e sentiva che avrebbe potuto diventare un bravo maestro di religione al grado più alto. Si era così iscritto ad una scuola di religione e studiava per diventare un Fariseo. Simone era serio negli studi e puntava ad avere i voti migliori. La comunità lo rispettava e gli altri avevano una buona impressione di lui.
Un giorno Simone ode degli insegnamenti di Gesù di Nazareth e ne rimane impressionato. Un giorno va persino ad ascoltare Gesù a predicare. Non era proprio sicuro che Gesù fosse veramente un profeta o forse l'atteso Messia, ma voleva verificarlo personalmente. Se solo avesse potuto stare un poco con Lui l'avrebbe capito e la cosa l'avrebbe fatto stare meglio.
Così va da Gesù e Gli chiede se avesse avuto piacere di venire a cena da lui, diciamo per le cinque. Gesù gli dice: “Va bene, Simone, ci sarò”.
Là c'era anche una donna che pure voleva dire qualcosa a Gesù, ma non era riuscita a dirgli una sola parola. Il sermone di Gesù che aveva udito fra la gente in piazza, l'aveva toccata profondamente. Ode così che Gesù sarebbe stato il giorno dopo a casa di Simone, il Simone fa preparare la cena nel modo che allora si usava. Non si poteva organizzare un banchetto per qualcuno in una camera privata. In quel tempo l'ospitalità era considerata una grande virtù e chi dava ospitalità spesso preparava delle tavole in un cortile ed avrebbe lasciato i cancelli aperti affinché altri potessero vedere con quale generosità aveva provveduto per i suoi ospiti. I passanti avrebbero potuto persino entrare nel cortile per ammirare il cibo che era stato provveduto. Quando la gente diceva: “Oh, guardate quanta bella carne, pane e verdura! Guardate che grande tacchino è stato cucinato!”: queste affermazioni avrebbero onorato il padron di casa e non messo in imbarazzo. Era quindi naturale avere intorno, in quelle occasioni gente che li guardava mangiare e che non era stata invitata.
Mentre Simone stava così controllando che tutto fosse pronto per la cena, qualcos'altro stava accadendo da un'altra parte del villaggio. Lea, per la prima volta nella sua vita, aveva avuto speranza per il suo futuro. Aveva udito predicare Gesù. Non poteva togliersi quelle parole dalla mente. Era come se continuasse ad udire Gesù che diceva: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime”. Non c'era alcun dubbio: Gesù aveva accolto anche lei e le avrebbe dato quel “riposo”, quella pace, quella vita nuova alla quale tanto aspirava. L'avrebbe fatto senza riserve, senza tenere conto della sua cattiva reputazione. Si sentiva ora così contenta, così piena di gratitudine che voleva solo trovare un modo per dimostrarla a Gesù, per fargli sapere quanto ne fosse riconoscente. Va così a prendere i suoi risparmi là dove li conservata. Si reca poi al mercato e, con quei soldi, compra il profumo più prezioso che poteva trovare. È determinata a mostrare a Dio la sua riconoscenza con tutto ciò che aveva, perché sapeva che la sua vita da quel momento non sarebbe più stata la stessa.
Gesù, così si reca in casa di Simone all'ora stabilita. C'era della gente che guardava con quanta abbondanza Simone aveva organizzato quella cena Le tavole allora erano molto basse e la gente era praticamente sdraiata su tappeti tutt'intorno. Gli invitati sembravano apprezzare e divertirsi. Ecco, però, che al cancello ora si presenta una giovane donna, molto bella. Gli uomini la riconoscono: “Guarda chi c'è, è Lea!”. Sapevano bene chi era e pure sapevano bene che l'anziano Simone non avrebbe certo apprezzato quella inaspettata visita... Ci sarebbero stati guai in vista... Lea, però, ignora i loro commenti. Per lei Dio vale di più che tutti i loro insulti e insinuazioni. Va così direttamente da Gesù, si avvicina ai Suoi piedi, si china e come avrebbe fatto allora un umile serva. Prende con le mani i piedi di Gesù, li ripulisce dalla polvere e dallo sporco. Lacrime scorrono sulle sue guance ed è come se le sue lacrime siano il liquido con il quale glieli pulisce. Poi prende i suoi bei lunghi capelli e li usa come uno straccio per togliere la polvere dai piedi di Gesù e come per mostrare quanto quei piedi siano puliti, bacia i Suoi piedi. Prende poi il profumo, che probabilmente rappresentava tutto il denaro che possedeva, e lo versa sui piedi di Gesù. Perché lo fa? Perché vuole mostrare quanto Gesù sia prezioso per lei. Che importa se gli altri pensano che lei è solo una stupida a fare quello che ha fatto. Che importa se gli altri potevano solo vedere il suo passato. Che importa se gli altri pensavano che non aveva alcun diritto di stare lì quel giorno. Che importa se gli altri non avrebbero usato i risparmi della loro vita per lavare i piedi di Gesù. Che importa se ora lei aveva i capelli scompigliati e sporchi di polvere. Queste cose non le importavano più perché lei aveva trovato perdono presso Dio ed Egli le aveva dato una nuova opportunità nella vita. La fragranza di quel profumo aveva riempito tutta la casa. Nel cercare di benedire così Gesù è lei che benedice pure tutti i presenti che non avevano mai sentito l'odore di un tale profumo di prima qualità.
Simone non sapeva più se essere arrabbiato oppure no per quella donna che aveva rovinato la sua festa. Sapeva esattamente quale fosse la reputazione di quella donna. D'altra parte, lei avrebbe potuto essere la verifica stessa per vedere se Gesù veramente era quello che diceva d'essere. Dice infatti in Luca 7:39: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e quale genere di persona e la donna che lo tocca perché è una peccatrice». Il ragionamento di Simone era corretto. Chiunque affermi di essere in contatto con Dio dovrebbe sapere quando è in presenza di una peccatrice. Chiunque pretenda di essere Dio, certamente dovrebbe conoscere la condizione di una persona che si presenta a Lui.m Spesso noi siamo più consapevoli di quanto i peccati altrui possano dare fastidio a Dio di quanto lo facciano i nostri! Non è sorprendente? Siamo pronti a dire a Dio: “Signore, devi proprio fare qualcosa con il comportamento di quella persona perché il suo cattivo comportamento è intollerabile!”. Simone non pensava, però, che se Gesù era il Figlio di Dio, Egli avrebbe benissimo potuto leggere i suoi pensieri e la sua vita, proprio come quelli di Lea.
È come un uomo che si lamenti della violenza che c'è nel mondo e poi, quando torna a casa, tratta male sua moglie o persino le usa violenza. Noi stessi spesso ci lamentiamo del male che c'è nel mondo e persino ci lamentiamo con Dio perché, secondo noi, dovrebbe prendere al riguardo provvedimenti più chiari e decisi. È implicito in questo che noi ci consideriamo migliori delle persone di cui ci lamentiamo? Lo siamo davvero? Saremmo disposti ad applicare a noi stessi la stessa severità che noi pretendiamo debba essere applicata ad altri?
Quanto vale per noi Dio se noi siamo coloro che causano problemi agli altri? Diciamo di essere per la pace, ma poi non siamo pronti a perdonare ad un nostro vicino o parente che ci ha fatto dei torti. Quanto vale Dio per noi se non siamo pronti a perdonare? Vale per noi tanto da spingerci ad esaminare radicalmente il modo in cui noi pensiamo, parliamo ed agiamo, tanto da conformarlo alla Sua volontà, oppure pretendiamo che Egli operi solo ...con gli altri?
Simone pensava che Gesù non valeva molto perché secondo lui Gesù non sapeva che Lea era una prostituta. Però, solo perché Dio non si occupa di una situazione nel modo che noi pensiamo Egli debba occuparsene, non significa che Dio non sia consapevole di quello che sta accadendo. Simone pensava che Gesù avrebbe dovuto alzarsi indignato e dire: “Ma che vuoi, sporca prostituta? Come osi comparire alla mia presenza e contaminare questa santa adunanza di uomini?”. Se Gesù avesse voluto fare questo, Gesù sarebbe potuto benissimo essere membro del partito dei Farisei. Gesù, però, non aveva alcuna intenzione di fare un impressione fine a sé stessa sulla gente. Era più interessato a ricuperare a Dio la gente, anche quella che la società riteneva la peggiore. Obiettivo di Gesù era quello non di condannare ed escludere, ma di salvare, portare al ravvedimento ed al cambiamento di vita, e così riaccogliere la gente fra le braccia di Dio.
Quando Gesù vede Lea, Egli vede in lei una persona, non un oggetto o una professione. Egli la guarda con amore e compassione, non con disprezzo e condanna. Egli vede in lei che Lo tocca l'opportunità che la potenza di Dio si manifesti nella vita di quella donna. Le azioni di quella donna avevano dimostrato che un cambiamento era avvenuto nella sua vita, che il suo passato non era più rilevante ed il suo futuro sarebbe stato luminoso.
Simone non lo sapeva, ma Gesù stava leggendo la sua mente come un libro aperto. Dio sa precisamente che cosa pensiamo momento dopo momento. Nulla può essere da noi nascosto a Lui. Possiamo anche pensare di essere “in fondo”, “persone per bene”, ma Dio ha un modo tutto Suo per far uscire la verità quando meno ce lo aspettiamo. Satana, il nemico di Dio, ci trae in inganno facendoci credere che nessuno saprà mai ciò che veramente noi pensiamo, la nostra vita segreta quando non c'è nessuno in giro a vedere. Non c'è, però, segreto nella nostra mente e nel nostro cuore del quale Dio non sappia.
Quel che vediamo non è necessariamente ciò che sta davanti a noi. Simone vedeva solo una prostituta che cercava di farsi notare. Gesù vede una donna pronta a dare a Dio tutto ciò che ha. Simone vedeva sé stesso come una persona molto più santa di quanto quella donna avrebbe mai potuto sperare di essere. Gesù vede una donna che ora è a posto con Dio, giustificata. Come Simone, uno degli errori più grandi che facciamo è pensare di essere molto meglio di ciò che siamo veramente, qualunque sia il ruolo che occupiamo nella società. No, non sono la persona che vorrei credere di essere. Vi sono alcuni che pensano di essere molto più avanti spiritualmente di altri. Dobbiamo, però, ridimensionarci molto. Vi sono aree della nostra vita dove Dio dovrebbe fare un'opera di radicale ricostruzione. Se non lo crediamo, è perché a volte abbiamo un'opinione molto bassa di ciò che significa essere ubbidienti a Dio in tutte le aree della nostra vita.
Talvolta, persone che si considerano “a posto” sono quelle che, per il regno di Dio, sono da considerare le meno efficaci. Per loro spesso Dio non vale molto o non vale veramente quel che dovrebbe valere. Pensano che per salvarli Gesù non debba, in fondo, faticare molto. È così che non ritengono gli siano molto debitori.
È Gesù, così, che rompe il silenzio che s'era fatto durante quella cena quando vede il gelo che si fa sul volto di Simone e il livello di imbarazzo che si crea. Egli dice a Simone di avere qualcosa da dirgli. Simone, così, gli dice: “Parla, ti ascolto”. Gesù gli dice: “C'erano due uomini che avevano del denaro da restituire a uno che glieli aveva imprestati. Uno di loro aveva un debito di 50.000 e l'altro di 5000. Beh, quando era giunto il tempo di restituirli, nessuno di loro aveva la possibilità di farlo. Così, quell'uomo, con un gesto di insolita generosità, decide di cancellare il loro debito. Ora, chi dei due debitori mostrerà maggiore riconoscenza?”. “E' facile,” risponde Simone, apprezzerà di più il gesto quello che si è visto cancellare il debito di 50.000”. Ecco, così che Gesù stabilisce qui un principio spirituale.
Prima di tutto ci mostra come spiritualmente noi tutti abbiamo un debito da pagare. In secondo luogo che non importa quanto pensiamo sia grande il debito, nessuno di noi potrebbe ripagarlo. In terzo luogo, che c'è un rapporto diretto fra ciò che pensiamo che ci è stato perdonato e quanto amiamo colui che ci ha perdonato. Un cristiano pigro, inattivo e scarsamente impegnato è uno che dà scarso valore a ciò che Dio ha fatto per rimuovere i suoi peccati, perdonarlo. Per loro, ciò che Dio ha fatto non vale molto. Da questo dipende la loro scarsa disponibilità ad affidare a Dio ciò che noi possediamo.
Gesù poi, colpisce Simone che si credeva una persona a posto, anzi, decisamente da ammirare. Gesù dice: “Pensa bene a questo fatto. Questa donna, ad esempio. Tu mi hai invitato a casa tua. Non mi hai dato, però, neanche dell'acqua per lavarmi i piedi, ma lei vi ha provveduto bagnandoli con le sue lacrime ed asciugandoli con i suoi capelli. Un'altra cosa.
Quando sono arrivato non mi hai dato il bacio che di solito si dà ad un ospite. Non importa, ma questa donna non ha smesso un attimo di baciare i miei piedi. Tu non mi hai fatto l'onore di versarmi olio sul capo, come si usa, ma lei ha versato sui miei piedi profumo molto costoso. Quindi, io ti dico, i suoi molti peccati le sono stati perdonati – perché ha dimostrato molta riconoscenza. A chi però è stato perdonato poco, poco ama”. Come aveva fatto Gesù a sapere che quella donna era molto riconoscente per ciò che aveva ricevuto da Gesù? Le sue azioni lo dimostravano. Una volta vendeva sé stessa per denaro, ora era pronta a dare tutto quello che aveva come gratitudine al Salvatore.
Gesù non dice: “Vedo che l'avrebbe potuto fare”, ma “Vedo che l'ha fatto”. Non non saremo premiati per ciò che abbiamo in cuore di fare, ma per quanto di fatto abbiamo fatto per realizzarlo. Quando Dio per noi non vale molto, allora coltiviamo nel cuore solo buone intenzioni ed usiamo il nostro denaro, talenti, emozioni e risorse per fare ciò che a noi piace di fare.
Di fronte a tutto questo non c'è molto al quale Simone possa rispondere. Non aveva fatto quelle cose per Gesù perché ancora considerava Gesù al di sotto di lui stesso, socialmente e spiritualmente. Prima voleva mettere Gesù alla prova. Simone riteneva che per il solo fatto di avere amato Dio per così tanto tempo, questo voleva dire per lui amare Dio abbastanza. Solo perché era stato in chiesa più spesso di altri, questo non significa che amasse Dio di tutto cuore. Gesù dice che la lunghezza del tempo ha poco a che fare con la profondità dell'amore.
Il nostro amore per Dio cresce solo nella misura in cui comprendiamo quanto veramente facciamo pena agli occhi di Dio. Eppure Dio ci valuta abbastanza fino a giungere a morire per noi e a darci nella vita un'altra possibilità. Più abbiamo un'alta opinione di noi stessi, meno ameremo veramente Gesù Cristo. Era facile per Simone pensare di quella donna: “È una peccatrice”. Non trovava facile, però, dire: “Io sono un peccatore”.
Simone voleva la prova che Gesù fosse il Figlio di Dio. Gesù questa prova gliela dà quando dice alla donna: “I tuoi peccati ti sono perdonati”. Queste parole fanno fare ai presenti un balzo di stupore e di scandalo. Gli altri invitati dicono: “Aspetta un momento, chi è quest'uomo che si permette persino di perdonare i peccati?” Sapevano che solo Dio ha l'autorità di cancellare la lista di accuse che Dio ha da farci”. Gesù, così, lascia loro intendere di essere più che un profeta. Gesù era Dio. Egli guarda a quella donna e le dice: “La tua fede ti ha salvato, va' in pace”. Non erano state le cose che aveva fatto a salvarla, ma la sua fede in Gesù Cristo come Figlio di Dio, ciò che cambia la sua vita e le sue priorità.
Per la maggior parte della gente alla cena di quella sera Gesù non significava molto. Significava molto almeno ad una persona. Che cosa saremmo oggi disposti a dare a Gesù? Quando vale Gesù per noi? Quanta parte delle nostre entrate saremmo disposti a dargli? Pochi spiccioli, un centesimo, un decimo? Quanto? Merita Gesù che noi viviamo in modo santo per tutta la settimana, o solo per un'ora la domenica? Vale tanto da rinunciare a tutti i nostri peccati o solo a qualcuno? È al primo posto nella nostra “hit parade” oppure solo fra i primi.
Dobbiamo renderci conto che nessuno di noi potrebbe restituirgli ciò che Gli dobbiamo, il nostro debito. Non c'è modo di farlo. Possiamo però tutti mostrargli la nostra riconoscenza, mostrargli quanto grati siamo per ciò che Egli per noi ha fatto.
Come consideriamo le persone dipende dai valori che noi consideriamo i più importanti. Ogni persona umana è preziosa ed importante e va onorata e rispettata indipendentemente dalle condizioni in cui si trova. Questo rispetto lo possiamo manifestare concretamente soltanto quando consideriamo l’essere umano nella prospettiva di Dio, come Egli l’ha creato ed a quale fine l’abbia destinato. Il valore che diamo alla creatura umana ed il rispetto che le riserviamo dipende dall’onore che noi diamo a Dio, alla sua legge ed ordinamenti, tanto che possiamo dire il rispetto di Dio è il fondamento autentico e la garanzia del rispetto che dobbiamo ad ogni creatura umana. Il rispetto dei diritti umani è fondato nel rispetto dei diritti di Dio. Tutto questo, però, non lo praticheremo mai senza il cambiamento radicale del nostro “cuore”, la nostra effettiva conversione al Dio di Gesù Cristo, operata da Dio in risposta all’annuncio dell’Evangelo. Leggi, istruzione, controlli e repressione degli abusi sono necessari per mantenere in questo mondo un minimo di ordine, ma senza la conversione al Dio di Gesù Cristo che cambia la prospettiva della nostra vita, non serviranno a salvare né la nostra società, né la nostra persona. La donna di cui ci ha parlato il testo biblico di oggi era una di quelle che Gesù ha trasformato radicalmente e lei lo ha dimostrato. Non sappiamo se lo stesso era avvenuto poi in quell’uomo che criticava Gesù e condannava lei. A questa trasformazione sicuramente siamo chiamati noi oggi a cui viene rivolto l’annuncio dell’Evangelo.
Paolo Castellina, rifacimento del 7 giugno 2016 della predicazione del 19 agosto 2007