Filippesi 4:1-13

La fonte dell’equilibrio della personalità umana

Sintesi. Che si possa vivere benissimo senza Dio è dunque la pretesa di sempre della creatura umana che, ingannata, vuole essere autonoma e legge a sé stessa, unica artefice della propria felicità. Questo concetto è propagandato dalla filosofia dominante oggi: l’umanesimo secolare. Si tratta però di un inganno e di un’illusione, foriera di nuove schiavitù. L’equilibrio ottimale della persona umana è possibile solo quando in modo autentico e coerente, si fonda la propria vita in Dio Creatore e Signore, il Dio vero e vivente, il Dio di Gesù Cristo. È finalizzandola alla Sua gloria, riconoscendo la Sua sovranità legittima, e sottomettendoci con fiducia alla Sua volontà rivelata nella Bibbia soltanto che lo potremo trovare. È la sfida lanciata dal testo che esaminiamo questa domenica: Filippesi 4:1-13.

Promesse non mantenute

Qual è la via che conduce a realizzare il massimo benessere, il benessere nostro e dell’intera società umana?Le mistificazioni contemporanee. L’ideologia liberale oggi dominante vorrebbe che, per realizzare tutto questo, noi ci concentrassimo esclusivamente su noi stessi, utilizzando “responsabilmente” tutte le forze e risorse naturali e tecnologiche a nostra disposizione. “Lasciate perdere le questioni religiose,” ci dicono, “sono un’inutile ed alienante distrazione. Appartengono ad una concezione del mondo ormai superata, primitiva, infantile... e per lo più barbara, che causa fanatismo, oppressione, mancanza di libertà e di diritti, morte… Noi siamo diventati ‘maggiorenni’ e non abbiamo più bisogno di alcun ‘Dio Padre’, frutto di superstizioni e fantasie... Magari era utile un tempo crederci, ma oggi dobbiamo noi stessi prendere in mano, responsabilmente, la nostra vita, il nostro destino. Noi siamo gli unici artefici di noi stessi”. Tutto questo ce lo dicono e ce lo insegnano, più o meno esplicitamente, e piano piano questa è diventata la mentalità della maggioranza della popolazione che, in questo modo “sospetta” di qualsiasi religione: “Non abbiamo più bisogno della religione, salvo come un aspetto della nostra cultura, romantico, folkloristico, se si vuole, ma da non prendere certo seriamente. Anzi, prenderla seriamente è persino pericoloso, perché la religione …sta all’origine di tutti i mali di questo mondo!”.

Oggi siamo persino arrivati al punto che le “persone religiose” siano di fatto considerate immature e squilibrate, per non parlare della crescente impopolarità dei “ministri della religione” (preti o pastori, non importa) che, se non si adeguano alla modernità, debbono essere tenuti “a debita distanza”! Fino a questo punto è arrivata la mistificazione, il capovolgimento dei valori, l’imbroglio operato ai danni di una popolazione sempre più disavveduta e manipolata da forze che le parlano di libertà, ma che intendono nuove schiavitù. Quello che non era riuscito a realizzare il comunismo (l’abolizione della religione) ci sta provando oggi l’umanesimo secolare!

Promesse non mantenute. L’unica tragica illusione, però, è che un mondo senza Dio e senza “religione” sia davvero un mondo più umano, dove la gente finalmente sia felice, realizzata, equilibrata… Esaminate attentamente il cuore dell’incredulo, di colui o colei che crede di poter fare a meno di Dio: è un cuore pieno di ansie, di paura e di insicurezze. Le “risposte” che gli dà la scienza non gli danno il senso ultimo della vita che cerca, anzi, gli ispirano ancora di più il senso della futilità della sua esistenza. L’industria del divertimento, della distrazione, non riesce a tacitare la profonda insoddisfazione che sente dentro di sé. La conoscenza, il sapere, di cui si vanta il mondo moderno, non risolve il problema della radicale tendenza al male che caratterizza l’essere umano. La psicoterapia non riesce a eliminare il senso di colpa (spesso indefinibile) che lo turba e lo rattrista. L’uomo e la donna che pensa di poter vivere senza Dio, senza i saldi punti di riferimento e le certezze che solo la sapienza divina può dare, è una persona sballottata qui e là da ogni moda, da ogni manipolazione, da ogni mutevole ideologia che si presenti sulla scena della società come “la verità” più aggiornata. La ragione non riesce a stabilire la pace né fra i popoli, né nell’intimo del cuore umano: anche senza i pretesti religiosi si riesce comunque a far guerra e ad avere la guerra. L’essere umano, infatti, è fondamentalmente irragionevole: questa è la “maledizione” di cui l’umanesimo non riesce a capacitarsi. Esso non riesce ad ispirare il senso della solidarietà, anzi, alimenta l’egoismo, la mancanza di scrupoli, i comportamenti disumani. Ansia, depressione, insoddisfazione, non possono essere vinte né con il divertimento né con gli psicofarmaci!

Com’è possibile, allora, giungere, per l’essere umano, al personale equilibrio, alla soddisfazione interiore autentica? Essa è conseguenza della personale e consapevole comunione con Dio, il Dio vero e vivente che si rivela attraverso la lettura attenta della realtà creata, e che si fa conoscere con precisione attraverso i documenti della Bibbia, che sono Sua Parola. E’ inutile ostinarsi a negarlo, perché questa è l’inoppugnabile esperienza di chiunque viva un rapporto autentico con Dio, che la Bibbia definisce e verso il quale ci accompagna.

Un equilibrio ritrovato

Vorrei così oggi cogliere da un testo della Bibbia la verità che solo in Dio si può trovare la fonte di quello che ho chiamato “il nostro equilibrio interiore” e quindi di una soddisfazione personale autentica. Questo testo è la parte conclusiva della lettera che l’apostolo Paolo scrive ai cristiani della città di Filippi. Ascoltiamolo e facciamone nostre le promesse.

“Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi. Esorto Evodia ed esorto ugualmente Sintiche ad avere una sola mente nel Signore. Prego anche te, vero compagno, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell'evangelo, insieme con Clemente e gli altri miei compagni d'opera, i cui nomi sono nel libro della vita. Rallegratevi del continuo nel Signore lo ripeto ancora: Rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino. Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose. Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele, e il Dio della pace sarà con voi. Or mi sono grandemente rallegrato nel Signore, perché finalmente le vostre cure per me si sono ravvivate; in realtà già ci pensavate, ma ve ne mancava l'opportunità. Non lo dico perché sia nel bisogno, poiché ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo. So essere abbassato, come anche vivere nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria. Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica. (…) Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù. (...) Ora al mio Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (...) La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen” (Filippesi. 4:1-13).

In questo testo l’apostolo Paolo si rallegra perché le persone alle quali scrive hanno veramente trovato la fonte del proprio equilibrio personale, e le esorta a progredire e a trovare in Dio la risposta a tutti i problemi che caratterizzano la condizione umana. Questo, evidentemente, vale anche per noi. Esaminiamo così i valori, le perle preziose e desiderabili contenute in questo testo.

Perle preziose

1. Al primo posto: la gloria di Dio. La prima e più importante preziosa perla di questo testo, si trova al versetto 20: “Ora al mio Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen”. Può sembrare una frase di circostanza, una formalità retorica. In realtà, essa sta alla base di chiunque voglia davvero perseguire il bene della creatura umana.

Può sembrare scontato che chi voglia il bene della creatura umana, debba concentrare su di essa soltanto la propria attenzione. E’ un errore. La creatura umana va certo amata e il suo bene ultimo è sempre da ricercare. Se la vogliamo, però, veramente servire, bisogna ricercarne in Dio il suo vero bene.

Dio è il Creatore dell’essere umano, in Lui risiede il progetto originario della creatura umana. E’ Lui che ha stabilito quale siano i criteri del suo retto funzionamento (le leggi che la riguardano), il senso ultimo della sua vita, come pure è in Dio risiede l’energia che le serve.

Ad esempio, i bambini vanno amati e bisogna promuovere in tutti con diligenza il loro benessere psicofisico. Che cos’è però “il bene” dei bambini? Quello che essi vogliono, o che loro ritengono meglio? Se si ascoltassero esclusivamente i bambini, lasciando loro piena libertà, non andrebbero mai a scuola… non mangerebbero mai verdure… starebbero tutto il giorno a fare videogiochi… Il bene dei bambini viene stabilito dalla maggior sapienza dei loro genitori e della società, e questa, a sua volta, proviene da ciò che Dio ha sovranamente stabilito e rivelato. Non basta ascoltare loro, esistono criteri oggettivi di giustizia che risiedono in Dio. I bambini non sanno sempre ciò che è veramente bene per loro.

A livello sociale: che cosa è da ritenersi giusto? Che cos’è da ritenersi sbagliato? Come si stabilisce l’etica e la morale? E’ invalso oggi fra i politici una malintesa “democrazia” che le spinge a …fare inchieste per vedere ciò che “la gente” desidera e ritiene giusto, ed allora le leggi, la morale, la prassi la si decide su quella base… Ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, però, non dipende da ciò che “la gente” ritiene meglio, ma dai criteri oggettivi di giustizia che Dio ha stabilito e che ha rivelato nella Sua legge esposta nella Bibbia e culminata in Cristo. Non è affatto vero che l’umanità abbia ormai raggiunto “la maturità”. Essa non sa veramente ciò che è bene per lei, perché la stessa Parola di Dio ci dice che essa è corrotta dal principio del peccato, che le guasta il senso del discernimento.

E’ per questo che a Dio deve andare ogni onore e gloria, che a Dio spetta il primato in ogni cosa, perché è Dio la fonte di ogni bene. Il criterio di ogni bene è oggettivato nella Parola di Dio fattasi uomo in Cristo e proclamata dalla Bibbia: “egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché abbia il primato in ogni cosa, perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza” (Colossesi 1:18-20).

2. Fermezza nel Signore. La seconda preziosa perla del nostro testo è l’importanza di quella che potremo chiamare la necessaria “fermezza del Signore”. L’apostolo, al v. 1 esorta i cristiani di Filippi così. “Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi”. Stabilito il principio del primato della Parola di Dio, il nostro più vero bene lo si può conseguire radicando strettamente la nostra vita, e direi quasi ostinatamente, nel Cristo che la Bibbia ci proclama. La Bibbia al riguardo usa diverse analogie, come quelle dell’albero che affonda nella terra le sue radici, della casa fondata sulla roccia e che non crolla neanche con le alluvioni, o dei tralci innestati nella vite e che solo così potranno produrre.

E’ quanto mai opportuna l’esortazione dell’Apostolo quando scrive: “essendo radicati ed edificati in lui, e confermati nella fede come vi è stato insegnato, abbondando in essa con ringraziamento. Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Colossesi 2:7,8). Questo è vero perché tanti oggi, vorrebbero farci loro preda con le loro filosofie, spacciate per moderne! Oppure quando dice: “…affinché non siamo più bambini sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell'errore” (Efesini 4:14). Quanti “venti” vorrebbero strapparci dal nostro “ancoraggio” alla Parola di Dio. Quanti tentano in tutti i modi di sedurci per farci mettere in questione la sapienza della Bibbia come Parola di Dio. “…perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e miracoli tanto da sedurre, se fosse possibile anche gli eletti” (Matteo 24:24).

Ascoltate descrizione della società contemporanea: “Una cultura per cui Dio non è più presente, crede a qualunque cosa. Chi avrebbe mai immaginato che proprio con il sempre più grande nostro orientamento tecnologico, milioni di persone si sarebbero consacrate all’astrologia, facendo guidare la loro vita dai movimenti degli astri? Chi se lo sarebbe aspettato che alcune delle città più secolarizzate del mondo, come Los Angeles e Amsterdam, avrebbero ospitato orde di bizzarre sette, molte delle quali fatte di palesi superstizioni primitive? Chi avrebbe pensato che dopo due orribili guerre mondiali e molti susseguenti conflitti, il pensiero occidentale avesse continuato ad indulgere nel mito del progresso inevitabile… Quando non crediamo in nulla apriamo le porte a credere a qualunque cosa” (David F. Wells).

Dobbiamo però essere fermi nel Signore, qualunque cosa ci propongano. Egli solo è la sicura roccia eterna. Non lasciatevi ingannare! Quando si è conosciuto per esperienza il Signore, questo ci soddisfa, e non si sente più il bisogno d’altro.

3. Avere una sola mente nel Signore. Il nostro testo poi dice: “Esorto Evodia ed esorto ugualmente Sintiche ad avere una sola mente nel Signore” (2). Essere fermi nel Signore significa sviluppare “la mente del Signore”. L’apostolo Paolo, parlando ai cristiani di Corinto, dice: “Or noi abbiamo la mente di Cristo” (Efesini 2:16).

Quando è Cristo il nostro comune punto di riferimento, quando è alla mente di Cristo alla quale ciascuno di noi si conforma, allora vengono messi i presupposti per un’autentica pace fra le persone.“Del resto, fratelli, rallegratevi, perfezionatevi, incoraggiatevi, abbiate la stessa mente, state in pace; e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi” (2 Corinzi 13:11). Certo, vi possono essere conflitti anche fra coloro che si dicono cristiani. Esistono, però, anche giuste controversie: il nostro non deve essere “pacifismo indiscriminato”. Quando però si tratta di controversie futili, questo dipende da una difettosa o mancante conformità a Cristo. L’apostolo dice: “Questo dunque attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente … la cui fine è la perdizione, il cui dio è il ventre e la cui gloria è a loro vergogna; essi hanno la mente rivolta alle cose della terra … Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra” (Efesini 4:17; Filippesi 3:19; Colossesi. 3:2).

Possono anche esistere nell’ambito della chiesa cristiana persone contenziose dalle quali dobbiamo stare alla larga, gente che ama: “…vane dispute di parole, uomini corrotti nella mente e privi della verità che stimano la pietà essere fonte di guadagno, da costoro separati … come Ianne e Iambre, si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità; uomini corrotti di mente e riprovati quanto alla fede” (1 Timoteo 6:5; 2 Ti. 3:8).

La pace la possiamo conseguire quando conformiamo a Cristo la nostra mente: “…non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio” (Romani 12:2).

4. Pace interiore. Con la pace causata dall’avere la mente di Cristo, qui abbiamo anche la perla preziosa della pace interiore, cioè pace nella nostra mente e nel nostro cuore, che io intendo comeprofonda serenità interiore. Il nostro testo ne fa riferimento al v. 7 e 9: “E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù … Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele, e il Dio della pace sarà con voi”.

E’ evidente qui come questa “pace interiore” che ciascuno di noi desidera, sia dono di Dio, radicata nella profonda consapevolezza che, quando abbiamo unito la nostra vita strettamente a Cristo, quando Cristo per fede dimora in noi, è Lui che custodisce il nostro cuore e la nostra mente. Questa pace interiore è quindi il risultato di un’anima che ha invocato Cristo a che la Sua grazia ed il Suo amore scenda in essa. L’avete fatto voi?

Questa serenità interiore, però, è pure il risultato di una “imitazione”, cioè dell’esperienza pratica di imparare la dottrina di Cristo, di riceverla con fede, di vederla esemplificata, e di metterla in pratica. Notate in questi versetti la parola “esperienza”: “…non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienzaqual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio … che per l'esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male… “ (Romani 12:2; Ebrei 5:14). Spesso noi non conosciamo la vera pace interiore perché ci manca l’esperienza di un sano e fruttuoso insegnamento biblico, l’esperienza di una chiara personale decisione per Cristo, l’esperienza di altre persone che ci esemplificanoper noi come viverla. Non è però una scusa: possiamo incamminarci su questa strada, chiedendo al Signore di sovvenire alle carenze nostre e del nostro ambiente.

5. La solidarietà cristiana. Collegato a questo come una collana, c’è la parla preziosa della solidarietà cristiana. E’ qualcosa di meraviglioso essere l’oggetto delle cure amorevoli di un vero cristiano che si occupa di noi, sia del nostro benessere fisico, sia del nostro benessere spirituale. Al v. 3 il nostro testo dice: “Prego anche te, vero compagno, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto con me nell'evangelo, insieme con Clemente e gli altri miei compagni d'opera, i cui nomi sono nel libro della vita”. Ecco l’esemplificazione di meravigliosi rapporti fraterni di cui l’Apostolo ha fatto esperienza nella città di Filippi. Paolo ha avuto la gioia ed il privilegio di avere avuto “veri compagni” che hanno condiviso con lui l’opera della diffusione dell’Evangelo.

Essi a loro volta devono perseverare in questo spirito di solidarietà cristiana ed occuparsi, nel caso particolare, di alcune donne “problematiche” della loro comunità. Quanto spesso ci mancano questi “veri compagni”, o dei veri amici. La stessa sapienza popolare ci dice che per avere vera amicizia, bisogna dare amicizia, essere amici per poter trovare amici. E’ cosa difficile questa, soprattutto quando si ha la tendenza personale all’individualismo, così diffusa oggi. Se c’è qualcosa che dobbiamo chiedere al Signore, questo è proprio di renderci “veri compagni”, chiedergli che Lui generi ed aumenti in noi interesse, cura, amore solidale per tutte le persone, in particolare per quelle come noi i cui nomi sono “scritti nel libro della vita”, cioè che condividono con noi la gioia dell’essere cristiani e del far parte della Chiesa del Signore, e con i quali un giorno condivideremo la gloria dei cieli.

6. Il privilegio e la consolazione della preghiera. Il flusso naturale del nostro discorsi ci porta così ad un’ulteriore preziosa perla: quella della preghiera, cioè del dialogo con Dio, dialogo che il Signore Gesù ci insegna ad intrattenere regolarmente sia con la parola che con l’esempio. Questa ci viene presentata nel v. 6 e 19: “Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento … Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù”. Il mondo (non importa se si dica a parole ‘cristiano’) non conosce quanto può essere dolce e preziosa la realtà della preghiera, perché non conosce il Dio vero e vivente, la certezza e concretezza delle Sue promesse, non ha mai instaurato un rapporto significativo con Lui. Chi conosce il Dio vero e vivente che si è rivelato a noi nella Bibbia, sa come Egli sia Persona con la quale è possibile rapportarsi e come Egli davvero “supplisca”. Se non avete esperienza di che cosa sia la vera preghiera, lasciate che Cristo Gesù ve la insegni dalle pagine dei vangeli, ma non solo, nell’esperienza stessa degli uomini e donne di Dio che ci vengono presentati, insieme alle loro preghiere, nell’intero complesso della stessa Bibbia, soprattutto nel libro dei Salmi.

La preghiera autentica ha poi un effetto nient’affatto trascurabile, quello di eliminare dalla nostra vita l’ansia e le eccessive ed infondate preoccupazioni, proprio perché sappiamo di avere un Dio che provvede.

Essere privi di ansia – perché possiamo rendere note le nostre preghiere a Dio mediante la preghiera (6). Implica conoscere il Dio della Bibbia e le Sue promesse, avere fiducia in Lui e confidargli tutte le nostre ansie. Nel nostro testo Paolo dice di avere imparato dal Signore Gesù l’arte di sapersi accontentare e quella di adattarsi senza ansia ad ogni circostanza della vita, anche difficile. L’apostolo dice: “So essere abbassato, come anche vivere nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria. Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica” (4:12,13). Chiediamo al Signore che sviluppi anche nella nostra vita quel rapporto significativo con Lui che ci permette di essere privi di ansia e di eccessive preoccupazioni, perché abbiamo fatto l’esperienza della divina provvidenza.

7. La gioia nel Signore. Se apprezzate, come spero, le cose preziose, non mancherete certo di vedere quanto siano importanti due ultimi aspetti del carattere che il Salvatore Gesù Cristo infonde nei Suoi discepoli, quella della gioia e della mansuetudine. “Rallegratevi del continuo nel Signore lo ripeto ancora: Rallegratevi” (4). Un approccio gioioso con la vita è possibile. Il Signore Gesù soltanto ce lo può permettere, perché Egli stesso ne pone le basi. Questa impostazione della vita, questa “serenità” di cui già parlavamo, è il risultato di un rapporto personale con Dio, il rapporto che il Signore Gesù ci rende possibile. Questo approccio alla vita, però, deve essere coltivato. Il modo per farlo ci viene indicato dal nostro stesso testo al v. 8, cioè quello di rivolgere sempre la nostra mente, la nostra attenzione, a tutto ciò che Dio considera buono, utile, bello. Non si tratta necessariamente solo di “cose religiose” (questa categoria è estranea alla fede biblica). Ma nell’interessarsi di tutto ciò che possa costituire, nella nostra società, un autentico valore sociale, spirituale, culturale. Questo vuol dire affinare i nostri gusti anche alla ricerca ed all’apprezzamento del bello, del fine, di ciò che nobilita ed eleva lo spirito umano. Spesso però siamo rozzi, volgari, insensibili. Permettiamo che la nostra mente venga “nutrita” da cose di dubbio gusto, di ambigua fama, di incerto valore. Il nostro testo dice: “Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose” (8).

8. La mansuetudine del Signore. Infine, ultima, ma non meno importante, e che contribuisce all’equilibrio della nostra personalità, è la mansuetudine, una delle caratteristiche del Signore Gesù, il nostro maestro, che disse: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime” (Matteo 11:29). La mansuetudine e l’umiltà non sono caratteristiche popolari oggi, quando addirittura ci si vanta, nel mondo, di essere cattivi ed arroganti!

La nostra arroganza, però, deve essere “domata” dal Signore, per poter diventare nelle Sue mani, docili, duttili, plasmabili, gente a cui è facile insegnare, gente che impara volentieri dal Signore. Così infatti dobbiamo essere nelle mani di Dio, se vogliamo gradualmente acquisire quei tratti caratteriali che Iddio vuole formare in noi e che indubbiamente contribuiscono all’equilibrio di tutta la nostra personalità. Ai cristiani della città di Colosse, Paolo scrive dicendo: “vi siete rivestiti dell'uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l'ha creato”( Colossesi 3:10). Ai Corinzi dice: “…noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore” (2 Corinzi 3:18). Questo è l’obiettivo dell’Evangelo che opera nella nostra vita: “Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli” (Romani 8:29).

Non dunque uno spirito inutilmente aggressivo, quasi che la vita fosse una lotta per la sopravvivenza contro tutto e tutti, ma vivere con la fiducia di fondo che Cristo sta per tornare e i Suoi valori trionferanno: questa è la prospettiva a cui l’Evangelo ci chiama.

Conclusione

…che si possa vivere benissimo senza Dio è dunque la pretesa di sempre dell’uomo che, ingannato da Satana, pensa di essere autonomo e legge a sé stesso, unico artefice della propria felicità. Questo concetto è ora teorizzato e propagandato dalla filosofia liberale dominante oggi: l’umanesimo secolare. Si tratta però di un inganno e di un’illusione, foriera di nuove schiavitù.

L’equilibrio ottimale della persona umana, però, è possibile solo quando in modo autentico e coerente, si fonda la propria vita in Dio, il Dio vero e vivente, il Dio di Gesù Cristo, finalizzandola alla Sua gloria, riconoscendo la Sua sovranità legittima, e sottomettendoci con fiducia alla Sua volontà rivelata in nessun altro luogo che nella Bibbia, guardandoci dagli innumerfevoli tentativi ingannevoli di imitarla. Dove altrimenti potremmo trovare la migliore realizzazione di noi stessi, se non in comunione con Colui che ci ha creato e che sostiene la nostra vita? In comunione con Lui troveremo la nostra fermezza, la nostra pace, la base per un’autentica solidarietà umana, la nostra gioia, la nostra mansuetudine. Non si tratta di teorie o di ideali astratti: è il risultato concreto di un Evangelo preso seriamente ed in modo coerente. Che il Signore ci dia di realizzare tutto questo.

(Paolo Castellina, sabato 25 marzo 2000)