Marco 14:3-9

La “follìa” della generosità

Sintesi

Vi sono luoghi comuni che attribuiscono la caratteristica di essere particolarmente "risparmiatori", o meglio di taccagneria, di avarizia, a certi popoli come gli scozzesi, i genovesi, o i piemontesi. Come tutti i luoghi comuni si tratta di generalizzazioni spesso ingiuste. Confesso di non essere io stesso particolarmente generoso. Lo dovrei essere. Il Signore Gesù disse: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (Atti 20:35). E' una lezione che dovrei "ripassare" spesso. Il testo biblico di questa settimana parla di una donna che tanto aveva speso per esprimere la sua riconoscenza verso Gesù da attrarre mormorii di riprovazione da parte dei presenti quel giorno. La generosità di quella donna (che è "passata alla storia" nei vangeli) ci insegna molte cose. Vediamo.

Quando si fanno “pazzie” per qualcuno

Un consiglio trovato su un oroscopo di non so quale segno zodiacale, diceva: “Sii capace di fare una follia ogni tanto offrendo una cena costosa o addirittura un gioiello!”. Ci sono persone per le quali questi “slanci di generosità” sono molto difficili, soprattutto perché l’autentica generosità è gratuita, cioè non deve essere motivata da secondi fini.

In genere si è meglio disposti a “fare pazzie” quando si è innamorati. Allora si fanno quelle cose che altrimenti non faremmo mai: non ci importa di apparire ridicoli, perdiamo il sonno, ci spostiamo di migliaia di chilometri, trascuriamo il lavoro, spendiamo denaro anche al di là delle nostre disponibilità. E’ l’amore che ci porta a fare pazzie!

Un caso di questo genere lo troviamo nel racconto biblico sottoposto oggi alla nostra attenzione. Una donna “fa una pazzia” per Gesù. Non so se ne fosse stata innamorata. Il fatto sta, però, che nessun altro si era mai interessato così tanto a lei prima: le aveva fatto del bene al di là di qualunque aspettativa. Gesù l’aveva così affascinata, così colpita, che ora lei “doveva” fare proprio qualcosa per dimostrargli la sua riconoscenza ed affetto! Che cosa fa? Con quelli che probabilmente erano i risparmi di una vita, compra un vaso d’olio profumato estremamente costoso per quei tempi, e lo dona a Gesù. Anzi, fa di più, lo rompe e, come si usava allora, lo versa sul capo di Gesù. “Che esagerazione”, avrebbero esclamato scandalizzati i presenti, “Che spreco! Non si buttano via così i soldi!”.

Il racconto biblico ed il suo contesto

Ascoltiamo, però, direttamente l’evangelista Marco che ci racconta questo ’episodio. Lo troviamo al capitolo 14, dal versetto 3 al 9. Maria di Betania unge il capo a Gesù.

"Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore; rotto l'alabastro, gli versò l'olio sul capo. Alcuni, indignatisi, dicevano tra di loro: «Perché si è fatto questo spreco d'olio? Si poteva vendere quest'olio per più di trecento denari, e darli ai poveri». Ed erano irritati contro di lei. Ma Gesù disse: «Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre. Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l'unzione del mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei»” (Marco. 14:3-9).

Questo fatto avviene mentre Gesù stava compiendo l’ultimo suo viaggio verso Gerusalemme. Si era fermato per alcuni giorni nel villaggio di Betania. Mentre era lì, è invitato nella casa di Simone, soprannominato “il lebbroso”. Ovviamente si trattava di un lebbroso guarito dalla sua malattia, perché sennò non avrebbe potuto organizzare una cena con tanto di invitati! Molto probabilmente quell’uomo era uno dei molti che Gesù aveva guarito. Avrebbero fatto meglio a chiamarlo “Simone il guarito”, ma lo chiamavano ancora “Simone il lebbroso” perché così era come lo avevano conosciuto per tanto tempo.

Alcuni ritengono che fosse amico di Maria, Marta e Lazzaro. Altri pensano persino che fosse loro padre. In ogni caso, l’evangelista Giovanni ci dice che quei tre fossero pure lì presenti con Gesù e che Marta aiutasse a servire il cibo. Pure intervenuti erano i dodici principali discepoli di Gesù e alcuni altri che non sappiamo.

Il racconto, però, si focalizza sulla figura di questa Maria: così, almeno, la identifica Giovanni, che, nella sua versione del vangelo, riporta lo stesso avvenimento. Oli e profumi erano usati molto nell’antico Oriente. Quando in una casa entravano degli ospiti, di solito veniva loro data dell’acqua ed un panno per lavarsi faccia, mani e piedi. Spesso davano loro olio da passarsi sulla pelle rinsecchita. Molte famiglie risparmiavano e compravano un vaso di buon olio profumato e lo conservavano in occasione di funerali. Gli Israeliti non praticavano l’imbalsamazione. La sepoltura avveniva alcune ore dopo la morte ed un corpo sarebbe stato lavato, profumato e deposto nella tomba.

Maria, così, entra in casa con “un vaso di alabastro pieno d'olio profumato, di nardo puro”. Questo profumo costoso era fatto con una pianta che cresceva soprattutto in India. Il vaso probabilmente era un fiasco che si rompeva sul collo per versare poi il prodotto. Maria, così, lo rompe e comincia a versarlo sul capo di Gesù.

Questo gesto era pure insolito, perché allora le donne stavano in cucina a preparare da mangiare. Questa donna, però, infrange pure le regole. Si sente così sopraffatta dall’amore per Gesù, che si avvicina a Gesù, gli versa quel profumo costoso sul capo, fino all’ultima goccia. Secondo Giovanni, glielo versa non solo sul capo, ma pure sui piedi usando persino i lunghi capelli per asciugarli (le donne rispettabili non avrebbero mai sciolto i propri capelli in pubblico)!

1. Il gesto di Maria era un dono

Perché Maria compie un simile gesto? Perché era il suo modo per dare a Gesù il meglio di sé stessa. Nelle Scritture vi sono molti modi di donare. Si dona il proprio tempo, il proprio denaro, ciò che si possiede. Se c’è un principio fondamentale che caratterizza l’essenza della fede cristiana è proprio donare, il donare generosamente, senza secondi fini.

La Bibbia stessa è un libro sull’arte del dare, del donare. Ci parla come Iddio abbia dato vita alle creature umane, come Egli per loro abbia creato il mondo e abbia loro dato dominio su ogni altra creatura. Iddio dà loro una dimora nel giardino dell’Eden e, quando esse cadono nel peccato, dà loro la promessa della redenzione.

Iddio, sopra ogni altra cosa, dà a noi Suo Figlio. L’essenza stessa della fede cristiana è la croce sulla quale Iddio, per amore del mondo, dà quanto ha di più prezioso.

La Bibbia è pure la storia delle creature umane che danno, donano a Dio. Caino ed Abele portano dei doni a Dio. Quando Noè esce dall’arca, dà a Dio un’offerta. Gli Israeliti davano a Dio il 10% delle loro entrate, non solo una volta, ma per tre volte ogni anno, più le offerte volontarie. Arrivano a dare a Dio dal 15 al 30% delle loro entrate. La comunità cristiana è una comunità che dona. “Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli” (1 Co. 16:2). La chiesa antica potrebbe essere definita come una comunità di persone che davano generosamente in ogni modo.

Maria, così, dona il suo prezioso profumo. Non ci vuole molto per comprendere perché lo faccia. Gesù aveva fatto sì che suo fratello fosse restituito alla vita. Gesù aveva guarito Simone (suo padre o amico). Gesù l’aveva trattata con dignità e rispetto, aveva condiviso con lei i segreti del regno di Dio. Lei, così, voleva far sì che Gesù sapesse quanto Gli fosse riconoscente e quanto Lo amasse.

2. Il gesto di Maria le era costato moltissimo

Il vangelo di Giovanni dice: “Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?»” (Giovanni. 12:4,5). Era la paga media di un anno! Un denaro, infatti, era la paga media di un giorno di lavoro. Così, se questo profumo valeva 300 denari, esso valeva approssimativamente quanto un anno di lavoro. Fate un po’ voi i conti! Sospetto che Giuda avesse fatto una stima realistica di quel profumo. Lui sì che se ne intendeva di denaro! Era il cassiere della comunità! Non solo questo, ma era pure disonesto e ne profittava per sé stesso. Giuda non era esperto nel dare, ma nel prendere! E’ sorprendente che alle sue proteste si uniscano anche gli altri discepoli che non sembrano apprezzare il generoso dono d’amore che Maria fa a Gesù. Dicono: “Perché si è fatto questo spreco d'olio? Si poteva vendere quest'olio per più di trecento denari, e darli ai poveri”. Certamente l’avrebbero potuto fare!

Dopo tutto, Gesù era amico dei poveri. Inoltre, era la settimana di Pasqua, una settimana in cui tutti facevano uno sforzo particolare per sovvenire ai bisogni dei poveri. I discepoli facevano fatica a comprendere come proprio chi era chiamato ad aiutare i poveri, potesse gettare via il denaro in questo modo, in profumo, poi! Pensate quanto bene avrebbe potuto fare quel denaro per i poveri, sfamare gli affamati, vestire gli ignudi! Era intollerabile che questa donna avesse potuto, con la sua stravaganza, fare un simile spreco! Eppure, questi che così tanto criticavano Maria non sembravano riflettere che anche Simone il lebbroso aveva speso molto denaro per preparare quel grande, generoso e godibile pasto che stavano per prendere. Quello però, era diverso: avrebbero sicuramente goduto di quel pasto!

Insomma, per quanto si creda di fare del bene, non si riesce mai ad accontentare tutti. E’ così che Marco ci dice che molti, a quel gesto si erano indignati ed irritati contro di lei.

3. Il gesto di Maria era ispirato dall’amore

Per coloro che non amano, l’amore sembra sempre uno spreco. Giuda era stato testimone di un atto d’amore e lo chiama uno stravagante spreco di risorse. Tutto dipende dal proprio punto di vista. Il punto di vista di ciascuno dipende da che cosa si ha dentro, nel proprio cuore. Giuda non vede veramente il significato del dono che quella sera Maria dà a Gesù. Il fatto che egli avesse cercato di mettervi su il cartellino del prezzo, prova che egli non l’aveva veramente veduto. Se avesse visto qual era il vero dono che Maria aveva dato a Gesù quella sera, avrebbe saputo quanto fosse incommensurabile, inestimabile.

Giuda era esperto del valore delle cose sul mercato. Sapeva tutto sugli oli preziosi, ma nel gesto di Maria c’era molto di più di quanto appariva, e Giuda non ne sapeva nulla. La persona avida, non spirituale, spilorcia, dentro o fuori la chiesa che sia, non comprende i generosi gesti dell’amore. Egli dice: “Perché tutto questo spreco?”. Che Iddio voglia darci maggiormente di simili sprechi! I doni dell’amore, infatti, non sono mai sprecati. La differenza fra Giuda e Maria era una differenza nell’amore. Maria aveva preso la cosa più preziosa che possedeva e l’aveva spesa tutta per Gesù. L’amore genuino sempre porta in sé una certa stravaganza.

L’amore non calcola con precisione quanto se ne dà e quanto se ne riceve. Non gli interessa di sapere quanto poco se ne possa decentemente dare. Se anche desse tutto ciò che ha, se anche donasse tutto il mondo, il dono sarebbe stato ancora poco.

Nell’amore vi è sempre un certo grado di “irresponsabilità” che rifiuta di calcolarne il costo. I genitori sanno questo. Amano loro figlio, e se c’è alcunché di cui abbia bisogno – una qualsiasi cosa – faranno qualunque sacrificio per provvedergliela. L’amore non è amore se ne calcola con precisione il costo.

La preoccupazione di Giuda per il costo di quel profumo era il problema principale del suo carattere che lo condurrà ben presto a trarre profitto persino del sangue di Cristo!

4. Il gesto di Maria era un bel gesto

Qual è la reazione di Gesù al gesto di Maria? In Marco 14:6,7 dice: “Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre”. Gesù, poi, ci dà la descrizione più bella che ci possa essere di ciò che sia il vero amore cristiano ed il vero servizio cristiano. Ci dice ciò che Egli vuole da ciascuno di noi. Dice che Maria: “ha fatto ciò che poteva”.

Maria aveva fatto ciò che poteva: esattamente ciò che Egli richiede da ciascuno di noi. Il Maestro ci mette a confronto non con altri, ma con noi stessi. Egli non mette a confronto i miei cinque franchi con chi ne ha dati venti. La questione è: Abbiamo fatto tutto ciò che abbiamo potuto con ciò che Dio ci ha dato?

Maria vuole esprimere a Gesù la devozione che ha per lui. Maria non ci sapeva fare con le parole. Era di natura silenziosa, molto diversa da sua sorella Marta. Sape- va che non sarebbe mai stata in grado di dire a Gesù, faccia a faccia, quanto profondi fossero i suoi sentimenti per Lui. Maria, così, prende ciò che ha di più prezioso e caro, l’olio profumato che forse aveva riservato per il suo proprio funerale, e lo usa, lo sacrifica versandolo su Gesù.

Se Maria avesse fatto ciò che i discepoli avrebbero preferito che lei facesse, lei avrebbe solo usato qualche goccia del profumo per Gesù, risparmiandone il resto. Certamente non avrebbe rotto quel vaso. “Perché rompere quel vaso, Maria?”. Il vaso era anche d’alabastro. Se Maria avesse fatto così, per Gesù sarebbe stato sufficiente. Il resto dell’olio si sarebbe magari potuto vendere ed il ricavato darlo ai poveri, come aveva suggerito Giuda. Se Maria avesse fatto così, però, il suo gesto non sarebbe diventato storia, un racconto da tramandare per generazioni, e tutti noi, senza di esso, saremmo rimasti più poveri.

Vi sono sempre coloro che, come i discepoli di Gesù, fraintendono le cose: “Signore, se diamo via tutto ora, che faremo con quanto abbiamo ancora da fare? E i poveri? Se do così tanto al Signore, come potrò occuparmi del resto?”.

Coloro che fra noi hanno visto chiaramente la provvidenza di Dio all’opera nella nostra vita personale o comunitaria, spesso ancora non hanno capito uno dei concetti di base della generosità cristiana: più diamo e più Dio ci darà in contraccambio. Non è una regola automatica, perché quel che conta è lo spirito che abbiamo nel donare. Gesù, però, lo dice chiaramente: “Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Luca 6:38). Tante volte anch’io sono molto misurato nel dare perché ho paura, dopo, di non averne abbastanza per me... E’ un errore, perché chi dà con generosità vedrà, con sua grande sorpresa, che non gli mancherà mai nulla!

C’era una volta un mendicante, in India, che stava sulla strada chiedendo elemosine. Stendeva la sua scodella e la gente gli metteva un po' di riso. Alla sera ne aveva abbastanza per sopravvivere. Un giorno vede arrivare un principe. Pensa: “Sicuramente da lui oggi riceverò qualche moneta d’oro!”. Il principe, così, si ferma davanti al mendicante che gli protende la scodella e dice, con grande sorpresa del mendicante: “Mi daresti il tuo riso?”. Il mendicante risponde: “Non posso, se lo facessi, morirei di fame”. Il principe, però, gli ripete più volte la richiesta ed alla fine il mendicante, con grande riluttanza, prende con le dita dalla sua scodella alcuni grani di riso e li mette nella mano del principe. Il principe, così, infila la mano in una borsa che aveva, ne tira fuori alcuni granelli d’oro e li mette, come ricompensa, nella scodella del mendicante e se ne va. Sconsolatamente, poi il mendicante osserva: “Che stupido che sono stato: se gli avessi dato tutto il contenuto della mia scodella, ora ce l’avrei tutta piena d’oro!”. Così è con Dio. Più diamo con generosità, più Egli ci darà da parte sua. Ancora, però, noi non confidiamo abbastanza in Lui ed abbiamo paura di dare troppo. Quattrocento anni prima, Malachia diceva la stessa cosa agli Ebrei: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo», dice il SIGNORE degli eserciti; «vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla” (Ma. 3:1). Ancora oggi Iddio ci dice: “Mettetemi alla prova in questo, e vedrete se non vi benedirò!”.

Pensate a questa Maria. Magari aveva in casa del profumo a buon mercato, ma non lo tira fuori. Vuole dargli il migliore che ha, e fa così: è questo che rende così bello il suo dono! Maria fa qualcosa che non sarà mai nostro privilegio fare. Noi non avremo mai l’opportunità di rendere al Signore quel servizio intimo, fisico e personale che lei aveva fatto. Non ci è più possibile fare una cosa così. Quando, però, siamo altrettanto generosi verso qualcuno, la nostra azione ci viene considerata come se l’avessimo fatta a Lui. Ogni giorno possiamo avere molte opportunità di essere generosi con qualcuno, senza alcun secondo fine. Il farlo dipenderà se siamo disposti o no di rompere il nostro “vaso di alabastro” per il Signore.

5. Il gesto di Maria diventa immortale

Quando Maria aveva versato su Gesù quell’olio profumato, non l’aveva fatto per diventare famosa. Non cercava, così facendo, l’applauso della gente. L’aveva fatto perché aveva per il Signore Gesù un amore grandissimo. Quel che fa, però, sarebbe passato alla storia. Se l’avesse fatto solo per essere ricordata, senza dubbio sarebbe stata dimenticata, perché la Bibbia non ci è stata data per preservare il nome di chi voleva diventare famoso.

Gesù, però, accorda a questa Maria un posto permanente nella storia perché compie un gesto di un amore completamente dimentico di sé stesso. Dice: “In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei” (14:9). Quando il mondo si dimenticherà di questa Maria, sarà tardi per la storia dell’umanità! Quando il mondo si sarà dimenticato di lei, allora avrà pure dimenticato la storia di Colui di cui è detto: “erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato” (Isaia 52:4).

Gesù comanda a coloro che avrebbero predicato l’Evangelo, di assicurarsi di avere anche questo racconto fra i testi dei loro sermoni. E’ una lezione, infatti, di capitale importanza: così la considera il nostro Maestro. Mi fa pensare a tutte le situazioni in cui avrei dovuto essere più generoso, meno analitico e più compassionevole, meno concentrato su me stesso e più incentrato su Cristo, meno interessato a ciò che la gente potrebbe pensare o dire, e meglio disposto ad onorare Colui che per primo mi ha amato!

Conclusione

Quest'oggi, così, abbiamo parlato del generoso dono che un giorno Maria di Betania aveva fatto al Signore Gesù. Ogni domenica mattina anche noi abbiamo l’opportunità di essere altrettanto generosi e portare al nostro Salvatore il nostro dono d’amore e di riconoscenza.

Non parlo, però, soltanto di denaro. Mi chiedo quanti fra noi sono disposti a dare a Dio il meglio che possiedono: dare al Signore, per il Suo servizio e gloria, tutto loro stessi. La chiave che apre tutte le altre porte è proprio questa. Iddio, in Cristo, ha dato a noi la cosa più preziosa che aveva: il Suo Figlio Gesù Cristo. Neanche lo meritavamo.

Siamo disposti ad essere altrettanto generosi con Lui e l’uno verso l’altro con il nostro tempo e le nostre risorse? Nulla meno di questo vuol dire essere cristiani. Quand’è l’ultima volta che abbiamo fatto qualcosa per Cristo per il solo fatto che Lo amiamo? Maria di Betania aveva fatto “la pazzia” di offrire a Gesù un dono costosissimo perché aveva capito quando Gesù aveva fatto e stava facendo per lei, consapevole che nulla sarebbe stato abbastanza per ripagarlo. E noi, abbiamo capito?

Paolo Castellina, predicazione del 19 marzo 2005.