Colossesi 1:11-20

Una magnificenza ancor maggiore

Sintesi: Nella notte di questo mondo, se usciamo fuori allontanandoci dalle luci artificiali delle città, possiamo scorgere la magnificenza della luna e delle stelle. Spesso, però, non le scorgiamo perché il cielo è coperto da una spessa coltre di nubi. Possiamo persino abituarcene come se non ci fosse nient’altro oltre ad essa. Così è per la magnificenza della luce di Dio che doveva essere nostra costante visione. Il Signore e Salvatore Gesù Cristo, nel cui volto risplende la luce di Dio, può dissipare le nostre nubi e ci prepara, per grazia, a parteciparvi. È quanto ci insegna il testo biblico che esaminiamo questa settimana, Colossesi 1:11-20.

Al di sopra delle nubi oscure

Tutti dicevano che il cielo sarebbe stato magnifico da contemplare. Quella notte avrei tanto voluto poter alzare gli occhi e vedere l’incomparabile spettacolo della luna e delle stelle. Sono uscito sulla strada, ho camminato per un po’ ma a vederlo non ci sono riuscito. Il cielo era coperto da una fitta cortina di nubi. Si intravvedeva una luce, ma il tutto si confondeva con le innumerevoli luci artificiali della città. Per vedere la luna (che per la sua posizione appariva particolarmente grande) e le stelle (fra le quali diverse cadenti) mi sono dovuto così accontentare di fotografie e di filmati fatti da altri, evidentemente collocati altrove, in una posizione più favorevole della mia. Così, con loro ho gioito, “per interposta persona”, delle meraviglie della creazione, lodando Dio e considerando la Sua bontà e misericordia verso di noi, creature umane. L’ho fatto cantando il Salmo 8, che ad un certo punto dice: “Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura? Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l'hai coronato di gloria e d'onore” (Salmi 8:3-5).

Essere al buio, sotto una fitta coltre di nubi, illuminati solo dalle luci artificiali che ci siamo fatti e non “vedere al di là”, non gioire delle meraviglie della creazione lodandone il Creatore, è la situazione di tantissime persone oggi disposte a lodare e magnificare l’uomo per i lumi che si è fatto e a misconoscere Dio. Non lo credono neanche possibile: sono al buio - e una fitta cortina impedisce loro di “vedere oltre” e godere della gloria di Dio. È la stessa gloria che rifulge, come dice le Sacre Scritture, “nel volto di Cristo” e di cui i Suoi testimoni in esse ci parlano.

Grazie a Dio, ancora oggi avviene in tutto il mondo il miracolo di uomini e donne sulle quali, per così dire, le nuvole si diradano ed essi si rendono conto della magnificenza delle opere di Dio che risplendono nel creato, e soprattutto quella che risplende nella persona di Gesù Cristo, ed essi - non l’avrebbero mai fatto prima - si uniscono al coro di lode e di adorazione di Dio. Egli ne è degno!

Un inno di lode

A persone così, riunite nella comunità cristiana della città di Filippi, in Grecia, si era rivolto, scrivendo loro, l’apostolo Paolo che, dopo aver ringraziato Dio per il miracolo della grazia che aveva loro aperto gli occhi, prega affinché la loro esperienza di Cristo si allarghi sempre di più. Lo fa pure attraverso una sorta di inno, dove egli magnifica la persona e i doni di Cristo. A questo canto di lode egli li invita ad unirsi, sapendo che di tutto cuore vi avrebbero partecipato. E noi, condividendolo appieno, pure noi vi partecipiamo?

Vorrei così passare in rassegna questo testo, pregando affinché molti che leggono od odono questo messaggio, possano davvero unirsi essi stessi per esperienza all’Apostolo che scrive queste parole, facendole proprie queste espressioni di lode.

“...fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza, per essere sempre pazienti e perseveranti; ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli” (Colossesi 1:11-20).

La magnificenza di che cosa Dio ha fatto di noi

L’apostolo Paolo scrive ai cristiani di Colosse e fa loro sapere che egli sta pregando per loro affinché la gloriosa potenza di Dio rafforzi la testimonianza che essi rendono alla fede in Cristo rendendoli perseveranti e pazienti nelle prove (11), quelle che inevitabilmente devono affrontare come cristiani, discepoli di Cristo. Le difficoltà con le quali essi devono misurarsi in questo mondo ostile a Dio possono essere sostenute con gioia, egli dice, nella misura in cui:

    • essi saranno costantemente consapevoli di chi essi sono in quanto cristiani davanti a Dio,

    • della portata di quello che è avvenuto nella loro vita,

    • di che cosa essi sono stati fatti oggetto da quando sono stati raggiunti dall’Evangelo di Gesù Cristo.

Essi, infatti, quando sono giunti alla fede in Cristo, sono stati personalmente coinvolti in quella che non è nulla di meno di una rivoluzione del loro modo di pensare e di vivere e che, per questo, li ha resi diversi dal resto del mondo intorno a loro.

La prima cosa che Paolo mette in evidenza al riguardo della consapevolezza di ciò che Dio li ha fatti diventare e per la quale devono ringraziarlo, la troviamo al versetto 12 “...ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”, anche tradotta: “...che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (CEI2008), “ci ha fatti degni di partecipar la sorte de' santi nella luce” (Diodati).

Nella Sua grazia, Dio sceglie, estrae, dal contesto dell’umanità perduta, dei peccatori e li rende “degni”, “capaci”, li mette in grado, li abilita, li qualifica a ricevere i beni di un’eredità (il significato qui di “sorte”), quella riservata “ai santi”.

L’eredità dei santi. La “sorte dei santi”, l’eredità di cui sono stati resi contitolari, è un’allusione alla terra promessa al popolo di Israele, Canaan, terra che era stata suddivisa fra le tribù israelite secondo la volontà e i propositi di Dio. Essa non era un’acquisizione di volontà ed opere umane, ma è un puro dono della grazia e della sovranità di Dio, la terra che Egli, come Padre del Suo popolo, aveva lasciato loro in eredità. Tutta la terra appartiene a Dio, ma quella terra doveva essere la prefigurazione di una società che vive in conformità con la volontà di Dio, al Suo servizio e volentieri sottoposta alla Sua sovranità.

Le benedizioni che per grazia di Dio ci sono disponibili in Cristo sono la nostra “terra promessa”. Ogni luogo dove noi, come singoli, famiglie e comunità viviamo queste benedizioni è pure la nostra “terra promessa”, caparra di una magnifica eredità futura. La comunità dei cristiani in questo mondo è chiamata ad essere, infatti, testimonianza vivente, “locale”, a Dio in vista dell’eredità che un giorno riceverà pienamente e della quale oggi gode le primizie. Essa ne gode dopo la morte del testatore, Cristo. Di essa lo Spirito Santo è la caparra.

Essi ricevono tutto questo in eredità perché sono stati resi, per grazia, figli adottivi di Dio. Si tratta di un’eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile, “conservata in cielo per noi” - dice la Scrittura. È fatta di quelle cose solide, sostanziali che un giorno possederemo, quel regno, salvezza e gloria che Dio si è compiaciuto di farne oggetto il “piccolo gregge” di Cristo. Esso include tutte le cose che erediteranno e che include Dio stesso (!) com’è scritto: “Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno” (Salmo 73:26), la “grandissima ricompensa” promessa ad Abraamo.

Si tratta dell’eredità “dei santi” e di nessun altro, vale a dire di coloro che Dio ha santificato e “messo a parte” nella Sua eterna elezione. Sono coloro che sono santificati dal sangue di Cristo, i cui peccati sono stati perdonati tramite il Suo sacrificio di espiazione e nei quali è stato innescato un processo di santificazione. Per conseguenza, essi vivono in questo mondo in modo moderato, giusto e santo.

Questa eredità è “nella luce” perché è là, in quella “luce inaccessibile” dove Dio risiede e che “nessun uomo ha visto né può vedere”. Dio stesso e il Suo Cristo è questa “luce”, la luce della gioia eterna, la luce della Nuova Gerusalemme, dove i santi, gli eletti, sono benedetti di una visione chiara, piena e beatifica di Dio in Cristo, perché là Lo vedono faccia a faccia.

Una sorte immeritata. Partecipare “alla sorte dei santi”, l’esserne degni, adatti, non è qualcosa che essi abbiano di per sé stessi o si conquistino con opere meritorie, ma è Dio che rende degno chi non lo è e non lo potrebbe da sé mai essere. Per natura acquisita, infatti, siamo del tutto inadatti e non meritiamo altro che la giusta condanna da parte di Dio. Siamo impuri, non santi, indegni della sorte dei santi, indegni non solo di dimorare con Dio ma anche solo di rivolgergli la parola, santo com’Egli è. Noi siamo “tenebre” e non possiamo sopportare una tale luce o avere comunione con essa. Ai cristiani di Efeso l’Apostolo dice: “perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore” (Efesini 5:8). È Dio che, per la Sua misericordia si compiace di rendere adatti a Lui un numero scelto di peccatori che pure nulla meriterebbero. È Lui che concede loro ogni benedizione spirituale in Cristo, è Lui che di adotta come Suoi figli, e questo per la Sua sovrana volontà e decisione. Egli li rende giusti grazie alla giustizia di Cristo. È così che li rende eredi e dà loro speranza di vita eterna, É grazie a Gesù che Egli perdona tutte le loro trasgressioni, che li purifica nel Suo sangue. È lui che da un numero scelto di immeritevoli peccatori si forma la Sua chiesa “per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Efesini 5:27). È così che li rende degni, e che li mette “in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”. È Dio che li rigenera spiritualmente e innesta in loro i principi di vita e luce, grazia e santità, senza la quale nessuno vedrà il Signore o potrà entrare nel Suo Regno.

Essi hanno, quindi, abbondanti ragioni per ringraziare il Padre. Erano infatti come mendicanti che giacevano nel letame e ora sono resi degni di sedere fra i principi ed ereditare il regno della gloria, come dice il Salmo: “Egli rialza il misero dalla polvere e solleva il povero dal letame” (Salmo 133:7). Erano in bancarotta, immersi nei debiti, dovevano una cifra spaventosa che non avrebbero mai potuto ripagare. Ora, però, grazie a Cristo, è tutto pagato, tutto saldato e perdonato.

Tutto questo l’Apostolo lo ribadisce, condensandolo, nel versetto 13 “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio”. Questo mondo vive nelle tenebre morali e spirituali.

Capovolgendo e mistificando la sua reale condizione, il mondo si vanta di essere entrato ora saldamente nell’epoca dell’Illuminismo che regna sovrano ed in maniera irreversibile - almeno secondo la sua boria. Ritiene di essersi “liberato da Dio” per essere dio e legge a sé stesso. Come tutti i falsi déi, tutti gli idoli, non durerà però a lungo. Sarà sopraffatto dalle proprie contraddizioni e cadrà miseramente sotto il giudizio di Dio. Dalle idolatrie di questo mondo in Cristo, per grazia, della gente è stata liberata, strappata, trasportata se non fisicamente, spiritualmente e moralmente in una diverso modo d’essere, anticipazione del mondo che verrà. La comunità cristiana, infatti, la chiesa di Cristo, è il contesto dove la Sua gente viene educata, preparata, per il finale compimento di tutte le cose, di tutti gli eterni propositi di Dio. Sei stato tu trasportato nel regno dell’amato Figlio di Dio?

La magnificenza della Persona e opera del Cristo

Per il popolo eletto di Dio, fatto così oggetto di una stupefacente grazia, c’è motivo di lode e ringraziamento verso Dio. Ancor di più e meglio che guardare a ciò che in Lui siamo diventati, guardiamo alla magnificenza della gloria di Cristo e delle Sue opere.

Questo “inno” è composto almeno da dieci strofe, da dieci motivi di lode e di adorazione. Non abbiamo il tempo oggi di approfondirle tutti, ma sicuramente possiamo un poco espanderle per vederle in tutta la Sua magnificenza.

La Sua opera di redenzione. In lui abbiamo la redenzione” (14). Gesù è Colui che Dio abbia prestabilito, affinché come Salvatore, diventasse il sacrificio espiatorio della pena che per i nostri peccati meriteremmo. Nessun perdono a buon mercato: il prezzo pagato è stato altissimo, la Sua vita. Quello che nessuno di noi avrebbe potuto pagare, l’ha pagato Lui per noi. Nessuno e nient’altro l’avrebbe potuto pagare. A Lui solo il merito e la gloria.

L’agente del nostro perdono In lui abbiamo …. il perdono dei peccati” (14). Quando qualcuno ci fa un grave torto, o diciamo che mai lo perdoneremo o liquidiamo la cosa con parole che non ci costano molto. Dio risana la frattura che ci ha separato da Lui operando in prima persona l’effettiva ricostruzione del nostro rapporto con Lui. Ammirevole ed esemplare.

Egli è l’immagine del Dio invisibile. “Egli è l’immagine del Dio invisibile” (14a); “Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza” (19). La creatura umana si è allontanata da Dio e Dio l’ha abbandonata. Il senso di lontananza o persino di assenza di Dio che molti sentono è reale. In Cristo, però. e nell’annuncio oggi del Suo Evangelo, Dio si rende presente e si avvicina alle creature umane nella Sua pienezza. Beati quelli che Lo riconoscono e da Lui sono ricuperati e risanati. Che grazia stupefacente!

Egli è “il primogenito d’ogni creatura”. “Egli è … il primogenito d'ogni creatura” (14c); “poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (16). Qui sarebbe possibile e più verosimile tradurre “primo generante” o “progenitore” di ogni creatura, perché il Cristo sta all’origine di tutto ciò che è stato creato. Così come Cristo è l’agente della creazione, Egli è la causa efficiente della “nuova nascita”, della rigenerazione spirituale e santificazione dei redenti. Un reale cambiamento della condizione umana lo possiamo e lo dobbiamo cercare solo in Lui. Che stupefacente dinamica di vita questa è! Il Cristo è il mezzo ed il fine di ogni cosa!

Egli è prima di ogni cosa. “Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui” (17); “...affinché in ogni cosa abbia il primato” (18c). Il Cristo non solo precede ogni cosa, ma deve avere precedenza su ogni cosa. C’è chi dà al Cristo solo un posto ed una funzione marginale nella sua vita, se glielo dà. Il Cristo ed il servizio che a Lui si rende, però, deve avere priorità nella vita del popolo di Dio, nella nostra vita, se davvero confessiamo che Lui è il nostro Signore e Salvatore. A Lui ogni onore e gloria!

Egli è il capo della chiesa. “Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa” (18a). La chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù, è il corpo di cui Egli è la testa, il capo. Egli è e rimane il centro di controllo e di movimento di tutte le attività di coloro che Gli appartengono. Lo fa mediante la Sua Parola e Spirito, una funzione che non delega a nessun altro. A Lui solo ogni onore e gloria.

Egli è il Risorto. “...è lui il principio, il primogenito dai morti” (18b). Gesù, il Cristo, è il primo ad essere risorto dai morti con la sua forza, e ad una vita immortale. Sebbene altri fossero stati fatti risorgere prima di Lui e da Lui, nessuno ad una condizione di immortalità. Il sentiero della vita, quello che porta all’immortalità l’ha manifestato Lui come uomo. Come tale è pure la primizia di quelli che sono morti, la garanzia, la caparra della futura risurrezione di coloro che appartengono a Lui, che sono uniti a Lui con un vincolo di comunione. Della risurrezione Cristo è causa efficente ed esemplare. Chi altri al mondo è risorto dai morti ed è garanzia di risurrezione?!

Egli è il Riconciliatore universale. Gesù, il Cristo, infine è Colui che solo può riconciliare tutte le cose. “...e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli” (20). L’aspirazione alla conciliazione ed alla pace è universale. In un mondo, però, di poteri in competizione questo non lo potrà mai garantire nessuno. Riconciliazione e pace è possibile quando l’orgoglio dei signori di questo mondo scompare e ci si sottomette all’unico, vero e legittimo Signore, il Re dei re ed il Signore del Signore. Pace ed armonia si trovano solo in Lui e saranno realizzare in Lui. A Lui lode e gloria per sempre!

Conclusione

La magnificenza del cielo stellato la possiamo scorgere e celebrare quando si spengono le luci artificiali di questo mondo, e le nuvole oscure si dissipano. I nostri occhi purtroppo si sono abituati, adattati all’oscurità ed alle luci artificiali. La luce e la magnificenza del creato può essere scorta ed apprezzata aprendoci alla magnificenza che sta al di là del ristretto mondo che ci siamo creati. C’è però una magnificenza ancora maggiore, quella della santità di Dio, sicuramente abbagliante e intollerabile per i nostri occhi. Dio, però, viene a noi nella persona di Gesù di Nazareth, che Dio Padre ha stabilito come Messia e Salvatore del mondo, l’unico. Seguendo Gesù come Suoi discepoli piano piano la nostra vita si aprirà a quello che neppure ritenevamo possibile e che, per grazia, Dio ce lo vuole donare, perché in comunione con la luce morale e spirituale di Dio eravamo destinati come creature umane.

Prego che il Signore lo possa rivelare anche a te che mi hai seguito in questa riflessione fino a questo punto perché alla comunione con Lui Egli ti sta chiamando e ti porterà, purificandoti e rendendoti adatto ad essa. Come scrive l’Apostolo: “perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6). Che così possa essere per te.

Paolo Castellina, 16 novembre 2016