Poetica
L’utile per scopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo: ecco la poetica di Manzoni, ossia il suo modo di vedere la scrittura. Analizziamola ora nel dettaglio:
· L’utile per scopo: A cosa serve l’arte?
Per Manzoni, era fondamentale che la scrittura insegnasse qualcosa al lettore, ossia che avesse un’utilità, che mandasse un messaggio preciso. L’arte deve insegnare ed educare, non solo divertire o distrarre. Nel caso de “I Promessi Sposi”, l’insegnamento di Manzoni riguarda la Provvidenza, ossia il piano che Dio ha per ognuno di noi: essa verrà sempre messa in atto, quindi dobbiamo avere fede nella giustizia divina e combattere attivamente contro le prepotenze di tutti i giorni.
· Il vero per soggetto: Di cosa parla l’arte?
Manzoni riteneva fondamentale raccontare fatti reali, o comunque verosimili, cosicché il lettore potesse venire a conoscenza della verità storica.
Ne “I Promessi Sposi”, il vero per soggetto, è rappresentato anche da una finzione letteraria, il Manoscritto del Seicento: Manzoni finse infatti di aver trovato un testo anonimo, scritto in italiano del ‘600, e di averlo tradotto nella lingua moderna, così da renderlo comprensibile per tutti, perché trovava che la storia raccontata fosse degna di essere conosciuta. Secondo questa narrazione, è così che nascono “I Promessi Sposi”. Manzoni riportò addirittura l’inizio del presunto manoscritto anonimo, in modo tale da risultare più credibile. In realtà, sappiamo che lo fece sia per perseguire la poetica del vero per soggetto, perché nulla potrebbe risultare più storicamente accurato di una fonte diretta, tale il manoscritto, sia per proteggersi da eventuali accuse di sovversione o di opposizione al governo. Infatti, nel 1800, periodo in cui vengono scritti “I Promessi Sposi”, l’Italia era sotto la dominazione austriaca; nel 1600, invece, il governo era spagnolo: nel caso in cui qualcuno avesse notato questo parallelismo, e Manzoni si fosse implicitamente dichiarato contrario al governo austriaco, lo scrittore avrebbe potuto scaricare le colpe sull’anonimo, in quanto lui si sarebbe semplicemente limitato a tradurre sue parole.
Al di là di questa finzione letteraria, “I Promessi Sposi” è comunque un romanzo storico, perché i fatti narrati sono tutti verosimili e i personaggi, spesso, sono davvero esistiti (Gertrude, oppure Fra Cristoforo, per esempio).
· L’interessante per mezzo: Come parla l’arte?
Per fa sì che il messaggio dello scrittore passi, e che il lettore possa conoscere la realtà dei fatti e la Storia, bisogna però far appassionare quest’ultimo, affascinarlo a trasportarlo all’interno del romanzo: farlo interessare. Ciò perché, per raggiungere lo scopo, occorre usare il mezzo giusto: se il lettore non si sentirà coinvolto, si annoierà e abbandonerà il romanzo, quindi non imparerà nulla di quello che lo scrittore avrebbe voluto trasmettere. È proprio qui che sta la bravura dello scrittore: rendere interessante una storia apparentemente noiosa, così da poter insegnare qualcosa a chi legge. Ecco perché Manzoni sceglie di comunicare attraverso il romanzo, il genere letterario considerato più accattivante.
Temi
I temi trattati nel romanzo sono:
· Il Seicento
Al fine di far immedesimare il lettore, e per rimanere fedele alla poetica del vero per soggetto, Manzoni descrive nel dettaglio la società del 1600. Oltre a presentare alcuni costumi tipici dell’epoca, e a narrare vicende storiche risalenti al periodo (la peste, i tumulti di Milano, e molto altro), lo scrittore critica pesantemente la società di allora: l’accento viene indubbiamente posto sugli aspetti negativi, come i soprusi, le prepotenze e le oppressioni esercitate dai potenti, la divisione marcatissima in classi sociali, l’inefficienza della legge e la corruzione della giustizia.
· La Giustizia Terrena
Essendo il 1600 un’epoca corrotta, piena di prepotenze e soprusi, vien da sé che la giustizia non risultasse utile né efficace. Manzoni descrive come la legge venisse sostanzialmente interpretata a proprio piacere, così da risultare sempre a favore dei più potenti: ciò viene spiegato perché, secondo lo scrittore, la giustizia terrena non avrebbe mai potuto essere onesta e appunto, giusta. Per lui, l’unica fonte di vera giustizia non era umana, perché imperfetta, ma divina: la Provvidenza.
· La Provvidenza
Manzoni credeva fermamente nel piano divino, pensando che si sarebbe realizzato e avrebbe visto trionfare i giusti sui prepotenti. Nel romanzo accade esattamente ciò: nonostante tutte le peripezie, comunque previste e volute da Dio, Lucia e Renzo riescono a sposarsi, mentre Don Rodrigo muore di peste. Dio, secondo Manzoni, è quindi l’unica vera fonte di giustizia, da preferire alla fallimentare e corrotta giustizia terrena.
· La Religione
Manzoni vede nella fede religiosa la risposta ai propri problemi, perché Dio aiuterà sempre i deboli e i giusti: bisogna quindi confidare in lui, tanto che si lotta contro le ingiustizie. Il personaggio che meglio incarna questo concetto di fede manzoniana è indubbiamente Lucia, affiancata Fra Cristoforo. Colui che, nonostante sia un curato, rappresenta invece l’esatto opposto della concezione di religione dello scrittore è Don Abbondio, perché non ha fede e non compie nemmeno il suo dovere di prete: codardo e ignavo, si sottrae da ogni disputa, invece di aiutare i poveretti.
· Gli Umili
La destrezza popolare, i problemi della gente comune, la vita quotidiana degli umili e semplici paesani sono sicuramente un argomento nuovo per un romanzo dell’epoca: un tema che Manzoni sceglie di trattare, con spirito rivoluzionario, per perseguire la sua poetica del vero per soggetto. I caratteri, i difetti e le emozioni della gente comune, burattini nella mani di Dio, per la prima volta, vengono messi al centro di un capolavoro letterario.
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