Ambientazione
Tempo: mattina di fine Agosto del 1630
Luoghi: Lazzaretto, porta orientale, casa di Don Ferrante, casa di Cecilia
Personaggi
Renzo, Gente per le strade di Milano, la madre di Cecilia, la donna in casa di Don Ferrante, un gruppo di Monatti
Vicenda
Renzo entrò ormai a Milano; il giovane si incamminò e piano piano arrivò in una piazza dove ci fu la macchina della tortura. Renzo sentì dei rumori, da questa piazza vide spuntare dei carri con sopra dei morti con un gruppo di monatti che frustavano i cavalli bestemmiando. Questi cadaveri erano nudi e uno vicino all’altro. Pregò per tutte queste persone, anche se sconosciute, però pensò anche al fatto che potesse esserci Lucia su quei carri. Renzo parlò con un prete che stava confessando e ottenne alcune informazioni sulla casa di Don Ferrante. Renzo fu sempre più turbato per Lucia, non ebbe notizie se fosse viva o morta. Passò per una zona infestata dai cadaveri, delle porte erano inchiodate perchè c’erano delle persone o malate o morte. Inoltre, per strada ci furono dei cadaveri caduti dai carri o buttati addirittura dalla finestra. C’era solo il rumore dei carri, i lamenti dei poveri e il suono delle campane.
Le persone che andavano in strada erano molto strani: indossavano vestiti corti, con barbe e capelli arruffati. Alcuni avevano delle armi per minacciare chi aveva attorno a sé. Tutti andavano in mezzo alla strada per paura delle polveri, furono lanciate dalle finestre. Renzo vide molto movimento, i monatti entravano e uscivano da queste case. Inoltre, rimase colpito da una scena. Una donna andava verso i carri dei monatti, in braccio aveva una bambina morta di circa nove anni, con i capelli arruffati e un vestito bianco. La donna la posò sul carro e disse ai monatti “Mettetela sotto terra così”. Renzo cercò di riprendersi dopo questa scena, però, mentre cercò di ricordare la strada sentii dei strani rumori di grida e pianti. Ci fu una colonna di ammalati che furono condotti al lazzeretto.
Renzo si incontrò con un commissario e chiese indicazioni per la casa di Don Ferrante, andò e bussò. Appena si aprì la finestra, Renzo chiese se Lucia abitasse ancora lì. Ma non ci fu, era andata dal lazzaretto e si chiuse la finestra.
Renzo però, bussò di nuovo. Un’altra donna lo scambiò per un untore, incominciò a correre ma venne inseguito. Fu quasi preso, ma grazie ai carri gli inseguitori si spaventarono dei morti e si fermarono; mentre Renzo saltò immediatamente sul secondo carro. Renzo ringraziò tutti. Un monatto esclamò “Viva la peste!” con un fiasco in bocca che diede a Renzo ma lui rifiutò. I carri continuarono ad andare, mentre Renzo cercò il momento giusto per scendere.
Ad un certo punto, riconobbe la strada e scese subito. Raggiunse il lazzaretto, e ci furono malati ovunque. Renzo rimase in mezzo fermo in mezzo al portico.
Temi
La giustizia è uno dei temi più importanti del romanzo. Secondo Manzoni servono profonde riforme del sistema giudiziario che consentano di perseguire nel modo dovuto.
Citazioni
“Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa…”
Tecniche narrative
Il protagonista del capitolo è Renzo. Egli torna a Milano dopo due anni del suo primo viaggio in città, affrontando varie prove per scoprire la sorte che aspetterà a Lucia. La prima parte esprime la descrizione del tempo atmosferico, cupo a causa del tempo nuvoloso, che sono particolari che aumentano l'angoscia di Renzo. Il capitolo è caratterizzato da una lunga serie di descrizioni che aprono la triste condizione della città spopolata dalla peste. Manzoni descrive l'alterazione della società a causa dell'epidemia, della diffidenza reciproca e della paura degli untori