Significato socio culturale
Significato socio culturale
Significato socio-culturale
-Perché “I Promessi Sposi” si studiano e si leggono ancora?
Chi non se l’è chiesto, mentre malediceva Manzoni?
Innanzitutto, dobbiamo sapere che Manzoni ha impiegato ben tre stesure prima di arrivare alla versione definitiva del romanzo:
1. “Fermo e Lucia” (1821-1823): la trama era completamente diversa rispetto a quella che conosciamo ora; come lingua venne utilizzato il dialetto lombardo.
2. “Gli Sposi Promessi” (1827): dopo essere andato a “sciacquare i panni in Arno”, ossia aver soggiornato a Firenze per imparare la lingua locale, Manzoni stravolge la vicenda e la riscrive in dialetto fiorentino.
3. “I Promessi Sposi” (1840-1842; pubblicazione nel 1847): finito di trasformare la storia in quella che leggiamo adesso, anche la lingua viene perfezionata, diventando italiano.
Tutti queste revisioni servirono a uno scopo ben preciso: arrivare a scrivere in italiano. È proprio grazie agli anni di studi e ricerche in ambito linguistico che “I Promessi Sposi” diventò il romanzo tanto amato e popolare, che ancora oggi ci tocca studiare: la sua caratteristica peculiare è infatti quella di essere il primo libro in italiano moderno, derivato del dialetto fiorentino. Manzoni, tanto lavorò sulla parte linguistica del romanzo, riuscì addirittura a far entrare nuove parole nell’uso comune: si pensi a Perpetua, la serva di Don Abbondio, vocabolo oggi utilizzato come nome comune per indicare la domestica di un prete.
Ma perché Manzoni si spese tanto per scrivere in italiano? Perché l’Italia, nonostante fosse prossima all’unità nazionale, era ancora talmente tanto divisa da non avere nemmeno una lingua nazionale, conosciuta e parlata da tutti: fino ad allora, gli italiani conoscevano solamente i dialetti locali. In una situazione del genere, in cui era impossibile comunicare tra regione e regione, come si poteva pretendere di unificare una Nazione? Come si sarebbero parlati tra loro i compatrioti? Il problema era serio, quindi Manzoni si rimboccò le maniche per risolverlo, donandoci il primo romanzo in lingua nazionale. Per questo merito, e per il suo impegno nella vita socio-politica in generale (si pensi ai contenuti delle odi “Il Cinque Maggio” e “Marzo 1821”), fu nominato Senatore della Prima Italia nel 1861, a seguito dell’Unità.
Non dimentichiamo inoltre gli umili, protagonisti del romanzo: facendo di due paesani le figure centrali del suo capolavoro, Manzoni compie una scelta rivoluzionaria e assolutamente nuova per il suo tempo, nel quale si raccontava solo delle note gesta di grandi e potenti personaggi. Fu quindi anche grazie a lui che si iniziò a scrivere e narrare di persone semplici e comuni, rendendole non più solo comparse, ma, finalmente, anche protagoniste: d’altronde, al mondo ci sono più contadini e operai che re ed eroi, ognuno di loro con una storia alle spalle. Perciò, perché non raccontare anche la vita quotidiana della gente comune, nella quale il lettore si sentirà sicuramente più rispecchiato? Manzoni se lo chiese e si rispose: “Perché no?”.