Temi trattati
Il Seicento e la Giustizia Terrena; la Religione
Come i temi vengono trattati
Con puntuali riferimenti storici, Manzoni usa l'Innominato per farci capire come funzionava la giustizia nel 1600: il tiranno promette favori per guadagnarsi il consenso dei potenti, e i potenti chiedono favori al tiranno per farsi ragione da sé. Inoltre, questi ultimi non si oppongono al primo: diventano docili caprette davanti a un uomo di cui nemmeno conoscono il nome.
Lo stesso discorso vale per il conte zio, il quale chiede il proverbiale favore al padre provinciale: l'arma più potente dopo le armi vere e proprie, è il favore amicale.
Fra Cristoforo pronuncia l'unica frase non ambigua e alludente al favore di tutto il capitolo: “Oh Dio! cosa faranno que’ meschini, quando io non sarò più qui!”. Il padre si dispiace infatti più per Lucia, Renzo e Agnese che per sé stesso; nonostante ciò, accetta senza polemica la decisione altrui d'essere trasferito a Rimini. In tutta la sua umiltà, il frate alzò gli occhi al cielo, e s’accusò d’aver mancato di fiducia, d’essersi creduto necessario a qualche cosa. Mise le mani in croce sul petto, in segno d’ubbidienza, e chinò la testa davanti al padre guardiano.
Perché i temi vengono trattati
Manzoni, sempre fedele al vero per soggetto, ci mostra che il Seicento va così: giustizia privata e favoritismi, armi e violenza. Comandano i tiranni più che le grida, e anche i tiranni rispettano le loro gerarchie. Il secolo narrato dallo scrittore è luogo di amicizie e inimicizie, e sono esse a dettare le sorti dei personaggi coinvolti.
Lo scrittore mette quindi in luce l'ennesima falla della giustizia terrena: la legge del più forte.
In contrapposizione a ciò, Manzoni pone la fede e l'umiltà di Fra Cristoforo, luce nella caverna buia e insidiosa del 1600.