Gli stili di apprendimento descrivono il modo in cui ciascun individuo riceve, elabora e rielabora le informazioni. Ogni studente tende a privilegiare determinate modalità sensoriali, cognitive o relazionali per comprendere e memorizzare meglio ciò che apprende.
Conoscerli consente ai docenti di variare le strategie didattiche, creare ambienti inclusivi e promuovere un apprendimento significativo, personalizzato e motivante.
Tra i modelli piĂą noti e usati in ambito educativo troviamo:
Modello VARK (Fleming, 1987): identifica quattro canali principali:
Visivo (mappe, grafici, immagini);
Auditivo (ascolto, discussione, spiegazione orale);
Lettura/Scrittura (testi, schemi, appunti);
Cinestetico (esperienza, sperimentazione, manipolazione).
Modello Kolb (1984): propone il ciclo dell’apprendimento esperienziale, che alterna:
Esperienza concreta,
Osservazione riflessiva,
Concettualizzazione astratta,
Sperimentazione attiva.
Da qui derivano quattro profili: divergente, assimilatore, convergente, accomodante.
Teoria delle Intelligenze Multiple (Gardner, 1983): amplia la prospettiva parlando di intelligenze differenziate (logico-matematica, linguistica, musicale, corporeo-cinestetica, spaziale, interpersonale, intrapersonale, naturalistica).
Modello Honey & Mumford (1986): individua quattro stili di apprendimento pratico: attivista, riflessivo, teorico, pragmatico.
Nella scuola contemporanea non si tratta di etichettare lo studente, ma di offrire molteplici modalità di accesso al sapere. Ogni persona usa in realtà una combinazione di stili, che può variare nel tempo, nel contesto e nell’attività proposta.
Da questa prospettiva nasce il principio pedagogico dell’Universal Design for Learning (UDL), che suggerisce di progettare percorsi che offrano:
Molteplici modalità di rappresentazione (il “cosa” si apprende);
Molteplici modalità di azione ed espressione (il “come” si apprende);
Molteplici modalità di coinvolgimento (il “perché” si apprende).
L’AI, grazie alla sua capacità di adattamento e multimodalità , può sostenere questi tre pilastri rendendo la didattica più accessibile, inclusiva e personalizzata.
L’Intelligenza Artificiale può:
Adattare i materiali a seconda dello stile prevalente (testo, audio, video, grafica, simulazione);
Generare risorse multimodali (mappe, podcast, quiz, infografiche);
Fornire feedback personalizzati sui processi di apprendimento;
Supportare l’autoregolazione e la metacognizione, aiutando lo studente a comprendere il proprio modo di imparare.
Fleming, N. D., & Mills, C. (1992). Not Another Inventory, Rather a Catalyst for Reflection. To Improve the Academy.
Kolb, D. A. (1984). Experiential Learning: Experience as the Source of Learning and Development. Prentice-Hall.
Gardner, H. (1983). Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. Basic Books.
Honey, P., & Mumford, A. (1986). The Manual of Learning Styles. Peter Honey Publications.
CAST (2018). Universal Design for Learning Guidelines, version 2.2.
Bruner, J. (1966). Toward a Theory of Instruction. Harvard University Press.
Vygotskij, L. S. (1978). Mind in Society: The Development of Higher Psychological Processes. Harvard University Press.