La giornata dei morti

Cambia la regione, cambia la tradizione

di Debole Elsa e Pernicone Giorgia 3C

Il 2 novembre di ogni anno si celebra la “Giornata dei Morti”, giorno in cui i cristiani cattolici omaggiano i defunti. Nelle varie zone d’Italia si celebra in modi differenti. Durante la notte tra l’1 e il 2 novembre molti mettono in cucina un vaso pieno d’acqua fresca per far dissetare i defunti, questo è il caso di alcune zone lombarde. Nel Friuli si lascia un secchio d’acqua, del pane e un lume acceso. Nel Trentino, Val D’Aosta e Piemonte dentro le abitazioni si lascia una tavola apparecchiata e un focolare acceso per i defunti. Nella regione ligure vengono preparati i bacilli ed i balletti, cioè fave secche e castagne bollite, perché tanto tempo fa durante la notte dell’1, i bambini giravano le case per ricevere i “beni dei morti”. Nel territorio umbro si preparano gli stinchetti dei morti. In Abruzzo si lasciano alla finestra tanti lumini accesi quante sono le anime care. Nella città di Roma per tenere compagnia al defunto si consuma, vicino alla tomba, un pasto. Nella nostra Sicilia, secondo un'antica e magica leggenda, nella notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti visitano le case dei cari ancora in vita portando dei doni ai bambini. I regali “de murticeddi” vengono rigorosamente nascosti nei posti più strani per rendere ancora più eccitante la “caccia al dono” che avviene la mattina del 2 novembre in tutte le case siciliane. Questa antica usanza tende purtroppo a scomparire, a disincantare i bambini che sono sempre più costretti ad abbandonare presto il loro meraviglioso mondo di fantasia. Oggi, tutti i bambini lo sanno, i regali vengono acquistati dai genitori. Oltre ai giocattoli esiste l’usanza di regalare scarpe nuove piene di dolcetti al loro interno come i particolari biscotti di questa festa i “Crozzi i mottu” o i “Pupatelli”, i “Taralli” e i “Totò”. Frutta secca e cioccolatini accompagnano “U Cannistru” (un cesto ricolmo di primizie di stagione) frutta secca come la frutta martorana e altri dolci come i “Pupi ri Zuccaru” (statuette di zucchero dipinte a mano).