La collezione del signor Benser

di Siria Garofalo 3E

Questo racconto si è classificato al quarto posto nella graduatoria del premio nazionale "La trama e la lama":  sarà inserito in un'antologia del premio insieme agli altri racconti premiati o ritenuti meritevoli.

Il signor Benser, quella mattina, era agitato. Si nota subito quando non è tranquillo. Al suono della sveglia, aprì il cassetto, prese una delle sue tante lame da collezione e colpì la sveglia così tante volte che i piccoli pezzetti svolazzarono qui e lì fino a che una molla non gli arrivò in testa e lo fece sobbalzare. E quante volte, preso ancora dal sonno, aveva impugnato il coltello dalla parte sbagliata e si era graffiato i palmi! Poi urlava più forte che mai. Ecco, quella mattina era una di quelle storte! Il gatto Lamin scappava ogni volta che lo sentiva arrivare. Con quel suo pelo arricciato e scombinato era uno di quei gattacci che nessun bambino avrebbe mai voluto accarezzare. Bum! Bum! La suola delle ciabatte del signor Benser colpiva ogni scalino con forza e faceva tremare tutte le lame appese ai muri. Erano di ogni tipo: lunghe, corte, a sciabola, a falce, le aveva collezionate ormai quasi tutte. Come ogni mattina, quella strana mattina, accese la TV, ma in modo ancora più brusco; prese il telecomando e, con tutta la forza del mattino raccolta nel suo dito indice, schiacciò il tasto di accensione, e poi, lanciò il parallelepipedo nero contro la TV, che, per fortuna, non si ruppe. E dico per fortuna perché quel giorno a Benser sarebbe arrivata la miglior notizia di sempre. Si vestì in fretta, più veloce che poté, uscì di casa e arrivò davanti alla vetrina del negozio “F.lli Coltelli” tutti lì li conoscevano per la loro maestria nell’affilare le lame. Ed eccola lì, la nuova collezione di coltelli della sua azienda preferita. Era sua, era tutta sua. Più affilati di quelli non ce n’ erano al mondo. Dopo il suo acquisto tornò a casa tutto fiero, pronto a trovare un piccolo spazio nel muro per appenderli. Non era sicuro che ce ne fosse di spazio in realtà, forse poteva appenderli nel bagno degli ospiti, lì un po' di spazio era rimasto. E invece, di spazio, ce n’era e come. Quel giorno  la parte più preziosa della sua collezione di coltelli era sparita improvvisamente. Benser avrebbe voluto urlare tante di quelle cose, ma dalla sua bocca non uscì niente. Diventò rosso però, più rosso di un peperone fino a che non esplose. E tutti i vicini sentirono quell’esplosione…

- Giuro che taglierò la testa a chi ha osato solamente sfiorare le mie lame! - esclamò furioso.

Per giorni se ne stette lì impalato, a pensare e pensare, fino a quando un giorno gli venne una meravigliosa idea. Si alzò di corsa e si fiondò dritto verso la sua destinazione. Era così evidente! Era stato sicuramente il signor Baffocorto! Si chiamava così, ma l’unica cosa che non aveva di corto erano proprio i baffi. Tutto il resto era corto, anzi cortissimo: i pantaloni, i calzini, le maniche di camicie e di giacche, le braccia… Lunghissimo invece era il suo conto in banca, frutto di tutte le sue malefatte. Gliela avrebbe fatta pagare a quel ladro ficcanaso! Avrebbe avuto la sua vendetta, quella che non era riuscito a ottenere anni prima. Da giovani, infatti, i due erano stati grandi amici. Si divertivano a combinare marachelle, ma Baffocorto aveva sempre avuto l’inclinazione a rubare. Un giorno, convinse pure Benser a compiere un furto. Rubarono insieme tutta la collezione di cappelli del nonno

- Non posso mica rubare le cose a mio nonno, ma che storia è questa?!

 Il piccolo Benser non avrebbe mai voluto compiere un atto del genere e alla fine restituì tutto prima che il nonno se ne accorgesse. Da quel momento si era conclusa la loro amicizia. Quel giorno però era proprio costretto a rivedere quel grugno malefico.

Bussò alla porta, e finalmente se lo ritrovò davanti, un po' più invecchiato, e forse, pure un po' più alto.

-        Sei stato tu! Hai rubato tu tutte le mie lame! - strillò il signor Benser

-        Io!? Ma vedi di andartene, buffone, che qui fai solo una figura barbina!  esclamò Baffocorto ridendo in modo compiaciuto.

-        E chi altro potrebbe mai esser stato?

-        Beh, se non lo sai tu. Ora fuori dai piedi, io non colleziono lame come i vecchi Benserbù.

Pronunciate queste parole, la porta si chiuse, e fu allora che il vecchio Benser perse le speranze. Fece spallucce e si avviò verso casa.

Giunto davanti al suo grande portone udì un leggero rumorino provenire da dentro. L’aveva beccato? Avrebbe acciuffato il ladro? Era il suo momento! Sbam! Spalancò la porta, ma invece di trovare un ladro, trovò il suo nipotino con un grande sacco contenente le sue lame.

-        Nonno, non volevo, io, io ti devo chiedere scusa… anzi, dobbiamo chiederti scusa!

E da sotto il tavolo, il signor Benser vide sbucare un marmocchio, ma non uno qualunque...era il nipote di Baffocorto!

-        Per la miseria, questa è una tragedia! I Benser e i Bafforcorto hanno un legame che non si lascia tagliare da nessuna lama!

E Benser rise così forte che tutte le lame tintinnarono e sorrisero con lui.