Per non dimenticare: 

“Una Leonessa fra i Giusti”

di Aurora Cremona e Aurora Trovato IIID

Il Giardino dei Giusti è un memoriale a chi si è opposto ai genocidi e ai crimini contro la popolazione ebrea durante la Shoah e nasce per onorare persone di tutto il mondo. In esso vengono piantati ogni anno nuovi alberi per onorare le persone che hanno aiutato le vittime delle persecuzioni, difendendo i diritti umani di tutti. Ad oggi però, non vi è più spazio per le piantumazioni, perciò sono stati costruiti nei vari giardini dei muri d’onore su cui vengono scolpiti i nomi dei giusti. Il primo Giardino dei Giusti nacque a Gerusalemme nel 1962. In Italia ne sono stati creati, nel tempo, diversi  ed uno di questi si trova proprio a Palermo all’”Olivuzza”. Qui si stabilirono a fine ‘700 i fratelli Florio di origine calabrese; inizialmente i due fratelli non possedevano molte ricchezze, ma nel corso dell’800 furono protagonisti di una straordinaria ascesa economica fino a diventare nella seconda metà del secolo, una delle prime famiglie industriali italiane ad entrare nella cerchia ristretta dell’alta aristocrazia finanziaria internazionale. L’ultima erede dei Florio fu Giulia, nata a Palermo nel 1909, suo padre era Ignazio Florio e sua madre l’amatissima Franca Florio. Ella crebbe in anni difficili, infatti, dopo la morte degli unici due figli maschi, il padre ne rimase devastato, e sperperando il proprio patrimonio si ricoprirono di debiti. Giulia crebbe sotto le cure della sorella maggiore Igea che seguì a Roma dove questa si era trasferita dopo il matrimonio. Lì, grazie alla sua preparazione in lingue straniere, trovò lavoro al Ministero degli Esteri e conobbe il suo futuro marito: Achille Afan de Rivera Costaguti; un gerarca fascista. Lo storico palazzo Costaguti  dove si trasferì si trovava  a ridosso del Ghetto ebraico della città. Il 16 ottobre 1943, quando la Gestapo circondò il ghetto di Roma, e bloccò tutti gli ingressi per catturare le famiglie ebree per deportarle nel campo di sterminio di Aushwitz, Giulia Florio e suo marito decisero di lasciare aperta la porticina secondaria accogliendo quei poveri ebrei  che così trovarono una via di fuga, salvando la vita  ad oltre  40 persone. Quando gli ufficiali tedeschi si accorsero che molti ebrei mancavano all’appello, iniziarono a cercarli ovunque e frugando di casa in casa controllarono anche il palazzo Costaguti. Achille Afan de Rivera, vestito con la camicia nera e l’uniforme da gerarca, bluffando evitò l’irruzione tedesca. Per aver contribuito a salvare tutte queste vite da morte certa, nel 2002 i due coniugi sono stati dichiarati dallo Yad Vashem “Giusti tra le Nazioni”, perciò i loro nomi sono ora scritti nel “Giardino dei Giusti a Gerusalemme” e nel “Giardino dei Giusti” a Palermo, per ricordare il loro più che coraggioso gesto, che ha implicato l’agire in prima persona e lo schierarsi  a difesa dei più fragili.