C'è ancora domani

di Marco Cammarata III D

Ancora una volta, la scuola ci ha reso partecipi di un evento molto importante: una manifestazione in onore delle donne, vittime di violenza e alla continua ricerca all’emancipazione.

Questi argomenti, sono stati espressi sottoforma di un’opera cinematografica, il film:” C’è ancora domani”. Esso è stato realizzato al fine di soddisfare il bisogno di riconoscersi in un passato italiano comune. Il film è ambientato a Roma, nell’anno 1946, proprio in seguito agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista del film è una donna comune, di nome Delia, interpretata dalla bravissima attrice Paola Cortellesi la quale oltre ad aver assunto il ruolo d’interprete, è stata anche regista e cosceneggiatrice.

Delia riveste il ruolo di moglie, madre e lavoratrice, diventando emblema della condizione politica, sociale e anche fisica delle donne dell’epoca. La protagonista deve districarsi tra i numerosi doveri quotidiani di una donna qualsiasi nel dopoguerra, che non conta nulla rispetto alle figure maschili dalle quali è completamente sottomessa.  La sua è una vita monotona e ripetitiva, caratterizzata dalle negative presenze  di due uomini  strettamente legati alle tradizioni, il suocero Ottorino e il  marito Ivano, che sfoga sulla moglie il suo inspiegabile senso di frustrazione. Durante la giornata, si limita a concedersi un minimo di svago, liberandosi dei propri pesi e confidandosi con la fidata “commare” fruttivendola Marisa e fermandosi a trovare l’ex amore di gioventù, Nino con il quale scambia schivi sguardi e sorrisi, che fanno emergere in lei la consapevolezza di sé stessa e del suo valore.

Raggiungendo tali conclusioni inizia a ritagliarsi piccole quantità di denaro per sé e per la figlia Marcella che è stata purtroppo privata del diritto di poter andare a scuola, per contribuire ai guadagni della famiglia. Essendo una donna così giovane,  il padre tenta di convincerla a sposarsi con un ragazzo appartenente ad una famiglia abbiente. I due giovani s’innamorano, si fidanzano ufficialmente e inaugurano questa promessa di matrimonio con un pranzo insieme alle due famiglie. Il pranzo rappresenta una delle parti maggiormente comiche del film ma, volge alla significativa conclusione che nonostante le differenti condizioni economiche-sociali, la situazione della donna rimane comunque la medesima. Durante il servizio delle pietanze, Delia cade al suolo, frantumando il piatto della madre di Ivano, il quale garbatamente incita gli invitati ad uscire dalla sua dimora, per poi poter punire la moglie, dando origine ad una delle sequenze più belle del film. Ivano scatena sulla moglie la sua violenza, picchiandola brutalmente ma, con una geniale pensata della regista: tutto ci viene mostrato sottoforma d’un balletto, al fine di far comprendere il significato della scena, senza però mostrarne la bestialità.

Delia, dopo il lavoro e durante il tragitto di ritorno a casa, conosce William un soldato americano che  aiuta nel ritrovamento d’una foto di famiglia, ormai ritenuta perduta. L’uomo ne rimane piacevolmente sorpreso e ringrazia dal profondo del cuore la donna che lo ha aiutato. I due, a causa delle diverse lingue parlate, non riescono a comunicare direttamente tra loro e da tale incomprensione si è manifestato un piacevolissimo fraintendimento comico.

La vita di Delia continua sempre allo stesso modo, sino a che vede la figlia ed il fidanzato giocare tra loro, rievocando nella sua mente un ricordo, sostituendo i soggetti con la protagonista ed il marito da giovani, comprende che la storia è destinata a ripetersi.

Preoccupata per la figlia, Delia chiedendo un favore all’ormai amico William, fa scoppiare il bar dei genitori di Giulio, i quali perdendo grandi somme di denaro fuggono dalla città, evitando così un possibile matrimonio con Marcella.

Per tutto il film la protagonista porta con sé una misteriosa lettera, che infonde in lei speranza, nonostante nessuno spettatore potesse immaginare di cosa si tratta.

Delia appare poi per il resto del film agitata, quasi come dovesse realizzare una corsa contro il tempo, interrotta però dalla morte del suocero della quale solo lei si accorge, tenendola però nascosta e dando origine alla mia scena preferita del film, ovvero la donna che spegnendo la luce chiude la porta della camera ed esclama: “ Non oggi”!

La protagonista al mattino seguente fugge frettolosamente, lasciando però a sua figlia il denaro necessario per permetterle gli studi che tanto merita, dimenticandosi però la lettera di fronte al portone, tanto da essere poi letta dal marito e dalla figlia.

Solo  sul finale viene rivelato l’intento del film, facendoci riflettere sulla condizione attuale delle donne nella società.

Paola Cortellesi ha ben pensato di realizzare il film in bianco e nero, attribuendo particolare credibilità all’atmosfera e creando una trama astorica, con riferimenti ad avvenimenti realmente accaduti ma, trattati da un diverso punto di vista.

Ringrazio quindi la regista di aver realizzato questo bellissimo film e ringrazio la Preside ed i professori per aver offerto a tutte le classi terze di poterlo vedere ed apprezzare.