Liliana Segre:

 testimone italiana della Shoah

di La Spina Eva e Rapisardi Vittoria Maria IIC

Ogni anno, il 27 gennaio, ricorre la “Giornata della Memoria” per commemorare le vittime dell’Olocausto.

Le vittime della Shoah sono state circa 15-17 milioni e tra queste ricordiamo Liliana Segre. Nacque a Milano nel 1930 . Crebbe in una famiglia laica di ascendenza ebraica con il padre Alberto Segre ed i nonni paterni. La madre, Lucia Foligno, morì prima che Liliana compisse un anno. Ad 8 anni capì di essere diversa dai suoi compagni perché ebrea: le leggi razziali le proibirono di frequentare la scuola. A 13 anni ha vissuto l’esperienza della deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Il 30 gennaio 1944, dal binario 21 della stazione di Milano, partì per Auschwitz: non sapeva che sarebbe stata una dei 25 bambini minori di 14 anni a ritornare e, ad oggi, una dei pochi sopravvissuti che può raccontare l’orrore dei campi di concentramento.

Sul braccio le venne tatuato il numero di matricola 75190 e nel campo svolse   i lavori forzati in una fabbrica di munizioni.

Per anni Liliana Segre non è riuscita o non ha voluto raccontare ma dai primi anni ’90 ha iniziato a raccontare la sua storia nelle scuole e in incontri pubblici per non dimenticare, per ridare dignità alle vittime e, soprattutto, per scongiurare che possa succedere nuovamente.

Il 19 gennaio 2018, a 80 anni dalle leggi razziali fasciste, il presidente Sergio Mattarella l’ha nominata senatrice a vita ”per aver illustrato la Patria con altissimi meriti in campo sociale”.

Come ha spesso affermato Liliana Segre: ”Coltivare La Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza. E la può usare”.