GINO BARTALI:

 il campione “Giusto tra le Nazioni” 

di Cascino Celine 3 A

27 gennaio 2024: anche quest’anno celebriamo il giorno della memoria ed è importante ricordare chi ha cambiato la vita di molte persone innocenti. Tra questi c’è Gino Bartali, classe 1914, leggenda del ciclismo italiano, vincitore di tre Giri d’Italia (1936,1937,1946) e due Tour de France (1938 e 1948). Bartali però, non è stato “solo” questo perché ha vissuto la sua giovinezza sotto il regime fascista e ha conosciuto direttamente la tragedia della guerra e la “vergogna” della Shoah, decidendo di contribuire al salvataggio di 800 ebrei anche a rischio della propria vita. Determinante fu per lui il forte legame di amicizia con l’arcivescovo e cardinale Angelo Elia Della Costa (anche lui riconosciuto giusto tra le Nazioni nel 2012) il quale si premurò di allestire la Delegazione per l’assistenza agli immigrati che, di fatto, aveva lo scopo di salvare gli ebrei rifugiati o profughi. Dopo l’occupazione tedesca nel 1943, Bartali fu incaricato di portare documenti falsi alle famiglie ebree tra Firenze e Assisi. Le lunghe distanze che doveva percorrere per allenarsi, gli permettevano infatti di raggiungere luoghi lontani dalla sua Firenze e usava la sua bicicletta per nascondere i documenti falsi nel manubrio e nella sella; ogni volta che veniva fermato per i controlli, chiedeva che non toccassero la sua bicicletta perché spiegava che tutte le sue componenti erano state montate per ottenere la massima velocità.

Tante sono le persone che hanno testimoniato il coraggio di Bartali e che proprio grazie a lui sono riuscite a salvarsi. Giulia Donati e Marcella Frankenthal Ventura sono due donne che ricevettero proprio dalle mani del campione i documenti falsi che salvarono le loro vite e quella dei loro familiari. Un’ altra famiglia che si salvò grazie a lui fu quella dei Goldeberg che conobbe per la prima volta a Fiesole nel 1941 e a cui Bartali offrì un rifugio nel suo scantinato quando furono costretti a nascondersi.

Nel luglio del 1944 Bartali attirò i sospetti dei fascisti e fu ricercato, per questo dovette fuggire a Città di Castello dove rimase nascosto per cinque mesi tra amici e parenti.

Per molto tempo Gino Bartali non raccontò a nessuno l’importante contributo che aveva dato per il salvataggio di tante persone ebree e solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2000, le sue “imprese” eroiche vennero alla luce e per questo nel 2005 venne insignito della medaglia d’oro al valore civile e, il 23 settembre 2013, è stato proclamato Giusto tra le Nazioni.