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Qua e là capita, ogni tanto, di sentir nominare la chiesa di San Giovanni al Monte di Quarona; è quel genere di nome che rischia però di passare inosservato, soprattutto se il contesto è magari un articolo del quotidiano locale su una celebrazione religiosa. Capita anche a voi? Forse a maggior ragione per la tendenza, sempre più marcata, all'indifferenza verso la dottrina cristiana nonché alla ricerca di percorsi spirituali alternativi, quando non direttamente l'ateismo.
Le tre croci dietro la chiesa
Se da un lato la tecnologia ha sicuramente favorito quest'allontanamento, dall'altro rende anche molto più facile "ricordarsi" della nostra lunga storia cattolica; nel mio caso, più materialmente, mi hanno incuriosito la webcam piazzata lassù (consultabile anche dal portale InValsesia) e la possibilità di allungare fino alla vetta del Monte Tucri.
Meglio tardi che mai! D'altronde, se un uomo che ha cento pecore ne smarrisce una, quando l'avrà ritrovata si rallegrerà più per lei che per le altre novantanove... Chi ha orecchi, intenda!
Parcheggio l'auto nei pressi del campo sportivo comunale e raggiungo poco dopo il sentiero, che presto diventa una mulattiera in salita. E che salita! Similmente ad altri sentieri di carattere artistico/religioso, la pendenza decisa conferisce subito un tono di vero e proprio "pellegrinaggio" all'escursione. Le fronde degli alberi mi proteggono dal sole di luglio mentre raggiungo il primo punto panoramico, una cappelletta con un'antenna in cima: ecco dov'è piazzata la webcam che controllo sempre prima delle scarpinate in questa zona!
Quarona e la frazione Doccio divise dal Sesia; ai lati, il Monte Tovo e il Bec d'Ovaga
Pochi passi dopo giungo alla chiesa di San Giovanni al Monte, che leggo risale al IV secolo. Addirittura in epoca romanica! Uno sguardo fugace e continuo senza perdere il ritmo: questa è solo la prima tappa della salita al Monte Tucri, che ho poi intenzione di allungare con un anello intorno alle sue pendici. La salita si addolcisce e poco dopo arrivo alla chiesa della Beata al Monte, luogo di martirio della pastorella Panacea, patrono "conteso" tra Quarona e Ghemme.
Non fatico a individuare la prosecuzione del sentiero, ben segnalata dietro la chiesa e con l'erba falciata da poco. È sempre bello trovare, letteralmente, la strada spianata! Mi inoltro in un bel tratto boschivo, breve e piacevolmente ripido; poco dopo approdo a un'area più rocciosa che avrebbe tutta l'aria di essere una vetta. C'è anche una sedia gigante! È la "Cadrega rosa sul Monte Rosa", piazzata di recente su questo punto panoramico.
Ma sono arrivato in cima così in fretta??
Scatto alcune foto al panorama e dò uno sguardo avanti: il tratto che scende dall'altra parte è descritto come particolarmente disagevole ed esposto, sono curioso di vedere di che cosa si parla. Il percorso è in salita ed è preannunciato da un cartello biancorosso con tanto di freccia e scritta "Monte Tucri"... Ok, mi sa proprio che questa non era la cima!!
Scorcio del panorama. Ehi, da qui vedo la mia auto!
Da qui in poi il sentiero risente della tanta acqua piovuta, della bassa quota e del Sole estivo: la traccia è visibile ma invasa dalla vegetazione, che mi rende la salita scomoda e fastidiosa. Per di più è pieno di ragnatele!! Dopo averne "sfondate" parecchie ho quasi voglia di tornare indietro, ma la Natura mi porge un aiutino: provo a utilizzare un ramo secco a mo' di scandaglio, da sventolare davanti a me per rompere le ragnatele prima che mi si incollino in faccia. Mi sento un po' ridicolo, ma funziona!! Continuo a passo deciso, più per orgoglio che per curiosità, fino a raggiungere l'apice del monte. O meglio, il cartello che lo identifica: il fitto bosco limita infatti la visuale, come capita spesso queste altitudini modeste. E va beh, mica si scarpina solo per i panorami eh!
Non ho più voglia di curiosare sul sentiero del versante opposto e faccio subito dietro-front. Se non altro, la maggior parte delle ragnatele le ho già pulite mentre salivo! La discesa è infatti un po' più agevole ma, tornato alla cadrega panoramica, tiro comunque un respiro di sollievo e continuo fin giù alla Beata. Da qui cambio direzione prendendo il sentiero che, aggirando il monte, mi permetterà poi di circumnavigarlo senza troppe salite.
Altro scorcio dalla Cadrega; a sinistra, la frazione Valmaggiore
Questo tratto si svolge ancora una volta nel bosco ma la vegetazione rimane da parte, così posso allungare il passo e trottare fin le case del Pian Caulot; da qui però non riesco a trovare il sentiero programmato per il giro, perciò svolto sulla carrozzabile di Cavaglia e ne seguo un tratto verso valle.
Non ho mai capito come distinguere un asino da un mulo
Finalmente svolto sulla gippabile/tagliafuoco, in dolce salita, tornando su alla chiesa della Beata. Bom, sono riuscito in qualche maniera a chiudere un anello, dai! Da qui è tutta discesa (nel vero senso della parola) e ripercorro la mulattiera fino al parcheggio, dando il cambio a un'escursionista che si cimenta nella salita. A proposito: se da lassù vedevo la mia auto, in teoria da qui posso vedere la sedia gigante, giusto?
Eh sì!!
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