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Il Monte Barone è rinomato per la sua vista mozzafiato a 360 gradi: si tratta della prima "vera" vetta della Valsessera, facilmente accessibile dalle frazioni alte di Coggiola (volendo ci si può arrivare anche dalla Valsesia, ma servono forza e coraggio). Nonostante il dislivello abbondante (circa 1100 mt), volevo fare un tentativo col Miki; se le gambe non avessero sopportato la lunga salita, si poteva comunque provare qualche interessante anello coi tanti sentieri lì intorno. Ricordo la salita piuttosto faticosa, vediamo se dopo tre anni sono più in forma!
Da Coggiola risaliamo un lungo tratto di strada di montagna fino a una cappelletta, dove parcheggiamo l'auto e imbocchiamo il sentiero. Oggi siamo addirittura in tre, è venuto anche mio zio! Il primo tratto scorre in mezzo al bosco e ci godiamo il riparo dal Sole, ma purtroppo dura poco: presto gli alberi si diradano e iniziamo già a patire il caldo. Però possiamo consolarci con la vista!
Scorcio del panorama verso Bielmonte, oltre il Sessera
Ricordavo questo tratto più ombreggiato e sono un po' deluso, oggi avremmo tutti bisogno di un po' d'aria fresca. Proseguiamo fino al rifugio "La Ciota", dove un altro boschetto sempreverde ci dà un po' di sollievo dalla calura, svoltando a destra verso il rifugio Monte Barone. Il sentiero me lo ricordavo anche piuttosto faticoso e in effetti, nonostante non sia molto ripido, sono già stanco! Chissà da cosa dipende? Ogni chance di frescura ci abbandona definitivamente insieme agli alberi ma, ancora una volta, il panorama ci consola.
Un'affascinante sella sul versante opposto. C'è anche una baita, più in alto!
Riusciamo già a vedere anche il rifugio Monte Barone, nonostante la foschia di oggi; la cima della montagna sta invece iniziando a rannuvolarsi seriamente. Se non altro, farà molto meno caldo di qui! Le rocce si fanno intanto più aspre, tanto che un tratto è attrezzato con una corda fissa per agevolarci. Attraversiamo infine un modesto rivolo d'acqua per inerpicarci, con un ultimo sforzo, sulla salita che conduce al ristoro.
Vista dal rifugio
Rabbocchiamo le borracce, annusiamo la brezza di montagna e pianifichiamo il da farsi: io sono piuttosto stanco, ma un pezzo potrei salirlo ancora; il Miki ha ancora energie e lo zio è (ovviamente) fresco come una rosa; le nuvole hanno però avvolto completamente la vetta del Monte Barone e da lassù, molto probabilmente, non vedremo che a pochi metri dal nostro naso. Prendiamo tre fette di torta e passiamo al piano B, giro ad anello!
Vade retro, somari!
Dal rifugio procediamo a ovest, infilandoci su una traccia non segnalata ma ben visibile: lo zio dice che da queste parti c'è un signore che, di recente, ha ristrutturato una baita isolata e sistemato la zona attorno. Sono davvero curioso! La gita prende una piega più appassionante e meno faticosa mentre percorriamo questa stradina stretta ed esposta, tra rocce sconnesse e arbusti invadenti. Le pietre si fanno poi "comode" e ordinate in prossimità della baita Spelonca, quella a cui si riferiva lo zio, dove poggiamo gli zaini e ne approfittiamo per sosta e spuntino: siamo proprio sul punto che vedevamo da lontano un paio d'ore fa, appena sopra a quella sella così sinuosa!
La Spelonca
Siamo tanto curiosi dei dettagli tecnici: come hanno portato tutto il materiale? Come hanno spostato e sagomato le pietre? In pratica, come hanno fatto a fare un lavoro del genere quassù?? La baita è però deserta e le nostre domande sono destinate a riecheggiare nella valle, senza ricevere soddisfazione.
Il Miki si occupa intanto del caffè con tanto di moka e fornelletto (!) e, poco dopo, ricominciamo a scendere all'ombra delle nuvole. Un altro tratto piuttosto selvatico ci porta al torrente Ranzola, dove imbocchiamo il comodo sentiero G1 in discesa.
Le nuvole iniziano ora a diradarsi dal rifugio
Superiamo alcuni bivi e incroci che stuzzicano la nostra curiosità, così il tempo vola mentre ci addentriamo in un altro bosco, stavolta più ampio e fresco dei precedenti, dove troviamo il bivacco Alpe Ranzola e la Fontana della formica. Che nome curioso! L'acqua è freschissima e ne approfittiamo per rinfrescarci, oltre che riempire di nuovo le borracce.
Fontana della formica
Dopo una breve salita giungiamo alla Bocchetta Foscale e all'omonima cappelletta, dove cambiamo direzione: anche da qui potremmo scendere fino al parcheggio, ma se ripassiamo dalla Ciota potremo berci una birretta!!
Soddisfiamo così la nostra sete e scendiamo dallo stesso sentiero di inizio gita, riabituandoci all'afa che ci aspetterà una volta giunti a casa. Ho quasi voglia di pernottare in quel bivacco in mezzo alla foresta!!
Scorcio del sentiero verso fine gita
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