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L'afa di luglio è una mazzata per tutti, amanti del caldo e non: era qualche settimana che nemmeno facevo lo sforzo di salire in montagna, chi ha voglia di muoversi?? Un weekend di fine mese è arrivato il provvidenziale input dallo zio scarpinatore: "deh, io vado a fare un giro a prendere un po' di fresco, vuoi venire? Poi decidiamo dove, l'importante è che sia in alto!"
Partiamo dalla pianura di buon mattino, salutando la calura mentre risaliamo verso il capolinea della Valsesia. Strada facendo concordiamo di curiosare verso la zona dei laghi di Tailly, che io non conosco affatto e che lo zio ricorda a malapena: sono ormai passati tanti anni da quand'era passato di lì, scendendo da nientemeno che il Corno Bianco!
Alagna è ancora all'ombra quando parcheggiamo l'auto, venendo subito accolti dal vento freddo di montagna. Attraversiamo il centro cittadino e imbocchiamo poco dopo il sentiero verso il rifugio Zar Senni, che inizia a essere baciato dal Sole proprio in questi minuti. Mi sa che abbiamo già finito di stare al fresco! Sorpassiamo il cartello per le caldaie dell'Otro, ignorandolo per il momento, proseguiamo fino a una fontana e svoltiamo a sinistra verso i laghi di Tailly: si trovano a 2400 metri di quota e non credo proprio di farcela, ma c'è l'omonimo alpeggio a 2000 metri che invece vorrei raggiungere!
Scorcio del 203a nei pressi del torrente
Il sentiero si avvicina al torrente Otro, permettendoci di costeggiarlo lungo un tratto quasi pianeggiante. Iniziamo a incrociare altri escursionisti mentre camminiamo placidamente, allietati dal paesaggio: il torrente che schiuma, le rocce levigate, le montagne in fondo, il verde ovunque... E addirittura qualche macchia di neve rimasa dall'inverno passato! Superiamo un bosco di conifere (lo zio mi insegna che si tratta di larici, dritti come dei pali), guadiamo poi il modesto rio Tailly e sbuchiamo nel prato dell'Alpe Dsender, tale e quale a quello che avevo visto tre anni fa con mio fratello. Anzi, ancora più bello: stavolta l'erba è pure tagliata!
Alpe Dsender
Ignoriamo i sentieri per gli alpeggi d'Otro e prendiamo invece la salita a sinistra, quando qualcuno chiama lo zio per nome e cognome: è un suo vecchio compare di gare podistiche che, per pura coincidenza, oggi passeggia con la famiglia sul nostro stesso itinerario. Il mondo è sempre più piccolo! Approfitto della chiacchierata per stiracchiarmi e scattare qualche foto verso i villaggi Walser dall'altra parte del torrente, che nel frattempo hanno iniziato a fare capolino alle nostre spalle. Che gioia per gli occhi!
Fin qui ci sono ancora alberi e la salita è moderata, ma la pacchia finisce presto: poco dopo il sentiero inizia a impennare e il bosco si dirada, lasciando che il cocente Sole dell'alta valle ci rosoli come due kebab di razza piemontese. È qui che si vede la differenza tra lo scarpinatore seriale e l'escursionista della domenica: mentre io mi attacco alla borraccia annaspando e rallentando al passo di lumaca, lo zio è fresco esattamente come quando camminavamo in piano poco fa! La pendenza in questo tratto è davvero tosta, ma il bellissimo paesaggio mi aiuta a distogliere l'attenzione dalla fatica.
Cascatella del Rio Tailly
II tetto della baita dell'Alpe Tailly sbuca finalmente dalle rocce e affrontiamo l'ultimo tratto di salita fino a raggiungerla. Che panorama quassù!! Il Monte Rosa è nascosto dalle nuvole e scopre solo parte di una lingua di ghiaccio, ma sono così ammaliato da tutto che quasi non ci faccio caso:
Da sinistra, il passo Foric e il Torru sopra agli alpeggi d'Otro; la spigolosa punta del Tagliaferro tra il Corno Mud e la Cima Carnera; le due cime del Corno d'Otro, a destra, mi ricordano... Le orecchie di un gatto
Condividiamo la sosta con una coppia di escursionisti, che poco dopo proseguirà arditamente verso i laghi di Tally. Io invece sono così stanco che non riesco nemmeno a mangiare il panino! Lo zio mi racconta di ogni cima visibile da qua, così come di quelle non visibili per via delle nuvole, sorprendendomi sempre di più: non tanto perchè non ne conoscessi il nome, ma perchè lui è stato praticamente su tutte!!
Sotto al Tagliaferro si intravedono, a malapena, l'Alpe Campo e il tetto della baita del Sattal
Alpeggi della val d'Otro: Scarpia, Dorf, Ciucche, Follu e Fellerech
La lunga pausa all'ombra della baita mi aiuta a recuperare le forze e diamo così inizio alla discesa, che affrontiamo in maniera più scorrevole (e discorrevole, adesso che non annaspo più!). Il Sole mi cuoce la nuca come una bistecca mentre tra una chiacchiera e l'altra ci rendiamo conto di aver le borracce vuote: torniamo giù all'alpe Dsender giusto in tempo per riempirle alla fontanella e, sbevazzando l'acqua freschissima, concordiamo di allungare il giro passando dal rifugio Zar Senni.
Ponte sull'Otro sotto l'alpe Dsender
Il bosco ci offre un provvidenziale riparo dal Sole mentre scendiamo fino al torrente e risaliamo sulla sponda opposta; la stanchezza si fa sentire ma è mitigata dalla relativa frescura e dalla pendenza dolce di questo tratto, oltre che dalla consapevolezza del dislivello percorso: abbiamo raggiunto i mille metri! È per me un'iniezione di fiducia e in poco tempo raggiungiamo gli ampi e fotogenici prati della val d'Otro, dove le baite in perfetto stile Walser accolgono il nostro arrivo.
Dorf
Il rifugio è molto affollato in questa bella giornata di fine luglio, così rimandiamo la birretta a più tardi e proseguiamo direttamente verso Alagna. Questo sentiero è uno dei più turistici dell'intera Valsesia e, sebbene forse un po' ripido, è tra i più larghi e comodi. Perdiamo piacevolmente quota, passo dopo passo, saltellando fino al bivio per le caldaie d'Otro: le volte scorse dicevo sempre "magari vado a vederle al ritorno" ma poi la stanchezza mi faceva desistere, stavolta voglio dare un'occhiata! Un tratto un po' sconnesso in discesa ci conduce in breve alla fragorosa cascata, uno dei tanti gioielli della valle appena dietro l'angolo. Va' che spettacolo, stavolta non è per la salita ma sono di nuovo senza fiato!
Caldaie d'Otro
Soddisfatti fino all'ultima goccia da quest'escursione, torniamo sul sentiero e scarpiniamo infine giù verso il parcheggio: manca solo la birretta ora!
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