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Partenza: Boccioleto loc. Ormezzano (964 mt)
Lunghezza: 3,1 km
Dislivello: 460 mt
Pendenza media: 15%
Segnavia: 387
Punti salienti intermedi: Rifugio La Baita
Avete presente quando una parola vi frulla in testa continuamente?
Da piccolo lessi dalla nonna un fumetto di Topolino: Zio Paperone si era svegliato pensando alla parola "Balabù", che continuava a ripetere pur non sapendo attribuirle un senso, tanto che nel respingere le avances di Brigitta le aveva risposto, canzonandola, "ti comprerò una pelliccia... Di Balabù!!"; venne poi fuori che questo nome corrispondeva a quello di un animale pregiato e rarissimo, così il povero papero dovette cimentarsi in una lunga avventura per mantenere la promessa. Il Balabù comunque si è salvato!
Similmente, avevo sentito nominare l'Alpe Seccio dal medico che mi aveva vaccinato contro il Covid un anno prima, senza nessun'altra informazione e probabilmente dimenticandomene subito dopo; il ricordo è però riaffiorato durante una delle tante analisi delle mappe escursionistiche, facendomi rimbalzare per giorni quel nome in testa. Seccio, Seccio, Seccio... Ma come si raggiunge?? Ah! Si può partire da Boccioleto, meno di 800 mt di dislivello in circa un paio d'ore... Oppure da Ormezzano, accorciando quasi metà salita. Aggiudicato, in sella!
Cavalco la mia Benelli diretto in Val Sermenza, in un'afosa giornata di inizio luglio; afosa quantomeno fino allo svincolo di Balmuccia, poi fa FREDDOOOO!! Ho addosso solo la maglietta e il giubbotto traforato estivo, quattordici gradi sono tosti ma resisto ancora qualche minuto fino a Ormezzano, dove parcheggio la moto. Il sentiero condivide per un breve tratto la gippabile, anch'essa diretta all'Alpe Seccio, dopodiché abbandono la bella Solivo per deviare a sinistra verso la mulattiera.
Solivo
Si tratta di un percorso immerso nel bosco, piuttosto riparato dal sole ma paradiso di insetti e aracnidi, che con il caldo si sono ringalluzziti e hanno tappezzato il sentiero di ragnatele. A parte questo inconveniente, la traccia è comoda e ben visibile e mi conduce presto alla Cappella di San Rocco al Selletto dove, incrociando di nuovo la gippabile, si è ricavato uno spiazzo con alcune panche da pic-nic.
San Rocco
Percorro ancora alcuni metri di strada sterrata per poi tornare nel bosco; il sentiero non è faticoso e, dopo aver sorpassato un paio di baite isolate, giungo a un alpeggio decisamente più grande. Ecco il Seccio! Sembra però diviso in due: leggo infatti, a posteriori, che l'agglomerato dove sorge il rifugio omonimo è in realtà l'Alpe Rivetto. Ignoro involontariamente la traccia che mi avrebbe portato al rifugio e proseguo ancora pochi passi, fino all'Alpe Seccio vera e propria: è un villaggio molto bello e ben curato, con una buona vista sul versante opposto della Val Cavaione. Guarda quegli alpeggi sull'altra sponda!! Mi sembravano dei posti lontani, selvaggi e irraggiungibili; e pensare che, nemmeno un anno dopo, mi ritrovavo a sbranare una mozzarella proprio all'Alpe sull'Oro, smentendo le mie impressioni precedenti.
Sullo sfondo, Alpe Varmàa e Alpe sull'Oro
Fatto sta che non ho trovato il rifugio, per cui chiedo indicazioni a una signora che si gode il sole di mezzogiorno (ah, che invidia la baita!); ripercorro quindi l'alpeggio in senso opposto e attraverso un prato, alcuni metri a monte, dove stanno pascolando alcune vacche. Cerco inutilmente di addolcire un cane da pastore che mi impaurisce un po' (il padrone mi ha poi spiegato "è inutile che lo chiami, guarda che non viene eh!") e giungo infine al rifugio, temporaneamente chiuso. Noto un'altalena e immagino quanto si divertano i bambini a giocare fra queste montagne stupende! Sgranocchio una barretta e, dopo un giretto di perlustrazione, mi avvio verso il ritorno, ricongiungendomi al sentiero precedente attraverso il raccordo che poco prima avevo saltato.
Baite dell'alpeggio
Il cammino in discesa è spensierato e molto leggero, tanto che mi sembra di esser tornato a Solivo in un battere di ciglia: "Ma potevo fare un giro più lungo, porca vacca, è già finito!!"
Scorcio dell'Alpe Seccio
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