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Partenza: Fobello loc. Santa Maria (1106 mt)
Lunghezza: 7,9 km
Dislivello: 1200 mt
Pendenza media: 15%
Segnavia: 517
Punti salienti intermedi: Rifugio Baranca, Lago di Baranca, Rifugio Alpe Selle, Villa Lancia
Ero già stato in precedenza al lago di Baranca con mio fratello e non vedevo l'ora di mostrare quel posto al Miki. La cosa che più mi affascina è che il Mastallone, grande e prepotente quando scorre nelle gole e sotto i ponti di Varallo, nasce proprio da lì!! C'è un ponticello che disegna una linea più reale che immaginaria, tra il lago e il torrente che inizia il suo corso come un timido rivolo fra le rocce.
Il lago di Baranca
La gita inizia con acquisti dietetici nell'alimentari di Fobello: tre stagionature di toma più una blu, lardo pancettato, salame di capra, pane di segale e già che ci siamo una focaccia. La dieta in questione è ipercalorica, iperlipidica, iperproteica e, grazie al rosso di Ghemme, anche iperalcolica: sempre di dieta si tratta, no?
Parcheggiamo a Santa Maria, un po' prima del capolinea della strada, per evitare di percorrere in auto l'ultimo tratto più stretto; si tratta di poche centinaia di metri durante le quali prendiamo confidenza col Mastallone, secondo compagno di scarpinata del giorno. Dalla frazione Gazza imbocchiamo poi il sentiero, che ci abitua fin da subito alla pendenza moderata dell'escursione, avvistando poco dopo una piccola vipera che sguscia via dalle rocce. Ma è un animale bellissimo!! Mi era già capitato di vedere alcune bisce in passato (credo colubri, quelle che in dialetto chiamiamo "milarde", inoffensive), ma la testa aguzza della vipera l'avevo vista solo nei documentari. Per quanto abbia il giusto timore del suo veleno, non posso esimermi dall'ammirarla a debita distanza... Finché non scompare nell'erba.
Scorcio iniziale
Il bosco non è troppo fitto e proseguiamo finché non si dirada del tutto, lasciando spazio a prati dove stanno pascolando mucche e pecore. Le chiacchiere diminuiscono la cognizione del tempo: sembrano passati pochi minuti da quando siamo partiti, che stiamo già superando l'Alpe Baranca e il rifugio omonimo. Ne approfitto per indicare al Miki la nostra meta, il rifugio Alpe Selle, che da lì appare proprio come un quadratino in cima a una montagna.
Alpe Baranca
Un tratto più ripido ci avvicina alla cascatella del Mastallone e poco dopo giungiamo al pittoresco Lago di Baranca, dove facciamo una sosta per decidere dove e come proseguire: non siamo troppo stanchi, per cui concordiamo un sempreverde "andiamo avanti a vedere ancora un pezzo, poi quando siamo stufi torniamo all'alpe a mangiare!". L'Alpe Selle, edificata appena sopra al lago, è tra l'altro abitata da (presumo) villeggianti che non posso fare a meno di invidiare: oltre che per la località stupenda dove soggiornano, anche per la determinazione necessaria a passare le vacanze in un posto così, lontano dalle comodità e dai servizi essenziali.
Alpe Selle
Superiamo il Colle di Baranca ignorando il sentiero per Bannio Anzino, lasciandolo alla nostra destra; un cartello indica il Colle d'Egua a 1h e 30 di cammino ma rimaniamo relativamente indifferenti, non credo mica che ci arriveremo. Continuiamo a salire sotto il sole, commentando la numerosità del gregge di pecore che pascola su un dirupo: sono tantissime!!
La stanchezza ci fa rallentare il passo ma appare una bandiera tricolore in lontananza, sarà mica quello il Colle? Notiamo dal GPS che abbiamo sorpassato i 1.000 metri di dislivello e ci diamo il cinque, siamo ancora dei ragazzoni in gamba! Le evoluzioni aeree di una coppia di corvi imperiali ci distraggono dalla fatica dell'ultimo strappo e... Sì, il Colle era proprio quello che vedevamo!!
Croce al Colle
Percorriamo alcuni metri in direzione Cimone per raggiungere il bivacco incustodito Volpone-Sesone, dove diamo il cambio a tre escursionisti che ci fanno i complimenti per la salita: loro sono partiti da Carcoforo, sul versante opposto del colle, ma duecento metri in meno non certo sono sufficienti per non ricambiare la stima! È il momento di sfoderare l'arsenale caseario, anche se la faticata ha smorzato un po' l'appetito.
Il bivacco e la Valle d'Egua
Firmiamo il libro di vetta e, dopo aver soddisfatto l'occhio col panorama sulle due valli (il Rosa si nascondeva dietro le nubi, quasi volesse farci sentire i più alti), cominciamo una placida discesa. Le pecore si sono spostate vicino al sentiero che stiamo percorrendo, perciò facciamo attenzione a non far arrabbiare i cani dei pastori. Iniziamo a discorrere di cinema e, mentre il Miki cerca nella memoria il nome di un regista, ci accorgiamo di essere già sopra all'Alpe Selle; facciamo così una pausa tra i ruderi della Villa Lancia, fantasticando un poco sulla vita che conducevano gli sciuri lassù.
Villa Lancia
Aggiriamo alcuni equini, che sembrano essersi accordati per andare a bere tutti insieme, poi ci fermiamo anche noi per una bibita nel rifugio. Scambiando due chiacchiere coi gestori scopriamo che il loro genero abita a due km da noi, è proprio vero che il mondo è piccolo! Mentre ci dissetiamo il sole inizia a nascondersi dietro le cime più alte: ce la siamo presa molto comoda oggi, abbiamo ancora margine ma è meglio incamminarsi.
Prosit!
Verso le otto di sera qualcuno potrebbe aver avvistato due escursionisti che tagliavano formaggio e salame di fianco a un'auto a Santa Maria di Fobello.
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