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Lunga passeggiata per concludere la mia vacanza a Campertogno, nel novembre 2022, e inaspettatamente anche una delle più belle. Il sentiero fino all'Argnaccia, parte del percorso, è compreso nei dei "sentieri dell'arte" ed è uno dei più suggestivi della Valsesia: ci sono passato più volte e, di conseguenza, le foto sono di momenti differenti.
Attraverso lo stretto ponte sul Sesia e salgo le gradinate fino a Tetti, poi prendo il sentiero dell'Argnaccia, già esplorato parzialmente in passato; ne approfitto per vedere se esiste ancora la traccia che porta alla Cascata degli Sciocchi, conosciuta come incerta e ardua, ma non ne trovo nemmeno il principio. Affronto così la ripida mulattiera con decisione e, dopo aver superato baite e cappellette, conquisto la chiesa della Madonna del Callone e la sua vista panoramica su Campertogno.
Campertogno dalla Madonna del Callone
Continuo l'ascesa tra gli alberi e in poco tempo sono sul bellissimo altopiano dell'Argnaccia: è proprio come lo ricordavo dal mese precedente, eccetto per il laghetto che si è congelato. Proseguo poi su pendenza più dolce verso le frazioni più alte, superando un altro boschetto verso Cangello. Adesso capisco perchè sia così rinomata! Il villaggio è bellissimo e in ottimo stato, i gerani sui balconi mi suggeriscono che sia frequentato tutt'ora; inoltre, il panorama si apre verso la Colma di Campertogno e su Mera, offre un'interessante prospettiva di vedere la valle.
Un asino mi scruta all'Argnaccia
Mangiucchio una barretta mentre supero Cangello e continuo la scarpinata, incontrando qualche baita un po' meno confortevole delle precedenti; mi salta all'occhio una casupola a Campo dei Frei, che mi ricorda un po' quei ballerini che riescono a rimanere sospesi in avanti. Ancora una salita nel bosco e raggiungo una sella: credevo ci fosse una vista panoramica sulla valle Artogna, ma qui ci sono solo alberi... Cribbio, avevo letto male la descrizione del sentiero!
Non sembra che penda?
Sono tentato di proseguire per dare uno sguardo anche più avanti, ma questo versante è rivolto a nord ed è ombroso e innevato; imbocco quindi l'altro sentiero a destra, segnalato con delle utili macchie a bomboletta. Cerco un posto per mangiare il panino e mi infilo in un bel pratone di fianco al sentiero, ma non trovo una pietra comoda! Si tratta, tra l'altro, del Poggio Lagone, punto più alto della scarpinata: sul momento nemmeno me n'ero accorto, per via degli alberi che mi circondavano, ma l'ho poi capito ricontrollando la mappa a fine gita.
Arrivo a Cangello
Raccolgo un bastone di legno per aiutarmi sul tappeto di foglie secche e seguo la traccia nel bosco; in poco tempo chiudo l'anello e ritrovo Cangello (fa anche rima), mangio il panino e bevo il vinello (non c'è due senza tre!).
... che bello!
Ritorno a Cangello
Zaino in spalla e riprendo la discesa; mi viene la tentazione di chiudere un secondo anello e provo una deviazione a sinistra verso Giavine, su un sentiero non segnalato ma ben visibile. L'alpeggio sorge vicino a una gippabile e il bastone non mi serve più, così lo restituisco alla foresta. Proseguo così sulla strada sterrata, senza sorprese, fin giù alla frazione Otra di Campertogno. Ne approfitto per esplorare la bella via pedonale che continua fino a Carata, altra frazione; dopodiché, a malincuore, calpesto l'asfalto e mi dirigo verso casa.
Fontana a Carata
Non saprei spiegare perchè questa passeggiata fosse stata così particolarmente bella ed emozionante; a pelle direi che, essendo l'ultima, tutto è stato amplificato in positivo. Non ho voglia di tornare alla vita di tutti i giorni ma, ciononostante, sono contento dell'epilogo: ho visto tante cose belle in queste due settimane, ho fatto tutto quello che volevo fare, quando e come lo volevo fare, ho riflettuto tanto e sento di avere acquisito un po' più di consapevolezza di me stesso!
Ramarro!
Asini!
Mucche!
Mera, dalla Madonna del Callone
Piode e Quare, sempre dal santuario
Alpe Giavine
Stagno dell'Argnaccia
Croce di legno e la montagna di Mera
Altro scorcio dell'Argnaccia
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