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Partenza: Borgosesia loc. Fenera San Giulio (414mt)
Lunghezza: 2,3 km
Dislivello: 530 mt
Pendenza media: 23%
Segnavia: 769
Punti salienti intermedi: Rifugio GASB
Dopo la soddisfacente passeggiata a Rimella, la voglia di scarpinare non poteva che acuirsi. Volevo però stare più vicino a casa e non ero sicuro di quanto potesse ancora sopportare il mio ginocchio destro, perciò ne ho approfittato per puntare sul Fenera: l'anno precedente ero già stato al rifugio GASB (Gruppo Archeologico Speleologico di Borgosesia) con mio fratello, e sentivo la necessità di concludere l'itinerario.
È una mattinata di agosto ancora molto calda quando raggiungo Fenera San Giulio in sella alla mia Benelli da 125cc. Poverina, ancora non sa che tra meno di un mese verrà soppiantata da una moto più potente! È comunque affidabile, maneggevole ed economica: troverà presto un nuovo padrone, probabilmente più giovane di me, e lo farà emozionare con i primi viaggi su due ruote.
Mi incammino quindi seguendo le indicazioni per il 769, su una strada sterrata poco sopra al paese. Presto finiscono le case e la strada diventa un sentiero, che mi dà il benvenuto conducendomi a un praticello con tavoli da pic-nic e alcuni cartelli informativi sulla storia geologica del monte: dicono anche che qua intorno abbiano trovato dei fossili di molluschi (cioè, delle loro conchiglie), risalenti a quando la zona era sommersa dalle acque marine!
Area pic-nic dopo il paese
Proseguo e capisco perchè un collega abbia definito quel sentiero "la merda del diavolo": è ripido e molto scivoloso, non si rischia la pelle ma una botta al sedere non me la leva nessuno. Continuo zigzagando tra gli alberi e noto molte ghiande ai miei piedi... Cribbio, speriamo di non trovare cinghiali!! Con i miei 60 chili credo di avere l'aspetto di una succulenta costina, quantomeno dopo un'adeguata frollatura; non credo però che loro lo sappiano e difatti non ne incontro.
Occhio...
Verso la metà dell'itinerario occorre attraversare un tratto ancora più sdrucciolevole, perchè scosceso e cosparso di piccoli sassi. Una corda fissa aiuta a non perdere l'equilibrio, anche se dopo averla sfiorata mi accorgo di avere svegliato uno sciame di ragni che bivaccava lì sotto, per cui mollo la presa e continuo accontentandomi delle mie sole gambe. Ignoro il bivio che porta al rifugio GASB (raggiungibile con una scala da evitare in caso di vertigini) e continuo a risalire la montagna, rincuorato dalla pendenza decrescente.
Manca poco
Giungo in breve a una sella: gli alberi ci sono ancora ma è evidente che sono quasi arrivato in cima, come confermato dalle indicazioni. Ancora pochi metri e, circondata da altre panche da merenda, ecco la vetta!
Questo posto mi piace e ripaga ampiamente le difficoltà della salita, perdipiù sono solo ed è un lusso che tutto questo sia solo per me. Il tempo qua è bello ma il panorama sui monti verso il Rosa è nascosto da alcune nuvole, peccato; è facile però consolarsi guardando dall'alto i borghi circostanti.
Scorcio del panorama dalla cima
Pranzo al sacco come al solito e, dopo due passi in discesa, il ginocchio mi ricorda che non devo fare troppo il figo a scarpinare su per i bricchi. Scendo quindi con molta calma, evocando alcuni santi solo nel tratto ghiaioso menzionato sopra: non per il ginocchio, ma perchè sono scivolato e la botta al sedere l'ho presa davvero! Niente di grave per fortuna, e poco dopo la sella calduccia (ovvero bollente) della moto mi culla fino a casa.
Croce di vetta
Prima di allora non avevo mai fatto davvero caso alla croce, che si vede chiaramente anche percorrendo la circonvallazione di Borgosesia in direzione Romagnano; da quella volta, però, ogni volta che passo di lì in auto, non posso fare a meno di dare una sbirciata e pensare "Cacchio! Si vede anche da qua, io ero proprio lì!!"
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