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Proseguendo con il sito a ritroso nel tempo, supero l'ultimo capodanno e mi ritrovo a inizio dicembre 2022; i dettagli iniziano a sfumare e a confondersi l'un l'altro.
Stavamo piombando in inverno, ma la voglia di scarpinare non accennava a diminuire! Dopo un paio di fastidi causati dall'equipaggiamento inadatto, ho comprato un paio di scarponi imbottiti e messo un attimo da parte l'alta montagna, in favore di cime più basse. In fondo, ci stiamo sempre più disabituando ad accettare i tempi e i cicli della natura, cercando di spremere tutto fino all'ultima goccia e volendo avere ogni cosa sempre disponibile, vero?
Cartina alla mano, mi è saltato all'occhio il Monte Briasco: è segnato come un punto panoramico, il sentiero facile, il dislivello fattibile... Andiamo!
Da Roccapietra imbocco il sentiero che porta al laghetto di Sant'Agostino, deviando a sinistra sulla comoda mulattiera verso Cavaglia. Un fruscìo mi fa volgere lo sguardo verso l'alto... Un camoscio!!! È la prima volta che ne vedo uno dal vivo; nero con il muso chiaro, dopo avermi scrutato si affretta ad allontanarsi.
Attraverso la frazione, poi prendo il sentiero nel bosco, in discesa, e supero un torrentello; da qui ricomincio a salire, incontrando poche macchie di neve. Più avanti il manto si fa costante e mi accorgo di essere su di un versante freddo e ombroso, meno male che oggi ho le scarpe adatte! Condivido il cammino con le impronte di un umano e di un cane fino alla Sella Crosiggia, dove sorge il Rifugio Primatesta, al momento incustodito.
Il rifugio con annesso locale invernale
Da qui si diramano numerosi percorsi; imbocco la salita diretta per il Monte Briasco, su una traccia seminascosta da fango, foglie e soprattutto neve. I segnali CAI però non mancano e, inoltre, c'è la scia degli pneumatici lasciata da un motociclista poco rispettoso. Continuo a salire incespicando per via del terreno molle e ripido, per fortuna però non esposto, fin quando il bosco si apre improvvisamente e lascia il posto alla vetta!
Arrivo in cima
Il panorama è quasi a 360 gradi, offuscato solo da alcuni alberi; mi ricorda tanto il Bec D'Ovaga, per la sua vista che spazia dal Monte Rosa ai laghi a est (sicuramente il Cusio, forse anche il Maggiore e quello di Varese). Non trovo nei dintorni un posto asciutto per mangiare la mia pizzetta, per cui scatto qualche foto e scendo verso il rifugio, imprecando per lo zoccolo di neve e foglie sotto ai ramponcini. Un signore di passaggio mi suggerisce di entrare nel locale invernale, così accetto il consiglio e consumo finalmente il mio pranzo, al riparo. Poco dopo sussulto nel sentire altri escursionisti davanti all'edificio: faccio un po' di rumore per segnalare che ci sono anch'io ma mi faccio gli affari miei, non ho molta voglia di fare amicizia. Se ne vanno dopo pochi minuti e io li imito, ma non prima di aver ultimato la razione di vinello!
Vista dal rifugio
La ricordo come un'escursione leggera e tonificante, nonostante la neve e il fango che appesantivano il passo; probabilmente lo stesso percorso in piena estate sarebbe stato afoso e opprimente, chissà.
Il Rosa dalla vetta
Il Monte Quarone, in primo piano; dietro, alcune cime della Val Mastallone e oltre. Si possono intravedere anche il prato e le baite dell'Alpe Campo di Sabbia!
Croce di vetta
Il Lago d'Orta e i suoi borghi
Panorama sul Rosa e Civiasco
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