Abbazia di San Donato
Indirizzo: via San Donato (fuori dal centro abitato, adiacente ad altri edifici) – Sesto Calende (VA)
Circoscrizione ecclesiastica storica medioevale: Abbazia/Convento
Notizie storiche: Posta nei pressi di un fiorente porto fluviale sul Ticino, in località chiamata anticamente Scozola, la chiesa faceva parte di un monastero benedettino fondato nel IX secolo dal vescovo di Pavia Liutardo dei Conti che dotò il cenobio di un ricco patrimonio. L'edificio assunse l'attuale aspetto architettonico tra l'XI e il XII secolo. Interratosi il porto a causa di una disastrosa piena del Ticino nel 1203, l'abbazia entrò in un lungo periodo di decadenza. Trasformata in Commenda a fine XV secolo, fu ceduta all'Ospedale Maggiore di Milano nel 1535 e abbandonata definitivamente dai monaci nel 1541. Diventata parrocchia fu interessata da importanti lavori che ne trasformarono radicalmente l'interno durante il periodo barocco. Nel corso del XIX secolo fu abbattuta l'absidiola meridionale per erigervi la sacrestia e rialzato il campanile per ospitare la nuova cella campanaria.
Configurazione strutturale: Edificio rettangolare a tre navate voltate a crociera, preceduto da profondo nartece e chiuso da due absidi semicircolari rivolte ad est, la terza abside (sulla navata meridionale) è stata sostituita nell'Ottocento dalla sacrestia. La torre campanaria quadrata si eleva addossata al fondo della parete settentrionale. La struttura perimetrale è in muratura portante in ciottoli, pietre, mattoni in cotto ed elementi di recupero annegati nella malta. La copertura è a due falde sulla navata centrale e a una sulle navate laterali ed è ricoperta in coppi così come le absidi ed il campanile.
Epoca di costruzione: XI secolo
Descrizione: La chiesa con l'alto campanile sono tutto ciò che siè conservato dell'antico complesso benedettino. La facciata tripartita è occultata dal profondo nartece (unico esempio ancora conservato in provincia di Varese poichè quello di S. Biagio a Cittiglio è stato radicalmente trasformato), edificato nel XII secolo, rivestito di ben rifiniti lastroni in serizzo e pietra d'Angera con due accessi ad arco laterali (murati) e tre frontali dove sono stati ricavati i portali architravati che consentono l'accesso all'edificio. La parte superiore fu aggiunta nel XV secolo utilizzando conci e mattoni sottili ancora visibili ai lati mentre la parte in facciata, ora ricoperta da intonaco era affrescata con figure di santi che sono stati recuperati e posti all'interno. Le pareti della chiesa sono formate da ciottoli, pietre e mattoni disposti grossolanamente, quella settentrionale presenta tracce, ora murate, di aperture di epoche successive, mentre quella meridionale ha varie finestre aperte in epoca settecentesca e una piccola monofora strombata romanica con ghiera in mattoni murata. L'edificio è concluso da due absidi semicircolari: l'absidiola è posta sopra zoccolo di ciottoli ed ha muratura in pietra con tratti disposti a spina di pesce e inserti in mattoni con tre piccole monofore strombate rifinite in cotto, la decorazione è costituita da una sequenza continua di archetti pensili che corre tra due lesene e da un fregio a dente di sega in cotto. L'abside principale, anch'essa elevata su zoccolo, presenta un paramento irregolare, costituito da ciottoli, mattoni e materiale di recupero disposto rozzamente. Sono visibili le tre monofore originarie ora murate con le ghiere in mattoni, in basso la finestra murata che dava luce alla cripta con ghiera in pietra di Angera e mattoni. La cima dell'abside è coronata da una sequenza di fornici a doppia ghiera dove si crea un vivace contrasto cromatico tra il rosso del mattone delle ghiere e il colore chiaro della pietra di Angera utilizzato per i risalti murari che separano le nicchie. Tale motivo ornamentale, comune nelle grandi chiese milanesi e anche in numerosi edifici in Piemonte, è estremamente raro nell'area varesina dove è presente solo a S. Maria in Campagna a Ligurno. Il campanile romanico, chiuso da una cella campanaria ottocentesca, è una robusta torre solcata da poche feritoie, costruita in conci irregolari di piccole dimensioni con robuste pietre squadrate poste negli angoli. Inferiormente liscia ha la parte superiore divisa nel lato frontale in tre specchiature (due negli altri lati della torre) affiancate e divise da lesena e coronate da archetti pensili costruiti in cotto e pietre bianche alternate. Il motivo decorativo con specchiature affiancate è largamente presente nel vicino Piemonte come nell'abbazia di Fruttuaria, ma raro in Lombardia e presente nell'area varesina solo qui, nella vicina capopieve di Sant'Alessandro ad Angera, nella torre di San Giorgio a Corgeno e a San Lorenzo a Orino. Si entra nell'edificio attraverso il nartece diviso in tre navate e due campate su colonne con raffinati capitelli scolpiti a motivi floreali. Il soffitto è a volte a crociera. Si passa nella chiesa attraverso tre archi, di cui il centrale rappresenta l'accesso originario mentre i due laterali sono stati aperti nel Seicento. L'interno è stato pesantemente trasformato in epoca barocca: si compone di tre navate su larghi pilastri che sorreggono il soffitto voltato che sostituisce l'originale in capriate lignee; l'ambiente è illuminato dalla luce proveniente da larghe finestre mistilinee poste in alto sulla navata centrale. Sul pavimento tracce delle colonne che erano originariamente alternate ai pilastri, soluzione presente in provincia a San Vittore ad Arsago Seprio. In fondo alla navata centrale spicca il profondo presbiterio sopraelevato, ricoperto di pregevoli affreschi settecenteschi. Due strette scalette consentono la discesa alla cripta romanica, ambiente presente nel territorio provinciale solo nella chiesa di Santa Maria a Torba e, in origine poichè ora murata, in San Vittore a Canonica. La cripta è anch'essa divisa in tre piccole navate da una selva di colonnine con capitelli rozzamente sbozzati. Il pavimento è stato rialzato, alterando l'originaria spazialità dell'ambiente e la luce penetra da larghi finestroni mentre al centro si conserva, murata, una delle monofore originali. Risaliti in chiesa merita nota il catino dell'absidiola settentrionale completamente ricoperto di affreschi quattrocenteschi.
Uso attuale: culto
Stato conservazione: buono
Bibliografia: A. Finocchi, Architettura romanica nel territorio di Varese, Milano, Bramante Editrice, 1966
L.C. Schiavi, Chiese romaniche nel territorio di Varese (secoli XI-XII), in Storia dell'arte a Varese e nel suo territorio, Varese, IUP, 2011
R. Trigari Monti, T. Bonini Rosini, L'abbazia di San Donato in Sesto Calende, Sesto Calende, Centro Culturale Decanale "A. Dell'Acqua", s.d.
P. Viotto, Chiese Romaniche del Lago Maggiore, Varese, Macchione Editore, 1997
Link utili: http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Lombardia/SestoCalende.html
Parole chiave: abside semicircolare; absidiola; cripta; nartece; specchiature affiancate
Ultima modifica scheda: 08/10/2014