Il legno

Il legno si ricava dai tronchi degli alberi. E’ costituito prevalentemente da un tessuto meccanico o di sostegno con fibre dalle membrane dure e robustissime per lignificazione, con deposito di uno o più strati di lignina, la cui composizione chimica sembra corrisponda alla formula C10 H24 O10. Con l’ingrossarsi del fusto, l’epidermide si screpola e si lacera, ma il fallogeno, tessuto che si forma nella giovane corteccia, entra in azione nel passaggio dal primo al secondo anno di vita e comincia a produrre felloderma verso l’interno e all’esterno strati di cellule prismatiche. Esse si svuotano, riempiendosi d’aria, mentre la membrana si suberizza, impermeabilizzandosi con formazione di sughero. E' provvisto di pori, detti "lenticelle", che si aprono alla superficie per permettere gli scambi gassosi; protegge le piante da lesioni meccaniche e come buon isolante termico ne impedisce l’eccessiva traspirazione. I nuovi strati di sughero a ogni periodo vegetativo formano verso l’esterno la scorza o ritidoma, che si distacca periodicamente. I tessuti vascolari costituiscono il sistema circolatorio e trasportano alle foglie la linfa grezza (acqua e sostanze saline), assorbita dalle radici. La linfa grezza è trasformata nelle foglie in linfa elaborata, utile per il nutrimento dei tessuti. Il sistema circolatorio si compone di vasi legnosi e librosi. I vasi legnosi, salendo dalle radici alle foglie, trasportano linfa grezza e i librosi, quella elaborata, discendendo dalle foglie alle radici. Il legno ha densità, venature, colori e tassi di crescita differenti, che contraddistinguono le qualità del legno. Sezionando un tronco d’albero è possibile vedere, partendo dall’esterno, la corteccia, formata da sughero, fallogeno e felloderma. Segue la zona del cambio, che entra in attività verso la fine del primo anno e produce nuovo libro verso l’esterno e verso l’interno nuovo legno con un aumento annuale degli strati. Infatti, l’età del legno si misura da questi strati ad anello, che formano il cuore o durame, riconoscibile per la colorazione più scura rispetto alla parte periferica, detta "alburno", più giovane e chiara con elementi vivi ed efficienti. La parte più dura della zona legnosa è composta dagli anelli più vecchi, che non hanno più funzione conduttrice, ma spinti verso il centro si riempiono di pigmenti, tannini e resine. Al centro della sezione del tronco d’albero si trova il midollo con i raggi midollari. L’attività del cambio inizia a primavera e si protrae più lentamente in estate fino all’autunno. Perciò in primavera i vasi, a lume più ampio, aumentano la circolazione di elementi nutritivi, mentre d’estate si assottigliano. Il legno estivo-autunnale è molto più duro e compatto perché aumenta la produzione di fibre legnose e differisce dal primaverile soffice e tenero.

Produzione del legno

Il taglio degli alberi per la produzione del legname avviene dall’autunno in inverno perché durante il letargo invernale gli alberi hanno minore quantità di linfa in circolazione. E’ un’operazione molto rischiosa, che richiede soprattutto appropriate conoscenze tecniche nella valutazione del taglio, per prevenire ogni pericolo e richiede opportune attrezzature, oltre alla motosega con accessori. Questi interventi devono eseguirsi in accordo con il personale operativo ATM, che provvederà alla disattivazione e alla messa a terra della linea aerea e con la presenza della polizia municipale, per l’intervento nella deviazione del traffico. L’abbattimento con mezzi meccanici comporta uguali rischi. Privato dei rami e in parte scortecciato, il legno è trasportato a valle con teleferiche,o con autocarri, trattori cingolati, vagoni ferroviari, se il bosco si trova in pianura, o mediante la corrente dei fiumi per fluitazione, se è presente un corso d’acqua. In segheria i tronchi sono sottoposti a un lavaggio (lisciviazione) e dopo un’essiccazione naturale sono tagliati in pezzi commerciali (travi, tavoli, listelli).

Stagionatura

Difetti del legno e proprietà

Per rendere possibile la lavorazione, il legname è sottoposto alla stagionatura nelle stesse segherie in cui avviene il taglio. Quella naturale dura da venti a trenta mesi e anche fino a quattro o cinque anni. Si esegue esponendo il legno sotto tettoie, accatastato e distaccato dal contatto del terreno. In questo modo s’immobilizza un capitale, il legno può subire alterazioni per l’attacco di funghi e inoltre l’umidità del legno è influenzata dal clima. Sono però minori i difetti di stagionatura rispetto a quella artificiale e il costo energetico e di gestione è minimo. La stagionatura artificiale dura da poche ore a settimane e consiste in un trattamento, che può essere fatto ad aria calda o sottovuoto o a radiofrequenza o con procedimenti meccanici di centrifugazione o compressione (strizzamento). Quelli più diffusi sono ad aria calda: a pompa di calore con aria deumidificata e riciclata; a camere calde, con aria, che prima circola e poi è espulsa; sottovuoto in autoclavi. La stagionatura artificiale ha il vantaggio di ottenere un valore di umidità predeterminato, una sterilizzazione del legno con cicli adeguati di temperatura e umidità, un ridotto rischio di attacco da funghi, tempi brevi e omogeneità di essiccazione. I costi di gestione ed energetici e i rischi di danni al legno per essiccazione male eseguita sono però maggiori e per di più si producono danni ambientali: vapori inquinanti, rumori, vibrazioni ecc.

I difetti del legno sono: i nodi, le fenditure, l’eccentricità, le cipollature, l’imbarcamento. I nodi, che si evidenziano per un addensamento di fibre scure, si classificano in vivi e morti. I vivi si formano in corrispondenza dei rami tagliati e i morti, che possono distaccarsi, in corrispondenza dei rami che non si sono mai sviluppati all’esterno. La cipollatura è dovuta al distacco parziale di due anelli consecutivi. L’eccentricità, tipica degli alberi, che si sono formati sui pendii rapidi, è dovuta alla posizione del midollo che si sposta verso l’esterno. Le fenditure sono spaccature sia interne, sia esterne, provocate dal gelo.