Coronavirus poesia

Il tragico sedici marzo duemilaventi

l’Italia contava

ventisettemilanovecentottanta contagiati,

e duemilacentocinquantotto morti

per coronavirus.

Ursula von der Leyen,

presidente della Commissione Europea

proclama,

soltanto dopo questi clamorosi dati

e in continuo aumento,

per i paesi extra Schengen,

la chiusura dei confini.

Corra pure l’epidemia.

La vita degli altri non interessa,

né conta nulla,

se l’Unione Europea perde di significato,

con la chiusura delle sue frontiere.

Questa sconosciuta epidemia,

nata in Cina,

con resoconto di migliaia di morti,

con immagini da repertorio, trasmesse,

giornalmente, per televisione,

con l’isolamento d’intere città

e di cittadini,

era stata ben contenuta dalla Cina.

Con indifferenza, superficiale interesse,

è stata mutata dall’Unione Europea,

in Italia, dai parlamentari,

dal presidente del consiglio Conte ...

in pandemia.

Quanto dolore, disperazione, lacrime,

si spargeranno ancora ...

L’imperativo di impedirla è stato sostituito

dal volontario incremento

di una diffusione?

Casi di contagio

furono segnalati in Europa per televisione!

Così nell’alta Savoia, al confine con l’Italia,

l’otto febbraio, furono cinque

i casi di britannici,

affetti da coronavirus:

quattro adulti e un bambino.

Infettati da un britannico,

che era stato a Singapore,

tra il venti e il ventitré gennaio,

hanno contagiato

altre due famiglie con bambino.

Indipendentemente

dall'inizio del contagio,

in tutta Italia restarono, nonostante tutto,

aperte le frontiere,

senza severe difese, senza prevenzione,

contro ogni articolo della Costituzione.

Corra pure il pericolo più grave ...

L'Unione Europea e

il ministro della salute Roberto Speranza,

il presidente Conte

e della repubblica, Mattarella,

in Italia, con i parlamentari,

anche questa volta,

hanno finto d’ignorare?

Quanto dolore, disperazione e lacrime

si spargeranno ancora ...

Così, a Codogno il ventuno febbraio

inizia il primo caso noto di COVID 19.

C’è da perdere la ragione,

per com’è stato possibile,

essere indifferenti, menefreghisti,

in questo modo,

mentre cercare, con il paziente zero,

un’origine del virus in Italia,

ha più senso, ora, dopo tanti morti.

Fra le tante ricerche, si suppone,

che il COVID-19, mutato,

è, infatti, in Italia, quello cambogiano,

Stato vicino a Singapore.

Oltre la coppia di cinesi

dello “Spallanzani”,

che con distanze e mascherine,

non hanno propagato il virus,

non c’erano in Italia,

né ci sono stati altri cinesi contagiati.

Con la libera circolazione

di persone tra Stati Europei,

il virus respiratorio,

come polvere nel vento,

facilmente, anche in Italia,

si è potuto propagare.

Le frontiere

sono state da sempre necessarie,

soprattutto per ostacolare epidemie,

con tanto più vigore,

quanto più piccolo è lo stato.

Chi sono

i responsabili di questa diffusione?

Non si può negare l’evidenza,

fingere che niente sia successo.

In una luce di dati ufficiali,

il presidente Giuseppe Conte,

come l’Unione Europea,

prima di marzo,

non ha subito preso decisioni,

né chiuso scali aerei, frontiere,

promulgato l'isolamento,

limitato la circolazione.

Ha atteso

che maggiormente

si diffondesse quest' epidemia,

senza severe difese, senza prevenzione.

Le decisioni hanno una loro autonomia,

quando la calamità più grave in ballo

è la vita dei cittadini.

O povera Italia,

col suo cuore pulsante,

nel nord così decimato,

o povera Italia,

nella sua dignità, calpestata!

Il 30 gennaio, l'OMS

aveva inutilmente, già, attestato:

"Il COVID -19

è un'emergenza di sanità pubblica,

di rilevanza internazionale".

Dov’è finita la magistratura?

Finge, forse, d’ignorare,

come tanti politici europeisti e giornali?

Il diciannove febbraio, a Codogno,

c'è stato il primo caso,

senza un contatto diretto con la Cina,

di COVID - 19.

L’epidemia non controllata

si è poi diffusa, oltre l’Europa,

centro di una pandemia,

con i viaggi, nel Medio Oriente e così via.

Nessun’arma di credito

che l’Europa ora offre,

nessuna scusa, ripaga l’Italia,

per tanto dolore,

per i morti decuplicati giornalmente.

Questa è un’epidemia colposa.

Mai rimarginerà ferite,

chiuse dentro i nostri cuori.

L’arma di credito,

ora offerta dall’Unione Europea,

da restituire in tempi brevi, con interesse,

non basterà all’Italia né ad altri Stati,

se è più alto il rischio della recessione,

con la dipendenza dall’euro

e con l’economia in frantumi.

Il presidente Conte

richiede un miracoloso titolo:

l’“eurobond”, debito pubblico condiviso,

mutuo per gli Stati europei dell’Unione,

in ampia parte, già ridotti sul lastrico,

dal coronavirus, “covid diciannove”.

Chissà se saremo comprati,

alla fine, in questo modo,

o peggio, se ogni paese dell’Unione

trascinerà gli altri in un comune tracollo.

La comunella dell’"eurobond"

rafforza l’Unione Europea,

con una sua gestione centralizzata,

tranello non democratico,

che limita il nostro governo,

e mai sarà possibile,

senza un consenso di voto.

Con l'intervento delle nostre banche

avremmo valicato prima

o gradualmente ostacoli,

con un sostegno dell'economia.

Le banche,

sostenute da interessi di prestiti,

così attivano imprese.

Dall'Unione Europea

e dalla sua Banca divorate,

con ogni loro deposito e risparmio,

di conseguenza, non avranno più funzione.

Sarà un processo lento:

nessuno se ne accorgerà.

C'è chi perde i suoi interessi oggi,

chi domani,

fin quando ogni Banca italiana

lentamente fallirà

e alla fine ogni capro espiatorio,

truffatori esclusi,

con arresti domiciliari

il fallimento pagherà.

Per la legge dell'economia, dei mercati,

tutti i tipi di offerte

dall'Unione Europea messi a frutto,

sotto forma solidale,

si ripagheranno con tasse,

per un albero senza fiori.

Non è servito a nulla stendere

bandiere italiane,

verso il cielo, sui balconi?

Non c'erano quelle dell'Unione Europea,

cui mai nessuno si è sentito unito,

da due mesi, circa, nell'isolamento.

La moneta italiana, a passo a passo,

si valuterà di più,

per i suoi pregiati prodotti,

per il patrimonio

delle sue naturali bellezze,

non certo, per l’appartenenza

al mercato europeo.

E’ da apprezzare

il coraggio del Regno Unito

per la sua uscita dall’Unione Europea!

E' stato un attimo di un caro abbraccio

uscire in Italia da un lungo abbandono,

per aiuti sanitari della stessa Cina,

Spagna, Russia, Cuba, Germania,

Albania, Austria, America, Turchia

e tanti Stati, raggiunti più tardi

o aspramente dalla pandemia.

Pandemia è sinonimo di diffusione,

per ogni virus:

è quindi errore umano,

ignoranza, omissione.

Non circola mai

un ignoto virus, all'insaputa,

dopo il primo impatto.

Si riconosce subito in focolai di diffusione.

E' d'obbligo spezzarne la replicazione.

Medici con mascherine

e guanti insufficienti,

malati con respiratori scarsi e condivisi,

con questi aiuti dal mondo,

hanno scampato la sicura morte.

Nessuno potrà entrare

in questo dramma ...

Dal cuore nasce un grazie a questi Stati,

con prova che il mondo

non è così cattivo,

anche nel vuoto degli sconfortati.

Un’ ecatombe è la vita

in Europa, in America, nel mondo!

In Italia il presidente Conte, inutilmente,

dopo il disastro manifesta coscienza

e riprende il modello della Cina.

E’ troppo tardi.

Questa è un’epidemia colposa.

Mai rimarginerà le ferite,

chiuse dentro i nostri cuori.

Come negare evidenze?

La vita ora dipende

da un rigoroso isolamento.

Basterà un solo caso,

per innescare l’epidemia,

ritornare sempre al punto di partenza!

In Corea del sud, centosei persone guarite,

sono di nuovo positive.

Non crea perciò anticorpi, il “COVID-19”?

Non si potrà, quindi,

creare neppure un vaccino

se inoltre muta, in ogni continente?

Che sogni da incubo si possono ora fare:

soltanto i bambini, ormai decimati,

sono rimasti sul pianeta Terra.

Colpiti tante volte dallo stesso virus

i superstiti, con gli interstizi polmonari,

messi fuori uso,

si sono poi spenti uno per uno.

Avvoltoi volano,

su ruderi e macerie di case deserte,

che inabissano il tempo.

Ritorna nei suoi limiti lentamente il clima,

dopo la fine dell’inquinamento umano;

fioriscono i peschi, i ciliegi

ma è scomparso l’essere umano.

Dopo il sogno da incubo,

l’anima grida, invoca un augurio:

-Usciremo dalla catastrofe,

con buone cure, certamente usciremo! -

Grazie al ministro della salute Speranza,

al presidente Conte, all’Unione Europea,

ai parlamentari, noi tutti

passeremo nel setaccio

dell’ endemico “COVID-19”.

Una parte di umanità, più attenta,

connessa per natura all’Universo,

al mondo, ai cittadini di ogni Stato,

mai più si sentirà unita,

come pecora in gregge,

al mercato dell’euro, all’Unione Europea.

Ai tempi dell’epidemia Sars in Cina,

il medico e ministro Sirchia,

chiese la convocazione urgente

dei ministri della Sanità Europea.

Con risposte e misure mirate, l’Europa,

spartiacque di altri Stati,

fu risparmiata dall’epidemia.

Che cosa fa nel ministero,

l’attuale ministro della salute,

Roberto Speranza,

maggiore responsabile della sanità,

troppo giovane e neppure medico,

se come freccia rossa, nelle nostre città,

ha fatto sfrecciare il “COVID – 19”?

Strade deserte, desolate, nel nostro mondo.

Sembra di stare sulla luna:

città vuote, in quarantena,

tra spettri di paura,

sirene intermittenti di ambulanze,

stracolmi ospedali, contagi ovunque,

costruzioni improvvisate di ospedali.

Respiratori e mascherine

non bastano mai.

Non si sa chi salvare.

La santità quotidiana

è all’estremo di forze:

pietà, mio Dio,

per tante centinaia di medici

e personale sanitario,

morti per contagio,

nel compiere il loro dovere.

Consola pensare,

oltre alla grave perdita sociale,

che l’atomo immortale, lassù tra le stelle,

in nuova vita, più felice,

si va a ricombinare,

anche se la ferita di tanti Italiani,

mai, si potrà risanare.

Pietà, o mio Dio, per ogni lavoratore.

Pietà per ogni famiglia,

che non può assistere in terapia intensiva

un proprio familiare.

Sono migliaia i morti inceneriti,

ogni giorno, e senza funerale.

Pietà per il blocco del commercio,

dell’economia, delle imprese,

per le borse che crollano,

per i disoccupati, per ogni sacrificio,

per la povertà che più non sfama

i popoli nella pandemia.

Pietà per l’ignoranza,

l’indifferenza politica,

che getta cittadini d’Italia, di tanti paesi,

senza anticorpi e vaccino,

in un’estinzione lenta e graduale.

Ci sono da due mesi

migliaia di contagiati in Italia,

soprattutto al nord,

e circa migliaia di morti, giornalmente.

Questa è una strage,

è un’epidemia colposa.

Mai rimarginerà le ferite,

chiuse dentro i nostri cuori.

Come negare evidenze?

Pietà, o mio Dio,

per la strage di persone più giovani.

Pietà, per tanti anziani

nelle case di riposo,

che sono una risorsa umana,

di sapere, d'intelligenza,

di testimonianza.

Danno inoltre lavoro

a tanti operatori sanitari,

che versano tasse per lo Stato.

Gettate via

le vostre bandiere dissacrate.

E’ scorso, invano, il sangue di tanti eroi.

Strade tranquille,

finalmente senza traffico,

senza delinquenza,

dove circola invisibile

soltanto il “COVID - 19”.

Più intensa è la vita vissuta, senza uscite,

o rare, essenziali, dalle nostre case:

contemplativa, di studio,

o più che mai attiva.

Si va in fretta, per ricominciare:

l’economia va a fondo

e non si può aspettare.

L’impaziente uscita

di categorie di lavoro dall’isolamento

ora potrà confluire

in una seconda crescita,

più incontenibile della pandemia.

Il presidente della giunta,

Vincenzo De Luca,

preannunzia in Campania,

per questo, di chiudere i confini.

Col suo odierno rigore, questo virus,

mai, sarebbe circolato in Italia,

se al posto di Roberto Speranza o di Conte

c’era lui.

Ha messo in quarantena, inoltre,

il territorio intero di Saviano,

per la trasgressiva folla,

assembrata al funerale

dell'amato sindaco e medico,

Carmine Sommese,

morto per “COVID – 19”.

Altri sindaci, in Italia,

hanno chiuso frontiere

per bloccare il ritorno

ai loro paesi degli immigrati al Nord,

o per i primi casi segnalati al sud,

ma già il virus purtroppo era in giro.

Grazie al ministro della salute Speranza,

al presidente Conte,

all’Unione Europea, ai parlamentari,

noi tutti passeremo nel setaccio

dell’endemico “COVID – 19”.

O povera Italia, col suo cuore pulsante,

nel nord così decimato,

o povera Italia,

nella sua dignità, calpestata!

Gettate via le vostre bandiere dissacrate.

E’ scorso, invano, il sangue di tanti eroi.

L’anima grida: -Usciremo dalla catastrofe,

con buone cure, certamente usciremo! -

Silvana De Angelis