Emozioni poetiche
La nostra origine sconosciuta
ci separa dalla memoria
del nostro passato,
persa nel silenzio del tempo.
Chi siamo?
Un segreto di vita
è cancellato dalla polvere.
Siamo giunti sulla terra
da una lontana costellazione
e alla velocità della luce
abbiamo perso
la nostra memoria.
Vivono inesplorati
i nostri infiniti poteri,
tra percorsi
cancellati dalla mente,
come l’ardore del coraggio:
può vincere
il nostro annullamento di vita
e ci porta lontano
verso mete da conoscere.
Siamo in ogni oceano e mare,
sommersi nel fondo di abissi,
siamo nel sogno
mai svanito di una ricerca.
Atlantide ci invia l’eco
di un suo messaggio
tra i flutti del mare,
Stonchenge
ci indica un percorso.
Le pietre
parlano della nostra origine.
Così nell’immensità
dei nostri ricordi sepolti,
c’è un segreto potere,
che nessuno conosce.
Silvana De Angelis
Un piccolo fiore giallo,
tra l’erba,
è abbarbicato a una ringhiera.
Navigano gli uccelli,
come acrobati
nel pallido celeste,
fino a scomparire
nel cielo senza fondo,
oltre chiome estese di alberi,
lontano.
Lo descrivono nell’ampio arco
terrazzi e tegole di bianche case,
emerse dai rami come in sogno,
così addormentate,
dolcemente al sole.
Il silenzio accarezza
profondi spazi di verdi foglie,
come in preghiera,
rivolte, alla pace eterna del cielo.
Il treno scandisce intorno,
un tempo che non esiste,
cullato dal battito di rotaie.
In questa conca di dolci colline
dove si affacciano
colori e luci dell’universo,
un trillo, un cinguettio,
una lontana voce,
richiamano il mistero
d’ogni vita
su una traccia, che non giunge
mai alla fine.
Così una nuvola non sa,
dove finisce,
e tutto va lontano
a perdersi nel nulla,
dove scompare
il mistero dell’esistenza,
dissolvendosi
nella sua eternità perduta,
perché nessuno sappia mai,
cosa spinse la vita
al suo apparire.
In questo naufragio
dell’universo,
con amore ci si aggrappa
a un salvagente della vita,
ma tutto si perde,
nel vuoto dell’infinito.
Silvana De Angelis
Restavano ammirati
per la nostra aria leggiadra,
per la nostra gioia,
colma d’intese,
per i nostri trionfi senza gloria.
Al sussurro della brezza estiva,
le vele d’oro salpavano sul mare.
Il tuo dolce parlare in francese,
confuso tra argentine voci,
quello allegro, solo nostro,
nei pomeriggi sonnolenti,
su ciottolati
risonanti di nostri passi,
adesso, come allora, io risento.
Con la purezza della gioventù,
abbiamo raccolto lo stesso fiore,
nell' attimo fugace
in cui sboccia.
Ogni volta,
che i suoi petali appassiti
brillano di nuova luce,
io ti ripenso.
Silvana De Angelis
Premio poesia con diploma dell’Accademia internazionale di San Marco
Affascinante,
attraversa la pedana illuminata,
un “gay”.
Con nude spalle,
bianche trine e pizzi,
un uomo indossa,
mascherato da donna,
col suo solenne guardinfante,
un abito grazioso:
balla e stringe una donna
con gambe avvenenti
sotto un lembo di gonna
sollevato.
Per una principessa,
come un astro bianco,
ha occhi di sole un principe
con un mantello azzurro,
come il cielo.
Una magica fata, velata di stelle,
ammalia un agente delle S.S.
Un vescovo balla
con una sposa in abito bianco.
Un bambino,
con ricciuta parrucca
e divisa da calciatore
è travestito da Maradona,
un adulto da scolaretto
con fiocchi rosa in testa
e sul colletto ...
Da nostalgie di maschere
e costumi,
dall'umana beffa
nasce ogni figura.
Ironia allegra
e aspetti dell'immaginario
ricreano l’assurda scena
del reale.
Rinasce invano un mondo
ricreato
da una pagina bianca:
ci isola una vita mai inventata.
Ogni giorno ci sottrae,
come programma
di un calcolatore,
a un’immagine voluta
di noi stessi.
Silvana De Angelis
Strade di sassi:
savane e steppe
per una lunga tappa.
Nuvole basse
raccolgono echi d’aironi
e di gabbiani
lungo specchi d’acqua abbagliati
nei paesi sconosciuti
della propria anima.
Un’arsa radice
di solitudine felice,
come albero nel deserto,
vive un tempo immaginario.
Silvana De Angelis
Suonano a festa le campane:
ragnatele sociali di vita,
radici di cemento.
Per due angeli marmorei
la luce della luna,
che scende tra verdi rami,
rischiara il buio all’improvviso.
Come foglie di mirto
ingialliscono i sogni.
S’imbarcano oltre l’orizzonte
insieme con il coraggio
che li illumina,
nella notte
dai riflessi di cristallo,
aperta alle stelle,
dove non fende il cielo,
il grido del gabbiano.
Nel profumo di calici bianchi,
il colore di candide stagioni
rifugge gli inganni e le illusioni.
Conosciute dimore dell’anima,
chiuse nella vanità,
nell'incomprensione,
nel proprio orgoglio,
al bisogno di aprirsi
schiuderanno le porte
nel tempo.
Assale con profumo più intenso
la vita che s’ignora,
mancata disperatamente,
a un dialogo d’amore.
Silvana De Angelis