Europa

La notte schiarì nelle sue strade bianche

gli alberi nella solitudine,

rincorsa con una canzone mai finita,

la fontana abbandonata

e le finestre chiuse di una casa mai vista.

Lontano, tra la nebbia,

sono sprofondati un vecchio bar

nel fumo dei suoi ubriachi,

le strade nel silenzio,

ogni angolo di terra nel suo segreto,

ogni chiesa

nel profumo di un tenero fiore,

raccolto con mani di candore.

Sono saliti nel gelo di cigli scoscesi

brividi di luci lontane

nella notte di ferita allegria;

tenero chiaro di luna

ha sorriso a silenzi rapiti e sconosciuti.

Pallido fumo si è perso

nel sapore dimenticato di un giorno,

andato via,

ma non si è smascherato

l’anelito del vento,

mentre nasconde la sua vita;

potrebbe morire tra vette inesplorate

e tenebre infinite

nel cuore di una distesa, arsa di vita.

Unione europea,

distesa dei sogni infranti,

mai amata, per la libera circolazione,

che mette in movimento

un traffico gigante

di reati penali e di morte.

Unione Europea mai amata

per l’economia che frantuma la Grecia,

Unione Europea, mai amata,

per l’errore,che può trascinare

tutti i suoi Stati, insieme,

in un abisso.

Silvana De Angelis

E’ entrato tra specchi,

dal gallo del campanile,

negli occhi che si amano,

tra bottiglie, tavoli,

vetrine, sguardi

e zampilli che cantano,

un momento senza passato.

Da labirinti di luce

si è posato in una strada,

al suono di una chitarra

nei versi di una poesia:

nato così solo

per parlare di nuovo …

nato così solo per vivere.

Silvana De Angelis

Grattacielo: maestosa altezza,

nell’armonia di spazi raccolti

tra sinuosi contorni di basse case.

Nell’ immane fantasma di cemento,

dove la notte scintilla,

come specchio d’acqua,

giace l’amore per la sognata libertà,

come isola di un verde prato.

Potrebbero ridere forte,

voragini d’illusioni,

nel silenzio della notte.

Chi ha paura del risveglio

fugge via

nello spasimo dei motori:

parole morte dovunque.

Isola verde, dove ridono

stagioni bianche,

d’inganni beffardi.

Inutilmente viva, la città è morta.

Di notte, insieme a vecchi barboni,

i giovani vanno a ridere sull’erba,

con zaini e tetti di stelle.

Con grande sconforto,

alle porte che nessuno ha aperto,

hanno picchiato forte.

Nella giungla di cemento e asfalto,

compromessi hanno comprato

ambizioni.

Con ombre infuocate

i giovani ridono forte

perché la vita non è gioco;

è dono e offerta di un costante impegno.

Muoiono le illusioni lentamente.

Con l’ironia bruciano la vita:

non hanno più occhi innocenti, stupiti.

Silvana De Angelis

Si è liberato in alto

quel gabbiano ferito,

nuovamente vivo.

Da barricate rinasce la storia;

è lì presente e come cuore,

batte, flagellata nel sangue.

Non si riscatta la sua pena;

è nella vita,

che ti porti addosso,

per ogni altra,

perduta in ferita di sangue.

Per un lungo ideale di pace,

superba,

rivive la bellezza dell’arte

e la morte pensata

di un’umanità sofferente

nelle sue mani s’adagia.

Nasce la storia da barricate,

come un’operazione artistica

da fili d’acciaio teso

di una gabbia.

Con fili, che si dipanano,

si libera l’ ambiente:

non ha più

territori da difendere,

né confini …

Scopri poi l’utopia

di un mondo senza confini,

quando la maggioranza numerica

tra i popoli diversi,

mette in minoranza,

o quando un popolo perde tutto

senza il suo confine.

"Perché ti disperi, perché piangi?"

“Per la memoria storica perduta,

per l'avanguardia delle scienze,

della musica amata,

per un addio all'arte,

alla Gioconda, a Michelangelo,

a Dante ...

Non sono mai esistiti,

né ci sarà un ricordo,

fin quando, nel tempo,

fagocitato da società diverse,

l'ultimo testimone ricoprirà d'oblio

la civiltà scomparsa.

Silvana De Angelis