Letteratura e poesia: Il cervo
Il cervo
A te 'si fatto
co tanta grazia,
dolci occhi ti aggravano
pesanti sul cuore umano
che ti osserva.
Tu splendida creatura,
a me così cara,
procedi verso
il mio infinito esistere.
Giova,
alla vita terrena,
la tua posizione,
perché sei affare di cielo
e nei tuoi occhi traspare quella purezza,
di fiore incantato,
che la gente accarezza,
assorbendone gli attributi.
Cosa hai fatto povera bestia,
perchè Dio ti ha punito con grandi pesi e poi decantato?
Sin da quando sei nato,
ha voluto con quelle punte,
avvicinare il tuo bel esemplare
al paradiso,
ma sulla terra
qualcuno,
con il cuore pur non suo,
sempre adirato per la fame
prima o poi ti avrebbe preso e mangiato,
… quel mortale, il lupo
non ha nessuna colpa,
solo un teschio diverso,
e denti fastidiosi che non sa dove appoggiare.
<<Nessuno è cattivo!>>
l’ho già detto, nessuno vuole realmente fare il male.
Quando il confronto tra l’uomo cattivo e buono comincio a fare,
l’origine è sempre la stessa,
chi è dotato di pesi,
miseria e fame,
ma vive interiormente una vita sana,
accordando con fatica stomaco e mente,
chi il peso lo porta nel cuore,
arde e deve esplodere per via naturale.
Ah,ah, ah come fa male quel cuore malato,
quando la mente anch’essa deperita,
comanda di uccidere e danneggiare.
Io non trovo meriti in questa catena:
una dopo l’altra,
le bestie si accingono al patibolo,
ma quale giustizia hai riservato,
ti chiedo
con aria infantile e nostalgica a noi esseri viventi?
<<Nessuna>>
mi rispondi…
<< io ti ho abituato,
da quando sei nata
che la giustizia non esiste,
donna,
il mondo non si divide come tu hai appena fatto,
buoni e cattivi,
giusto e ingiusto,
il mondo non ha sapore,
odore e causa,
è un fatto di colore,
di movimento e poi basta,
e io non posso che osservare,
questi eventi,
perché non sono stato io ad ordinarli,
ma i venti>>.
Firma
Maria Cristina Lorusso