Liquirizia

Glycyrrhiza glabra L.

Famiglia Fabaceae

Pianta comune in tutte le regioni mediterranee. È un arbusto che raggiunge i 120 cm, con foglie composte, imparipennate, con 4-7 coppie di foglioline bislunghe od ellittiche, fortemente glandolose. I fiori sono azzurri, glandolosi, raccolti in racemi ascellari lunghi circa ½ della foglia. Il frutto è un legume lungo 25-30 mm, compresso. La radice è di color grigio-bruno esternamente, solcata da molte righe longituginali. Internamente invece è gialla, molto fibrosa.

Droga: radice e stoloni

Caratteri organolettici: Ha un sapore mucilaginoso, zuccherato, gradevole ed in fondo un pò acre.

Composizione: contiene una miscela di saponine triterpeniche tra cui la glicirizzina (6-7%), acido glicirrizico e sali di calcio e magnesio, composti steroidei (stigmasterolo, beta-sitosterolo), e una resina

Proprietà: radici e rizoma hanno proprietà spasmolitiche, espettoranti ed antitussive. Hanno inoltre azione cicatrizzante ed antiinfiammatoria.

Usi: la liquirizia trova impiego a basse dosi nel trattamento delle affezioni ulcerose a carico del tubo digerente, e come espettorante nel trattamento delle affezioni delle vie aeree. Esternamente veniva impiegata come cicatrizzante ed antinfiammatoria, utile in caso di dermatiti, emorroidi, granulomi e cisti. Sono segnalati effetti sulla pressione sanguigna dovuti ad un consumo di grandi quantità e continuato, è quindi da sconsigliare in soggetti ipertesi. È un ingrediente molto frequente soprattutto nelle formulazioni da infuso o decotto, dove viene aggiunta per il gradevole sapore, ed è quindi da considerarsi come modificatore del gusto più che come ingrediente vero e proprio.

Note: il nome deriva dal greco che la identifica come dolce radice. Le proprietà medicinali sono note fin dall’antichità, già Teofrasto (III sec. a.C.) la raccomanda per le ulcere e per affezioni asmatiche.

In Abruzzo i rami fogliosi e freschi erano appesi nelle case ed utilizzati come attaccamosche. Queste, infatti, sono attratte dal profumo dei fiori ma poi rimangono attaccate alle foglie che sono hanno una superficie appiccicosa dovuta alla presenza di numerose ghiandole secretrici.