Sì, carissimi e carissime, la Festa del Signore che oggi celebriamo - l’Esaltazione della Sua Santa Croce - è un forte ed amoroso invito di Dio a volgere l’attenzione del nostro cuore, oltre che della mente, al Calvario: a quel Monte santificato ed impreziosito dal Sangue versato da Colui che ci ha amati tutti fino all’estremo dell’amore: fino a non riservarsi neppure più una goccia di Sangue, ma ad effonderLo tutto, con grande Fuoco d’Amore, e questo per liberarci dalla schiavitù del peccato e dalla morte eterna.
Facciamoci allora interiormente attenti e, con l’aiuto dello Spirito Santo, Luce Eterna di Amorosa Sapienza, volgiamoci ora tutti insieme a Gesù Buono appeso al Legno santo ed umanamente obbrobrioso della Croce.
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Cari amici, spesso i Crocifissi che si trovano nelle nostre chiese - ed anche quelli che abbiamo devotamente appesi in casa o che portiamo, benedetti, al collo - sono una ben pallida e sfocata immagine rispetto alla cruda e tremenda realtà che videro con i loro occhi coloro che in quel primo Venerdì Santo si trovavano sul Calvario.
In verità, Nostro Signore Gesù era talmente sfigurato dalle sofferenze, dagli oltraggi subiti dagli empi, dai pugni, dagli schiaffi, dagli sputi, dalla crudelissima flagellazione accolta per amore delle anime nostre, per amore di tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo … che non aveva più volto d’uomo.
Mi rivolgo con affetto sincero e fraterno a ciascuno di voi, e chiedo: che cosa suggerisce al tuo cuore questo Gesù, che è talmente sfigurato da affermare:
“… Io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente” ?
(Salmo 21,7)
“Perché tanta sofferenza?
Perché, o Gesù Caro, non hai più volto d’uomo?”
“Per te, uomo/per te, donna: per tuo amore.
Per la tua eterna salvezza.”,
risponde Gesù.
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La meditazione della Sua dolorosa Passione e la contemplazione del nostro Dio sfigurato da un cumulo indicibile di sofferenze corporali ed interiori patite per nostro amore, dovrebbe – a meno che noi non si abbia un cuore di pietra – muoverci alla grave ed austera considerazione che, in realtà - nella mistica che è realtà - non sono stati solo quei Giudei del Suo tempo, presenti in quei giorni a Gerusalemme, a gridare: “Crocifiggilo!”; ma è ciascuno di noi, quando con malizia e piena avvertenza e deliberato consenso, commette un peccato la cui materia è grave, ad inchiodare di nuovo in Croce l’unigenito Figlio di Dio.
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Carissimi, amore con amor si paga: dinanzi all’Amore Immenso di Gesù Crocifisso, la risposta adeguata della creatura è solo quella completa, cioè il dono di tutto il mio cuore a Dio.
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Cari fratelli e sorelle, il Signore, che scruta e conosce i segreti dei cuori, sa che tutti noi siamo piccoli e poveri; Egli sa che, per quanto il nostro proposito sulla via del bene sia sincero, non saremo pienamente esenti da ricadute.
In questo momento penso specialmente all’aspro combattimento che deve affrontare una persona che ha deciso, per amore a Dio e per il suo stesso bene, di risalire dall’abisso dell’impurità, dell’alcol, della droga e di qualsiasi altra grave dipendenza.
Ma so anche che la Divina Grazia è Onnipotente e Buona, e così sul sentiero che il figliol prodigo percorre verso la Casa paterna, Dio dissemina a suo conforto soavi dolcezze; e non di rado concede all’anima, nei primi tempi del cammino spirituale, di godere frequentemente della gioia del fervore sensibile.
Questo, Dio fa con quel figlio/con quella figlia che ritorna sinceramente a Lui, così come una tenera madre fa col suo piccolo bambino che, essendo ancora incapace di nutrirsi di cibi solidi, riceve solo la dolcezza del latte materno.
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Permettetemi ancora una parola, cari amici.
Una Parola di Gesù Crocifisso:
“Ho sete!”
Gesù ha una sete ardente del nostro amore.
Ma anche il cuore dell’uomo ha sete:
un’arsura intensa e penosa inquieta spesso il suo animo: un immenso desiderio di amore e di felicità, che invano egli cerca di soddisfare bevendo alle fonti d’acqua della finitezza: delle creature considerate fini a sé stesse, dei piaceri carnali fruiti al di fuori del retto ordine stabilito dal Creatore, della vanità nelle sue varie forme ed espressioni.
Gesù lo ha detto alla donna di Samaria, a lei che aveva cercato invano di placare la propria sete d’amore passando più volte da un uomo ad un altro:
“Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che Io gli darò, non avrà più sete in eterno.”
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In verità – anche se spesso non ne siamo molto coscienti, poiché i nostri giorni trascorrono non di rado in una dimensione di superficialità, di attivismo, di scarso raccoglimento interiore – il nostro cuore umano, anelante ad un Abbraccio eterno ed esultante di Amore e di Pace, in definitiva ha sete di Dio:
“Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a Te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?”
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Cari amici, detto tutto questo, penso che il dono più bello che ciascuno di noi può offrire quest’oggi a Gesù è come una umile eco delle Sue Parole sulla Croce, quando gridò, prima di morire:
“Padre, nelle Tue mani consegno il Mio spirito.”
Il Sacro Cuore attende che tu, cara sorella/caro fratello, Gli dica con amore sincero:
“Gesù Buono, mio Dio e fratello mio adorato,
Ti prego accoglimi: d’ora innanzi voglio essere Tua/Tuo.”
Così sia: per la maggior gloria di Dio
e per la vera pace e gioia delle anime nostre.
Sabrina Luraschi Corbetta
(Meditazione nella Festa dell’Esaltazione della Croce, 14 settembre 2011; pubblicata su internet il Lunedì Santo, 14 aprile 2025)