A Zoraya ter Beek: 

con sincero affetto.


 Venerdì 19 aprile 2024

 

Cara Zoraya.


Ho recentemente appreso della tua decisione di porre fine alla tua vita terrena mediante l’eutanasia, programmata per uno dei primi giorni di maggio.

Anche se non ci conosciamo, la tua vicenda mi ha profondamente toccata e non ti nascondo che, quando ho letto di te e della malattia di cui soffri - che ti ha portata a considerare la morte come unica forma di “liberazione” da un dolore psicologico da te percepito come “troppo grande” e quindi insopportabile - ho pianto a calde lacrime.

Come avrei pianto per una sorella amata; ché di fatto in umanità siamo sorelle.

Ma, se mi limitassi a piangere per te – come pure per altre persone, uomini e donne che stanno pensando seriamente di togliersi la vita – ciò, pur nella sincerità del sentimento e della volontà del mio cuore, sarebbe però decisamente troppo poco.

 

È per questo che oggi mi rivolgo a te, cara Zoraya, confidando che (dato che internet ha reso per certi aspetti il mondo “piccolo”) quanto sto per dirti con il cuore in mano, tu possa ascoltarlo, con le orecchie e soprattutto col tuo cuore.

 

Mossa unicamente da sincero amore, vorrei soffermarmi pacatamente a riflettere con te, partendo da alcune affermazioni che hai esposto in una recente intervista.

Ti parlo con estremo rispetto della tua libertà; nel contempo sono però pienamente convinta che la morte assistita non è affatto la soluzione alle tue perduranti sofferenze.

 

- Leggo che la scelta di ricorrere all’eutanasia è maturata in te dopo che il neuropsichiatra ti ha detto: “Non c’è più nulla che possiamo fare per te in termini di terapia, non starai mai meglio di così.”.

 

Con il dovuto rispetto per la scienza medica e per coloro che la esercitano - mi riferisco alle dottoresse e ai dottori che sono realmente tali perché operano per il vero bene: a favore della vita dei pazienti affidati alle loro cure -, in semplicità ti dico che accade di fatto che in certi casi le diagnosi fatte si dimostrino poi errate.

Ad esempio: conosco una persona alla quale anni fa fu diagnosticata una certa malattia; ma, dato che ella non era convinta della correttezza di tale diagnosi - che valutò giustamente troppo affrettata e parziale -, la stessa richiese ulteriori e approfonditi accertamenti medici specialistici, in base ai quali infatti risultò esserci tutt’altra malattia.

Ora, seriamente mi domando: se questa tal persona avesse creduto ciecamente a quanto quel medico, tra l’altro primario in un ospedale, le aveva detto, e avesse quindi assunto il farmaco che le era stato prescritto per curare una malattia che in realtà non era quella di cui realmente ella soffriva, che cosa le sarebbe successo?...

 

Cara Zoraya, tu potresti chiedermi: “Sabrina, ma perché mi ha raccontato questo? Cosa c’entra con quello che vivo io?”.

Al che ti risponderei: “Se già si constatano delle volte errori diagnostici nell’ambito delle malattie che colpiscono il corpo umano - errori in certi casi anche gravi -, cosa potremo dire della complessità della psiche umana?

Ci si può forse pronunciare affermando con assoluta certezza che tu non migliorerai mai? Secondo me, no.”.

 

Quindi diciamo meglio che il neuropsichiatra dal quale sei in cura ha espresso il suo personale parere, dicendoti: “Non c’è più nulla che possiamo fare per te in termini di terapia.”.

Appunto, Zoraya: in termini di terapia.

Ma altro che possa aiutarti, che possa lenire il tuo dolore psichico, davvero non c’è?...

 

- Ho visto su internet la tua foto, sei giovane e di gradevole aspetto, dallo sguardo intelligente; abiti in una bella casa in Olanda, al confine con la Germania … anche solo stando a queste poche informazioni, ho pensato: non tutti hanno ricevuto questi doni …

 

Però, evidentemente, la vita: il significato profondo e vero della vita umana e la sua inalienabile dignità non si trovano nella bellezza estetica (comunque effimera), né nel risiedere fosse pure in una villa con parco e piscina o avendo a disposizione dieci milioni di euro in banca …

 

Conosco poco della tua vita, ma penso con fondamento, cara Zoraya, che a te – come a molte, moltissime altre persone, che pur hanno ricevuto tanti doni naturali ed intellettuali – manchi però Colui che – solo – dà autentica e indefettibile consistenza al nostro cammino su questa terra.

Manca Dio.

 

- A questo proposito, ho letto che hai (comprensibilmente) paura della morte, che la vivi come un’incognita.

Tu stessa hai detto: “Non sappiamo davvero cosa accadrà dopo, o non c’è niente? Questa è la parte spaventosa.”.

 

Ecco Zoraya, oggi sono qui a rispondere, umilmente e con limpida certezza – come una sorella che ti vuole molto bene! – a questa tua angosciante domanda.

 

Cosa c’è dopo la morte corporale? L’Incontro con Dio.

Precisamente con il Signore Gesù, al Quale il Padre ha affidato il Giudizio di ogni essere umano, e questo perché Gesù è vero Dio e vero uomo; nostro fratello: e, come tale, conosce e comprende la nostra umana debolezza.

 

Questo Dio è Giudice, ho detto. Sì, è vero.

Ma Egli è anzitutto il nostro Padre, Zoraya.

 

È Lui che ti ha pensata dall’eternità; che ha voluto che tu nascessi; è Lui che ti ha creata, persona unica e irripetibile: nella tua anima, nel tuo cuore, nel tuo intelletto.

 

Anche se tu (forse) non Lo senti, Dio - il cui Cuore è Oceano sconfinato di Carità - è sempre presente accanto a te; Egli ti guarda con Ineffabile e Tenerissimo Amore.

Un Amore, il Suo, che nel cammino terreno mai ci abbandona; anzi, che sempre rimane vicino a ciascuno di noi con la Sua inconcepibile Misericordia; e soprattutto questo Dio che è Padre è vicino in modo del tutto speciale ad ogni Sua figlia/ad ogni Suo figlio che sperimenta intensamente il dramma del dolore.

 

Lasciamo dunque, amata sorella, che sia questo Tenerissimo Padre a richiamarci a Sé quando lo riterrà giusto, così che il nostro transito da questo mondo all’Aldilà segni il ritorno di una figlia amatissima alla Casa del Padre.

Allora, in quel giorno, chiuderemo gli occhi alla luce di quaggiù e li riapriremo, Zoraya carissima, vedendo Gesù Salvatore che ci abbraccerà.

Dopo questa vita, nella quale si alternano per tutti gioie e dolori, potremo allora allietarci per sempre nella Luce e vera Pace del Cielo. In una Felicità incomparabile.

 

Non rifiutiamo, dunque, il grande dono della presente vita; anche quando essa è, per certi versi, faticosa e segnata dal dolore.

Non per questo non vale più la pena di vivere.

 

È vero: delle volte i dolori dell’anima sono più acuti di quelli fisici.

Ma, qualunque cosa succeda - anche se non sempre Lo vediamo: perché gli occhi sono offuscati dal pianto e la mente annebbiata dall’angoscia - il Sole dell’Amore del nostro Papà del Cielo splende notte e giorno su ciascuno di noi, Suoi amatissimi figli e figlie, con immensa Tenerezza e Fedeltà incrollabile.

 

***

 

- È primavera, Zoraya: il canto degli uccellini di nuovo si fa sentire, i fiori ci allietano con i loro variopinti colori; le tenere foglioline crescenti sui rami degli alberi ci dicono che, dopo il gelo dell’inverno, ancora una volta la vita si rinnova,

E la notte deve cedere alla luce dell’alba: ogni giorno è così! Questa è la realtà.

 

Sia così anche per te, carissima! Se lo vuoi, è ancora possibile.

 

Infatti, è vero che soffri molto, però nella tua esistenza non ci sono soltanto cose angoscianti e dolorose.

 

Se ti togli la vita, fai un male grave: non farlo assolutamente!

Te ne prego, Zoraya: scegli la vita … scegli di vivere!

 

***

 

Cara Zoraya.

Ti sono vicina con tutta l’anima, e prego – e continuerò a supplicare il Sacro Cuore di Gesù – affinché tu ci ripensi, e decida di vivere.

Un forte e fraterno abbraccio.

 

Sabrina Luraschi Corbetta