BATMAN (vedi sotto)
Gesù di Nazareth
Francesco d'Assisi
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Batman ("Uomo pipistrello") è un personaggio dei fumetti statunitensi ideato da Bill Finger e Bob Kane, pubblicato dalla DC Comics. Fece il suo esordio nel maggio 1939 sul n. 27 della testata Detective Comics, ed è diventato una delle icone più importanti del fumetto supereroico. Batman è l'identità segreta di Bruce Wayne, un ricco playboy, filantropo e industriale americano che risiede a Gotham City. La storia delle origini di Batman lo presenta mentre giura vendetta contro i criminali dopo aver assistito all'omicidio dei suoi genitori Thomas e Martha Wayne da bambino, una vendetta temperata da un ideale di giustizia. Si allena fisicamente e intellettualmente, crea un personaggio ispirato ai pipistrelli per incutere paura ai criminali e controlla le strade di Gotham (New York ?) di notte.
Nato originariamente come spietato vigilante (che spesso uccideva o mutilava criminali), si è evoluto in un personaggio con un codice morale rigoroso e un forte senso di giustizia. A differenza della maggior parte dei supereroi, Batman non ha alcun superpotere, è un uomo comune che SCEGLIE di combattere il male, e fa affidamento sulle sue abilità intellettive.
Nella classifica dei 100 maggiori eroi della storia dei fumetti (del sito web IGN) è stato inserito alla seconda posizione dopo Superman e prima dell'Uomo Ragno. E’ soprannominato anche Il giustiziere o Il cavaliere oscuro.
MARIA MONTESSORI. Nacque a Chiaravalle (AN) il 31 agosto 1870 e morì a Noordwijk (Paesi Bassi) il 6 maggio 1952.
E’ stata l'educatrice più importante della Storia, ma anche una filosofa pedagogista, come anche medico (fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia), neuropsichiatra infantile e scienziata. Internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole dell'infanzia, elementari, medie e superiori in tutto il mondo. Esso si basava sulla centralità del bambino (e non più dell’insegnante) e sul rispetto della libera scelta del discente, attraverso l’uso di strumenti (specie scientifici, e appropriati alle sue passioni e alle sue proporzioni fisiche) da utilizzare autonomamente, attraverso il principio del controllo dell’errore (tentativi-errori). Il ruolo dell’adulto consiste solo nel presentare l’attività, ma il lavoro continuo è del bambino che attraverso la ripetizione dell’esercizio lo porterà a raggiungere ulteriori livelli di sviluppo in autonomia. Lasciar dunque agire il bambino nell’ambiente (preparato dall’adulto), ispirato dall’attività che lo conduce a scoperte e conquiste spontanee.
In breve, il suo pensiero fu un successo e si diffuse ovunque nel mondo. Le sue opere furono tradotte in quasi tutte le lingue. Il pensiero della Montessori sviluppava germi di forte spiritualità, con visioni della natura di forte ispirazione scientifico-religiosa.
BUDDHA
Nel 566 a.C. (il secolo dei grandi maestri/filosofi: Confucio, Lao Tse, Pitagora, Eraclito…), il principe (Gautama) Siddharta, figlio di un sovrano di un regno in Nepal, alle pendici dell’Himalaya, dopo aver provato gli agi della ricchezza, dopo alcune esperienze scioccanti (incontra un vecchio, un malato, una partoriente, un funerale, mai visti prima), aveva cercato una vita ascetica ma senza trovare pace. Infine, aveva a lungo meditato sul problema del dolore e della sofferenza, e aveva raggiunto… l’illuminazione (Buddha significa Illuminato).
Da’ vita al Buddismo rompendo con l’antica religione indiana, l’induismo, e alla sua idea di trasmigrazione dell’anima. Secondo questa cultura religiosa, infatti, nell’uomo si trova una piccola scintilla del divino, l’atman (l’anima?), che permette la conoscenza. L’atman trasmigra in modo continuo (vita-morte-rinascita) da un corpo ad un altro (il Samsara), in una scala che vede dall’alto al basso: esseri superiori, uomini – sacerdoti, regnanti, commercianti, operai, parija -, animali, vegetali, ecc., a seconda di come ci si è comportati (come una retribuzione). Questa retribuzione si chiama karman: ogni azione è come un seme che germoglia sempre e genera frutti, buoni o cattivi. Come ci si comporta, così si verrà retribuiti alla prossima rinascita. Il karma non è, tuttavia, ciò che facciamo ma è l’intenzione che abbiamo: se sparo a qualcuno per ucciderlo e, per errore di mira, uccido un altro che lo voleva derubare io non ho compiuto un atto meritevole…
La reincarnazione, però, è per l’induismo una condanna divina a cui non si può sfuggire: l’uomo è prigioniero del proprio corpo, obbligato a passare da una vita all’altra e dove è difficile progredire mentre è facilissimo regredire nella scala di retribuzione; non si può sfuggire alla legge del Karman.
Il male infatti era ogni impurità fisica, ogni violenza, ogni cattiva volontà… Ma allora tutto era male, e difficile era sfuggire ad esso, e all’eterno ritorno (il Samsara).
Tutte queste regole sono dentro la legge del Dharma, la legge che guida l’universo.
Buddah capisce che questo sistema può e deve essere superato, perché dal Samsara si può uscire. Alla base c’è una domanda: come si fa a non soffrire più? Tutto ruota attorno a 4 evidenze, verità:
· tutto è sofferenza (nascere, crescere, invecchiare, morire,…);
· la sofferenza nasce dai desideri che proviamo in continuazione;
· ci si libera dal dolore spegnendo il desiderio;
· e si può spegnere il desiderio solo se si segue un percorso preciso chiamato Ottuplice Sentiero: giusta parola (attenzione al linguaggio: non mentire, non calunniare, non usare maldicenze o mormorazioni o pettegolezzi o futilità o chiacchiere o parlare a vanvera, e se non si ha niente da dire meglio restare in silenzio); giusto agire (astenersi da uccidere ogni essere, e dalla proprietà altrui, e da attività sessuale illecita, dalle menzogne, da bevande inebrianti; i monaci ne hanno altri tre: astenersi da cibo dopo mezzogiorno, da musica, danza, spettacoli, divertimento, profumi, gioielli, letto morbido, toccare denaro e altri valori materiali); giusto modo di sostentarsi (evitare mestieri quali commercio di armi, di alcool, di veleni, con uccisione di animali, ecc.); giusto sforzo, consapevolezza, concentrazione (cioè, se vuoi la felicità vivi il momento presente, non pensare al passato o al futuro, non rimuginare su quanto fatto male o con ansia e trepidazione per quello da fare: vivi l’attimo); giusta visione, giusto pensiero (cioè, conoscere! Non tanto cose esterne quanto se stessi, trasformare la propria mente e la visione che abbiamo del mondo).
Questa è la VIA DELL’EQUILIBRIO (no a eccessi, no a rigore, no a lassismo). Solo la meditazione continua permette questa capacità di distacco. La meditazione buddista non è pensare a qualcosa, bensì non pensare proprio, concentrarsi sulla respirazione, controllarla…
La cessazione del dolore con l’Ottuplice Sentiero porta il Nirvana, in questa vita, non nell’aldilà; il Nirvana è essere illuminati, avere il perfetto controllo del proprio corpo, dei sensi, del pensiero, uscire dal ciclo delle trasmigrazioni (non si rinasce più), vivere pace e serenità, cioè la felicità in questo mondo perché si diventa liberi da ossessioni, preoccupazioni, con una salute mentale perfetta, gioiosi, puri, gentili, pieni di amore, di compassione, di bontà, di simpatia, di comprensione, di tolleranza,… Che si vuole di più?
Buddha rifiuterà allora l’idea dell’esistenza di un dio essere supremo (il Brahman) e l’esistenza stessa dell’atman (anima); ciò che conta è la felicità dell’individuo: se pensare a Dio, o all’aldilà, ci fa soffrire, meglio credere che essi non esistano.
Buddha morirà ottantenne a causa di una pietanza di funghi avvelenati, servitagli per errore da un suo caro amico. Mentre quello si disperava, Buddah lo rincuorava e lo ringraziava...Morire, infatti, avrebbe trasformato l’Illuminato in Luce per gli altri, o in un Bodhisattva (colui che resta in questa vita, reincarnandosi volontariamente, per dare esempio agli altri).
SAMMY BASSO
Nato in Veneto nel 1995, era affetto da una malattia rarissima, la progeria, o "sindrome da invecchiamento precoce". Per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla sua malattia, intervenne numerose volte in trasmissione al "Maurizio Costanzo Show" e divenne così noto pubblicamente. Dopo la maturità scientifica, intraprese un incredibile viaggio negli Stati Uniti mlungo la Route 66, che divenne sia un libro che un documentario TV, durante il quale incontrò il "padre" dei Simpson, firmò il muro degli artisti accanto a Lady Gaga, utilizzò tecniche cinematografiche a Hollyood con James Cameron (Titanic, Avatar, ecc.), ecc.... Partecipò come ospite ai concerti di Jovanotti. Si laureò in biologia molecolare col massimo dei voti. Nel 2019 il presidente della Repubblica Mattarella lo insignì del Cavalierato all'Ordine del Merito della Repubblica per la sua opera di diffusione dell'atteznione sulle malattie rare. Morì di crisi cardiaca nel 2024. Al suo funerale volle che fosse letto il suo testamento:
Carissimi,
Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo...
Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. ... sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.
... Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare! ... Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi, e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo, e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio.
... Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte. Anche a solo dirne il nome, a vote, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura.
È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!
... Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile. Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non lui. ... Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.
... Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora…. Vi voglio bene. Sammy
PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...
Audrey Hepburn (1929 –1993), attrice olandese di nascita e britannica d’adozione, ha lavorato con alcuni dei maggiori registi e attori del suo tempo (Gregory Peck, Humphrey Bogart, Gary Cooper, Cary Grant, Rex Harrison, William Holden, Peter O'Toole, Sean Connery). Raggiunse fama mondiale negli anni Cinquanta prima a teatro (Gigi, spettacolo teatrale che le valse il Theatre World Award) e poi nel cinema nel ruolo della Principessa Anna in Vacanze romane (1953), con cui vinse l'Oscar come migliore attrice protagonista. Recitò ruoli da protagonista in numerosi celebri film, fra essi Sabrina (1954), Colazione da Tiffany (1961), My Fair Lady (1964), ecc. La Hepburn è una dei diciotto individui EGOT (acronimo di Emmy, Grammy, Oscar e Tony, ovvero i premi che onorano risultati eccezionali rispettivamente in televisione, musica, cinema e teatro): è stata vincitrice di due Academy Award, tre Golden Globe, quattro BAFTA Award, due Tony Award, un Emmy Award e di un Grammy Award. L'American Film Institute ha inserito la Hepburn al terzo posto tra le più grandi star della storia del cinema e ha una sua stella sulla Hollywood Walk of Fame, al 1652 di Vine Street.
All’apice della fama, a fine anni ’60, decise di dedicarsi alla sua famiglia, prima, e al volontariato, poi. Nel 1988 fu nominata ambasciatrice ufficiale dell'UNICEF, e da quel momento fino alla sua morte si dedicò assiduamente al lavoro umanitario e all'aiuto dei bambini dei Paesi poveri. I suoi viaggi intorno al mondo furono facilitati anche dalla sua conoscenza delle lingue (oltre a inglese e olandese, parlava fluentemente il francese, il tedesco, l'italiano, lo spagnolo).
La sua prima missione in questo ruolo fu in Etiopia nel 1988: visitò l'orfanotrofio di Macallè e fece in modo che l'UNICEF inviasse cibo ai 500 bambini che vi erano ospitati. Del suo primo viaggio la Hepburn disse:
«Mi si è spezzato il cuore. Non posso sopportare l'idea che due milioni di persone stiano morendo di fame. […] Il termine "Terzo Mondo" non mi piace perché siamo tutti parte di un mondo solo.»
Poi, visitò la Turchia, diversi stati dell'America del Sud e del Centro America; nel 1989, si recò in missione in Africa (in Sudan). A causa della guerra civile, la sua missione fu quella di far arrivare rifornimenti. Poi, raggiunse il Bangladesh, e anche il Vietnam, nel tentativo di realizzare per questi popoli progetti di immunizzazione e pulizia dell'acqua.
Nel settembre 1992, quattro mesi prima della sua morte, Audrey arrivò in Somalia. Definì quel suo viaggio «apocalittico», affermando che di tutte le situazioni difficili viste durante i suoi viaggi, quella della Somalia era infinitamente la peggiore. «Ci sono tombe ovunque. Lungo la strada, sulle rive dei fiumi, vicino a ogni campo… ci sono tombe ovunque.»
Nel 1992 il presidente degli Stati Uniti d'America, George H. W. Bush la premiò con uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili a un civile statunitense, la medaglia presidenziale della libertà (Presidential Medal of Freedom), a riconoscimento del suo impegno con l'UNICEF e, poco dopo la sua morte, l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences la premiò con il Premio umanitario Jean Hersholt per il suo contributo all'umanità (premio ritirato dal figlio Sean).
MOHAMMED ALI’.
Nato Cassius Marcellus Clay Jr. a Louisville, il 17 gennaio 1942 – Scottsdale, 3 giugno 2016, è stato forse il più grande pugile della Storia, e forse tra i maggiori e più apprezzati atleti in generale. Ali si contraddistinse come figura carismatica e controversa sia dentro sia fuori dal ring di pugilato. Il suo impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È stato nominato "sportivo del secolo" da diverse riviste specializzate. Detiene il maggior numero di premi "pugile dell'anno", assegnato da The Ring, avendo vinto tale riconoscimento nel 1963, 1966, 1972, 1974, 1975 e 1978.
Scoprì la boxe all'età di 11 anni, e sette anni dopo già vinceva l'oro olimpico ai Giochi di Roma (1960); lo avrebbe rivinto anche nel 1964 (a Tokyo). Nello stesso anno, passò professionista e vinse subito il titolo mondiale dei pesi massimi sconfiggendo a sorpresa il temuto e potente campione in carica Sonny Liston. Successivamente si unì alla setta afroamericana Nation of Islam (NOI) di Elijah Muhammad, cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo il concetto violento di separatismo nero. Influenzato successivamente dall’ammirazione per Malcolm X, Ali lasciò la NOI e aderì prima al sunnismo e poi il sufismo, sostenendo l'idea di integrazione fra le razze.
Nel 1967, Ali si rifiutò di combattere nella Guerra del Vietnam: lo vietava la sua religione ma soprattutto la sua opposizione al conflitto. Per questo, fu arrestato e accusato di renitenza alla leva, oltre a essere privato del titolo mondiale che deteneva. Non combatté per i successivi tre anni mentre fece appello a quella decisione giudiziaria: fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti d'America, che nel 1971 annullò la sua condanna. La sua battaglia come obiettore di coscienza lo rese un'icona nella cultura degli anni sessanta.
Soprannominato "The Greatest" (Il più grande), Ali è stato protagonista di alcuni dei più importanti e famosi incontri della storia pugilistica: la prima controversa sfida contro Sonny Liston, i tre aspri combattimenti con l'irriducibile rivale Joe Frazier, e il drammatico incontro nel 1974 in Zaire contro il campione in carica George Foreman, dove riconquistò i titoli persi sette anni prima a causa della sua obiezione di coscienza.
In un'era dove molti pugili lasciavano parlare i propri manager, Ali si ritagliò uno spazio divenendo famoso come personaggio provocatorio e stravagante. Prese infatti il controllo di numerose conferenze stampa e interviste, parlando liberamente anche di problemi non legati al pugilato. Trasformò così profondamente il ruolo e l'immagine del pugile afroamericano (e degli afroamericani in generale) negli Stati Uniti, diventando punto di riferimento del Potere Nero.
Nel 1984 gli fu diagnosticata la sindrome di Parkinson, attribuita alla sua professione e che lo portò a un graduale declino fisico nel corso dei decenni successivi. Malgrado tali disagi, anche dopo il suo ritiro dal mondo sportivo, Ali rimase impegnato in numerose azioni umanitarie, sino alla morte avvenuta il 3 giugno 2016.