Circa 10.000 anni fa l'uomo da primitivo diventa civilizzato... (vedi file allegato in fondo pagina).
Tra 10.000 e 5000 anni fa’ grazie al cambiamento climatico (da glaciale a mite), l’uomo si trasformò da cacciatore (rispettoso dei culti verso le divinità solari e maschili, es. il dio Sole) ad agricoltore (rispettoso anche dei culti verso divinità terrestri e femminili, es. la dea Terra/Natura); smise di abitare la caverna e costruì case più solide; smise di usare pietre per usare utensili di metallo, scoprì soprattutto il fuoco. E tutto questo grazie alle domande che si seppe fare, e alle risposte a queste grandi domande (specie quelle esistenziali).
I primi uomini intelligenti della storia crearono delle civiltà (cioè si organizzarono). Essi credevano fermamente nell’esistenza degli dei (di tanti dei = politeismo), e immaginavano queste divinità secondo la vita che essi conducevano (vita dura = divinità malvagie, vita splendida = divinità buone)...e, per dare risposte alle grandi domande utilizzavano i miti (cioè, dei racconti di fantasia che servivano a spiegare eventi fondamentali, come l'origine del mondo, dell'uomo sulla terra, del dolore, della morte, ecc.). Essi cercavano di entrare in contatto con gli dei elaborando dei riti(cioè, delle cerimonie con cui entrare in contatto con gli dei quali preghiere, offerte di doni come i sacrifici); queste cerimonie erano in genere compiute da persone considerate sacre (cioè, dotate di poteri particolari, come sacerdoti, maghi, druidi, aruspici, oracoli, ecc.). Questi riti venivano eseguiti in luoghi specifici, considerati sacri (perché abitati dagli dei), che potevano essere naturali (come montagne o boschetti) o costruiti dall'uomo (templi, ziggurat). Ma la fondamentale domanda che dava vita a ogni ricerca religiosa era quella attorno alla morte (idea dell'aldilà)
Le principali civiltà antiche furono:
MESOPOTAMIA: significa "terra in mezzo a due fiumi", Eufrate (il fratello buono) e Tigri (il..."fratello" aggressivo). Quest'ultimo dava alle popolazioni non solo vita e benessere, ricchezza e piacere, ma anche, ed improvvisamente,distruzione e morte. Ecco chè, quindi, le divinità mesopotamiche erano sempre considerate potenti ma anche cattive, con una visione della realtà decisamente pessimistica (cfr. il mito di Marduk).
EGITTO: anche gli egizi avevano a che fare con un fiume (il Nilo) ma stavolta pacifico o quasi, il quale anch'esso esondava ma in momenti ben precisi e prevedibili. Pertanto, l'egizio sapeva di avere divinità (spesso "zoomorfe", con volto di animale) forti, severe, spietate ma anche prevedibili e da da tenere buone (attraverso tutta una serie di cerimonie). Esemplare è il mito di Iside e Osiride, dove ben si comprende quel timore ogni egizio aveva della morte e del giudizio a cui il morto veniva sottoposto nell’aldilà, con la probabile definitiva condanna...
GRECIA: niente fiumi, niente risorse; ma l'uomo greco riesce a raggiungere risultati eccellenti in ogni campo (artistico, scientifico, filosofico, architettonico, navale, militare, ecc.) usando le sue doti razionali riuscendo a dominare il mondo allora conosciuto (specie monopolizzando il commercio mediterraneo). L'uomo greco credeva che in qualche modo egli somigliasse a un dio (o che dio somigliasse a lui). Ecco perché gli dei greci erano esclusivamente "antropomorfi" (con il volto umano), ma con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso (immortali ma anche difettosi, litigiosi, dispettosi, permalosi, vendicativi, ecc.).
ROMA: la più grande civiltà della Storia, seppe sfruttare a proprio vantaggio quanto gli altri popoli, da essa sottomessi, avevano raggiunto come ingegno e cultura; e ciò anche in campo religioso. Roma, superstiziosa, tollerò tutti i culti di tutti i popoli sottomessi (purché essi si riconoscessero in un culto unificante: quello all'imperatore); anzi, per non offendere gli dei nemici e suscitare la loro ira, prese come propri tutti gli dei degli altri popoli (specie quelli greci, che stimava più di ogni altro), dando vita ad un vero "Pantheon” (= tutti gli dei).
CELTI: Popoli che abitavano nel centro Europa prima dei Romani, vivevano di agricoltura e allevamento, assai abili nel lavorare i metalli; senza società organizzata in forme di Stato unitario, vivevano in villaggi. Solo in caso di guerra i capiclan (capivillaggio) si riunivano in assemblee per decidere. distribuiti in Europa continentale e insulare (la loro tradizione si mantenne assai viva soprattutto nelle isole britanniche) nel primo millennio, furono soprattutto nel 500 a.C. perno centrale della vita europea. Politeisti, si conoscono più di 400 loro divinità, ma sovente è la stessa chiamata in modi diversi da zona a zona. La natura è per loro dea centrale madre sacra di tutti i viventi. Sovente il pantheon è rappresentato da divinità a tre teste per esprimere le loro tre divinità più importanti: Lug (signore delle arti e della lavorazione dei metalli, dio cornuto = forte, dio della fertilità e della tempesta e della luce, molte città hanno il suo nome all’interno Londra, Lione, ecc.); Kariswen (grande Madre, dea Natura, dea della morte, dea della guerra); Dagda (dio degli inferi, degli alimenti, capace di risuscitare i morti ma anche di procurare la morte sempre con la sua stessa mazza). Gli animali erano considerati sacri (come cervo e cinghiale e le loro corna segno di forza e vitalità; ma anche cigno, cane, corvo, salmone). Il numero tre era considerato sacro, segno di perfezione divina. La natura era luogo privilegiato di culto, di incontro con gli dei e con gli spiriti, vero luogo sacro. Qui, nei boschi, avveniva i contatto col divino, e qui avvenivano i riti con offerte in oro e argento o di vittime sacrificali animali oppure umane. Figure considerate sacre nel villaggio erano i druidi, sacerdoti – giudici – precettori – maghi autorità religiose, morali, culturali, seguivano una disciplina durissima di vita e insegnavano a pochi eletti le loro tecniche. La prima festa dell’anno era il capo d’anno (al primo novembre) in cui acceso il sacro fuoco si aprivano le porte dell’aldilà e si credeva che i defunti venissero a stare con i vivi che per conto, per non essere spaventati da loro, accendevano luci sulle porte. Anche le altre feste stagionali (primavera, al 1° febbraio; maggio, la transumanza; agosto, l’abbondanza del raccolto in onore di Lug). Credevano fortemente nella vita oltre la morte per cui si poteva passare o nell’immortalità oppure ritornare in qualche forma nella mortalità attraverso la trasmigrazione della anime. Da alcuni si credeva che un aldilà si trovasse su un isola chiamata Avalon dove si trovassero i frutti dell’immortalità, della giovinezza e della sapienza e che si potesse arrivare lì anche da vivi.
GERMANI: Popoli che abitavano nel centro Europa prima dei Romani, vivevano di agricoltura e allevamento, assai abili nel lavorare i metalli; senza società organizzata in forme di Stato unitario, vivevano in villaggi. Solo in caso di guerra i capiclan (capivillaggio) si riunivano in assemblee per decidere. questi popoli erano quelli che chiamiamo “barbari”. Essi vivevano esclusivamente sulla terra ferma, ma alcuni di essi divennero celebri naviganti (vichinghi). La maggior parte di essi erano popoli nomadi e allevatori, sovente vivevano di rapina. Essi avevano due gruppi di divinità: gli Asi (gli di guerrieri) e i Vani (dei pacifici, che si occupavano di agricoltura e fertilità, del mare e del sole). I più temuti e potenti erano però i primi: fra essi Odino-Wodan (dio della tempesta, della caccia, della guerra e dei morti…) ma anche Tyr (dio della vittoria e della legge), ma soprattutto Thor, il più popolare, dio del tuono, del vento, della famiglia, dotato di un martello magico capace di ritornare indietro dopo il lancio, combattente di giganti, su un carro trascinato da capri, capace di fare piovere, amato perciò dai contadini e temuto dai naviganti, rappresentato con fattezze umane, grosso, peloso, rossiccio, amante del bere. Accanto ad essi c’erano anche moltissimi altri spiriti, giganti, gnomi, nani, elfi, streghe, ondine, ecc. essi non potevano essere rappresentati per non sminuirne la loro potenza. I luoghi sacri anche per loro erano naturali come boschetti e paludi. Durante i culti venivano immolati animali come cavalli, o tori, i certi casi anche esseri umani (schiavi e prigionieri). Non esistevano caste sacerdotali, ma erano i guerrieri e i capi tribù a celebrare le funzioni religiose. Il testo sacro dei germani era l’Edda, redatto nel medioevo, che raccoglieva miti e tradizioni dei germani europei, rielaborato poi nel famoso Cantare dei Nibelunghi. Per i germani i morti potevano tornare nel mondo dei vivi, reincarnandosi. Ma altri credevano che esistesse un regno a loro destinato in cui coloro non morti in battaglia ma malvagi fossero tormentatida castighi atroci dal dio Hel, coloro non morti in battaglia ma buoni avessero vita triste ma senza castighi, infine i caduti in battaglia fossero portati dalle Valchirie nel Walhalla (sede di Odino, degli dei e di tutti i morti eroici) dove si esercitavano in arti belliche divenendo invincibili guerrieri, pronti alla battaglia finale contro il Male. Qui avevano immortalità, cibo, alcolici, artisti allietanti.