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Massimiliano Maria Kolbe (1894 –1941) nato da una famiglia povera, studia dai francescani e decide di prendere i voti. Studia filosofia e teologia, e poi ancora prende altre due lauree in matematica e fisica.
Socievole e sempre ottimista ("La prossima volta andrà tutto meglio", ripeteva sempre), fonda un giornale di successo (la rivista arriverà a pubblicare fino a un milione di copie). Fonda in Polonia uno dei più grandi conventi europei, e una città (Niepokalanow), distrutta durante la guerra e poi ricostruita. Viaggia in Italia, Giappone e in India.
Nel 1941 viene arrestato dalla Gestapo. Il 28 maggio giunge nel campo di concentramento di Auschwitz, dove è addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Più volte oggetto di violenze, manifestava grande solidarietà con i compagni di prigionia.
La fuga di uno dei prigionieri portò i carcerieri a decidere per una rappresaglia: selezionarono dieci persone della stessa baracca per ucciderle nel cosiddetto bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto e lo scambio venne concesso.
Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era già morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere a questa agonia si rivelò scioccante.
I superiori decisero allora di assassinare padre Kolbe e i suoi tre compagni il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico. Il loro corpo venne cremato il giorno seguente, e le ceneri disperse.
All'ufficiale medico nazista che gli fece l'iniezione mortale nel braccio, padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre l'ufficiale lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!». Nel 1971 la Chiesa cattolica lo elevò agli onori degli altari.