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Tenzin Gyatso, nato col nome di Lhamo Dondrub a Taktser, il 6 luglio 1935, è un monaco buddhista tibetano, nonché il XIV Dalai Lama del Tibet.
Diventa Dalai Lama (guida spirituale della comunità buddista tibetana in quanto reincarnazione del Buddha stesso) a due anni; ma all’età di 15 anni deve affrontare l’attacco al suo paese da parte della Repubblica Popolare Cinese che militarmente invade il Tibet, di cui il Dalai era il sovrano. Dovette rifugiarsi ai confini con l’India. Ma le brutalità dei cinesi contro il suo popolo, lo costringono a lasciare il suo paese per un viaggio diplomatico a Pechino dove si ferma per due anni per cercare di ottenere la necessaria libertà e il rispetto dovuto per il suo popolo. Inutilmente... Anzi: un moto di rivolta popolare fu soffocato nel sangue e il Dalai deve rifugiarsi nel 1959 in India, assieme a 120 mila tibetani, da dove ha cercato di richiamare l’attenzione internazionale sul caso "Tibet".
Ispirandosi a Gandhi, costituisce un governo in esilio basato sui principi della non violenza e della disobbedienza civile. Viaggia in Occidente e viene sostenuto nella sua lotta da molte personalità americane (da Richard Gere, a Harrison Ford, da Barbra Streisand, a Steven Segal, ecc.). E nonostante viene attaccato pubblicamente dal governo cinese come un sovversivo secessionista, egli dichiara che avrebbe accettato anche un governo cinese purché concedesse l'autonomia alla regione tibetana.
Nel 1989 viene insignito del premio Nobel per la Pace per la sua lotta forte ma non violenta per la liberazione del suo paese. Rifiutare l'uso della violenza e preferire la ricercare di soluzioni pacifiche basate sulla tolleranza e il rispetto reciproco dovevano essere le uniche armi di un uomo forte.
Egli ha sviluppato la sua filosofia di pace universale a partire dal rispetto verso tutto ciò che è vivente, a partire dal concetto di responsabilità universale. Perciò è stato fra i primi ad abbracciare la tutela dei diritti umani e delle questioni ambientali globali.
Alla cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento del Nobel, il Dalai Lama dichiarò: «Mi considero solo un semplice monaco buddhista. Niente di più, niente di meno. Quello che è importante non sono io, ma il popolo tibetano. Questo premio rappresenta un incoraggiamento per i sei milioni di abitanti del Tibet che da oltre quarant'anni stanno vivendo il più doloroso periodo della propria storia. Nonostante ciò la determinazione della gente, il suo legame con i valori spirituali e la pratica della non violenza rimangono inalterati. Il premio Nobel è un riconoscimento alla fede e alla perseveranza del popolo tibetano».
Dal 2011 si è dimesso da capo del governo tibetano, ma resta capo religioso del suo popolo in quanto, come detto, reincarnazione del Buddha.