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Don Luigi Ciotti nasce a Pieve di Cadore (Belluno) il 10 settembre 1945, da una famiglia povera. Si trasferisce presto con la sua famiglia a Torino dove vivono in baracche di cantieri operai.
Già all’età di vent’anni fonda un gruppo di persone con l'obiettivo di aiutare i disadattati e i drogati per strada, e che due anni dopo prenderà il nome di Gruppo Abele. Fra le prime attività, anche un progetto educativo negli istituti di pena minorili e la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere.
Luigi Ciotti entra in seminario e nel 1972 viene ordinato sacerdote. Il Gruppo Abele inaugura un luogo di accoglienza e ascolto per giovani con problemi di tossicodipendenza. È un'esperienza allora unica in Italia, cui seguirà l'apertura di alcune altre comunità.
In quegli stessi anni, oltre all'accoglienza delle persone in difficoltà comincia anche l'impegno culturale (un centro studi, una casa editrice) con mobilitazioni pubbliche di massa (come quella che nel 1975 portò alla prima legge italiana non repressiva sull'uso di droghe).
Il Gruppo Abele si occupa di disagio sociale, di aiuto alle vittime di tratta degli schiavi e alle donne prostituite, di dare sostegno alle vittime di reato, ma anche di creare spazi di ascolto, di discutere su nuove droghe, alcool, gioco d'azzardo; e ancora di attività di ricerca, di aprire luoghi di cultura (biblioteca, riviste tematiche, e percorsi educativi rivolti a giovani, operatori sociali e famiglie) e infine, attraverso un consorzio di cooperative sociali, dare lavoro a persone con percorsi difficili.
A partire dal 1979 il Gruppo si apre anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, cui ne seguiranno altri in Sud America e Costa d’Avorio, quest'ultimo tuttora in corso.
Dopo la morte di Falcone e Borsellino nelle stragi di Capaci e via d’Amelio dell'estate del 1992, si lancia nella lotta contro la criminalità organizzata. Fonda un giornale Narcomafie – di cui sarà a lungo direttore – e nel 1995 il coordinamento di Libera, punto di riferimento migliaia di realtà nazionali e internazionali.
Nel 1996 Libera promuove la raccolta di oltre un milione di firme per l'approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. Obiettivo di Libera è alimentare quel cambiamento etico, sociale, culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d'ingiustizia, illegalità e malaffare. A questo servono percorsi educativi in collaborazione con le scuole e numerose facoltà universitarie; le cooperative sociali sui beni confiscati con i loro prodotti dal gusto di legalità e responsabilità; il sostegno concreto ai familiari delle vittime.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nazionale e internazionali per la sua indefessa opera nei confronti dei più emarginati, degli ultimi della società, per il recupero degli esclusi e per il lavoro di coscientizzazione della società nei confronti del fenomeno mafioso e dei suoi meccanismi, per creare una cultura di legalità, democratica, solidale e pacifica...