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Martin Luther King (Atlanta, 15 gennaio 1929 – Memphis, 4 aprile 1968), nacque in Georgia con il nome di Michael King. Suo padre, pastore luterano, dopo un viaggio a Berlino, rimase talmente affascinato dalla figura di Martin Lutero che decise di cambiare il nome del figlio in Martin Luther.
Era un alunno modello: sostenne e vinse una gara oratoria a Dublin, ma durante il viaggio di ritorno dovette cedere il suo posto sull'autobus ad un ragazzo bianco, rimanendo in piedi per quasi 140 chilometri. Fu il suo primo incontro con la segregazione razziale.
Inizialmente, voleva diventare avvocato o medico, ma il padre gli consigliò di diventare pastore nella chiesa cristiana battista, come lui. Perciò, laureato in teologia, e Filosofia, a venticinque anni, Martin Luther King Jr. diventò pastore a Montgomery (capitale dell’Alabama), nel profondo Sud dell'America dove la situazione razziale era tra le più dure. Segregazione e negazione dei più elementari diritti civili alla comunità nera, a Montgomery come in molte altre parti degli USA, avevano portato forte tensione nella comunità afroamericana.
Il 1º dicembre 1955 avvenne il celebre episodio in cui Rosa Parks si rifiutò di lasciare il suo posto su un bus per far sedere un uomo bianco: venne arrestata per aver violato le leggi sulla segregazione razziale. La reazione della comunità nera di Montgomery fu violenta: incendi di autobus, vetrine fracassate. La polizia aprì il fuoco. King decise di ribattere con uno sciopero: nessuno nero avrebbe utilizzato gli autobus.
Il boicottaggio dei mezzi pubblici assunse proporzioni sempre più vaste: la comunità afroamericana si spostava a piedi o con l'aiuto di tassisti afroamericani, che avevano abbassato le loro tariffe sino a quella degli autobus, ma anche di comuni cittadini che si prestavano volentieri alla protesta. Il 26 gennaio 1956 Luther King mentre si trovava alla guida della propria auto, raccolse alcune persone. Venne fermato dalla polizia e, con il pretesto di aver superato i limiti di velocità, arrestato, ma presto rilasciato dopo che si era formato un folto gruppo di manifestanti davanti al carcere.
Intanto, anche la rabbia della comunità bianca montava, fino a sfociare in violenza (in buona parte dovuta al Ku Klux Klan): lettere minatorie, perfino una bomba nella casa di King. Eppure MLK tentava di placare gli animi.
Il 13 novembre 1956, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò fuorilegge la segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblici, in quanto incostituzionale. La decisione dei tribunali, accolta con entusiasmo dalla comunità nera, provocò rabbia e sgomento in parte degli attivisti bianchi più estremisti, tanto da dar vita a violenze.
Allora, ML King decise di incontrare John F. Kennedy candidato alla Casa Bianca: questi lo rassicurò: avrebbe sostenuto le sue richieste se fosse stato eletto.
King continuò con manifestazioni non violente di protesta: partecipò a sit-in (entrare in locali"proibiti" ai neri, o sedersi sul pavimento di fronte ad essi) tenutisi davanti a grandi magazzini di Atlanta, ma venne arrestato, insieme a 51 studenti. Ma i sit-in e le marce costringevano la polizia all'arresto dei tanti manifestanti che non reagivano alle violenze verbali e fisiche della polizia, si lasciavano trascinare fuori dai locali e portare in prigione. Era la disobbedienza civile: disobbedire alle leggi che si ritenevano ingiuste, subendone le conseguenze penali. Ma i carceri divenivano sovraffollati, impedendo la normale esecuzione delle leggi.
Venne condannato a quattro mesi di lavori forzati. Ma soprattutto, davanti alla pochezza dell'impegno di Kennedy, King, decise un'azione clamorosa: una marcia verso Washington. Fu la celebre "Marcia del 28 agosto 1963: circa 250.000 persone di cui 50.000 afroamericane, lo accompagnarono. Ci fu la celebre stretta di mano tra Kennedy e King e l'altrettanto celebre discorso "I have a dream", che divenne il discorso-simbolo della marcia ed uno dei più famosi della storia oratoria americana. Erano precise le richieste: fine della segregazione razziale nelle scuole, un'efficace legiferazione sul tema dei diritti civili, la protezione dalle brutalità della polizia per gli attivisti, uno stipendio minimo di 2 dollari all'ora per tutti i lavoratori.
Il 22 novembre 1963 John Fitzgerald Kennedy fu assassinato. King commentò che l'odio è contagioso come un virus e doveva essere fermato.
Dopo essere tornato dal suo viaggio da Oslo dove il 10 dicembre 1964 ebbe premio Nobel per la Pace, il reverendo affermò che non si trattava di una premiazione alla sua persona, ma ad ottenere il premio «Nobel» erano state tutte le «nobili» persone che avevano lottato nel movimento per i diritti civili. King, all'epoca trentacinquenne, era il più giovane nella storia del Nobel.
Ma davanti al rifiuto del presidente Johnson ad accettare le sue proposte, organizzò un'altra marcia: da Selma fino a Montgomery, capitale dello stato dell'Alabama, il 7 marzo 1965. Era domenica. Ci furono al corteo attacchi da parte di attivisti bianchi e della polizia stessa, gli scontri furono terribili e ciò le valse il nome di "Bloody Sunday". Ma la presenza della televisione permise alla protesta di ottenere un consenso mondiale.
Il 15 marzo il presidente Johnson annunciò la legge sul diritto al voto per i neri (1965).
Eppure la maggioranza nera cominciava ad essere contro King, accusato di essere troppo mansueto verso i bianchi (si preferiva il movimento violento dei «Black Power»). King rimaneva persuaso che la nonviolenza era l’unico strumento per vincere la guerra.
Il 3 aprile del 1968 tenne a Memphis il suo ultimo discorso: ricordò quanti passi avevano fatto e che non importava se la sua vita fosse terminata presto, anche se avrebbe voluto vivere a lungo, in quanto aveva raggiunto la vetta della montagna. Il giorno dopo, verso le 18, ML King sul balcone al secondo piano del motel dove soggiornava, venne colpito alla testa da un colpo di fucile di precisione.
ML King chiese che il funerale si svolgesse con grande semplicità: la sua bara fu trascinata da un carro con due asinelli, non volle che fossero menzionati i suoi premi o altri onori che aveva ricevuto.
Molti musicisti gli hanno tributato onori dedicandogli canzoni come la celebre Pride (In the Name of Love), tratta dall'album The Unforgettable Fire degli U2 o One Vision dei Queen, o Man in the Mirror di Michael Jackson.