La tecnica, testata per la prima volta nel 1947 negli Stati Uniti, viene utilizzata per estrarre gli idrocarburi cosiddetti “non convenzionali” (SHALE GAS) intrappolati nei sedimenti più profondi e all’interno di rocce impermeabili (argille) non estraibili con le tecniche tradizionali.
Si costruisce un pozzo orizzontale attraverso cui si pompa il liquido che, per per la pressione, spacca le rocce creando delle crepe che pian piano si estendono alla roccia circostante. Per evitare che le crepe non si chiudano, si aggiunge al fluido sabbia molto fine, che penetra nelle fessure tenendole aperte permettendo in questo modo agli idrocarburi di uscire.
“…Lo shale gas, gas naturale – in prevalenza metano – è contenuto in rocce scistose, argille, rocce porose. Gli ingegneri statunitensi sono stati i primi a rendersi conto delle potenzialità di questa risorsa. Nel 2000 lo shale gas valeva il 2 per cento della produzione di gas naturale degli Stati Uniti. Alla fine del 2012 la percentuale è il 40 per cento. Con le tecnologie di horizontal drilling (estrazione orizzontale) e di multi stage hydraulic fracturing (fracking, fratturazione idraulica multi-stadio delle rocce), si estrae a costi bassi il gas naturale. Le due tecniche possono essere utilizzate sia in pozzi nuovi, sia (a costi ulteriormente più bassi) in vecchi pozzi. In pochi anni lo sviluppo di queste risorse non convenzionali promette di dare agli Stati Uniti l’indipendenza energetica, con ripercussioni su tutti i mercati energetici mondiali per l’abbassamento del costo dell’energia e lo spostamento degli assali di import-export.” (Tratto da http://www.lifegate.it/)
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