L’utilizzo della radioattività e delle sue proprietà in numerosi settori porta alla produzione di materiali radioattivi che, quando non possono essere più utilizzati, diventano rifiuti radioattivi.
Questi, emettendo radioattività, devono essere gestiti in maniera adeguata a evitare rischi per l’uomo e per l’ambiente.
LO STOCCAGGIO DEI RIFIUTI RADIOATTIVI:
Esistono diverse categorie di rifiuti radioattivi, alle quali corrispondono diverse modalità di gestione, a seconda della concentrazione di radionuclidi e del tempo in cui la radioattività decade.
In Italia i rifiuti radioattivi finora prodotti sono custoditi in depositi temporanei che ne consentono la gestione in sicurezza e l’isolamento dall’ambiente. Tali rifiuti provengono dal pregresso esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle attività nel campo sanitario, industriale e della ricerca.
In Italia i centri che producono e/o detengono rifiuti radioattivi sono decine: installazioni nucleari (4 centrali e 4 impianti del ciclo del combustibile); centri di ricerca nucleare; centri di gestione di rifiuti industriali; centri del Servizio Integrato.
Per volume e livello di radioattività dei rifiuti prodotti, i principali centri sono i siti nucleari in fase di smantellamento.
Significativi, per la loro numerosità sul territorio nazionale, sono i centri di medicina nucleare, fra cui gli ospedali. Queste strutture trattengono la maggior parte dei rifiuti radioattivi che producono fino al loro completo decadimento, per poi smaltirli come rifiuti convenzionali.
La restante parte viene conferita agli operatori del Servizio Integrato, il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti radioattivi sanitari e industriali, che provvedono al loro stoccaggio nei propri depositi temporanei in attesa, previo trattamento e condizionamento, del conferimento al Deposito Nazionale.
Le principali strutture in cui si producono e/o si stoccano rifiuti radioattivi sul territorio nazionale e che conferiranno questi rifiuti al Deposito Nazionale sono:
4 centrali in decommissioning (Sogin);
4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning (Enea/Sogin);
1 reattore di ricerca CCR ISPRA-1 (Sogin);
7 centri di ricerca nucleare (ENEA Casaccia, CCR Ispra, Deposito Avogadro, LivaNova, CESNEF -Centro Energia e Studi Nucleari Enrico Fermi- Università di Pavia, Università di Palermo);
3 centri del Servizio Integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex);
1 centro del Servizio Integrato non più attivo (Cemerad).
Fonte:https://www.depositonazionale.it/rifiuti-radioattivi/pagine/quanti-sono-i-centri-italiani-che-producono-rifiuti-radioattivi.aspx
Sino alla fine degli anni ’80, in Italia sono stati in esercizio otto siti nucleari.
Si tratta delle quattro centrali nucleari di Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta); dell’impianto Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo (Alessandria) e dei tre impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera).
Queste installazioni, insieme al reattore ISPRA-1, situato nel complesso del Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione Europea di Ispra (Varese), sono state affidate a SOGIN che ne cura il decommissioning (smantellamento).
Il decommissioning, ultima fase del ciclo di vita di un impianto nucleare, è l'insieme delle operazioni di mantenimento in sicurezza dell'impianto; allontanamento del combustibile nucleare esaurito; decontaminazione e smantellamento delle installazioni nucleari; gestione e messa in sicurezza dei rifiuti, in attesa del loro trasferimento al Deposito Nazionale.
Sogin gestisce circa 15.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, distribuiti come riportato di seguito (Fonte: Bilancio di Sostenibilità Gruppo Sogin - 2019).
LA GESTIONE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI:
I rifiuti radioattivi si possono suddividere in diverse classi alle quali corrispondono diverse modalità di gestione, a seconda della concentrazione di radionuclidi e del tempo in cui la radioattività decade.
Il principio fondamentale su cui si basa la gestione dei rifiuti radioattivi è la loro raccolta e il successivo isolamento dall’ambiente (concentrare e trattenere) per un tempo sufficiente a far decadere la radioattività a livelli non più pericolosi per la salute dell'uomo e la salvaguardia dell'ambiente.
La gestione dei rifiuti radioattivi si articola in 5 fasi:
Caratterizzazione
La caratterizzazione consiste in una serie di analisi e misurazioni per determinare le caratteristiche chimiche, fisiche e radiologiche del rifiuto. Tale attività viene eseguita in diverse fasi della gestione del rifiuto radioattivo:
- in una prima fase, per definire le modalità di trattamento e condizionamento;
- in una fase intermedia, per monitorare l’andamento del processo;
- in una fase finale, per verificare la correttezza dei trattamenti e del condizionamento eseguiti sul rifiuto.
Trattamento
In questa fase il rifiuto radioattivo viene sottoposto a specifiche operazioni che ne modificano la forma fisica e/o la composizione chimica. L’obiettivo è quello di ridurne il volume e prepararlo alla successiva fase di condizionamento. La tipologia di trattamento da effettuare dipende dalle caratteristiche del rifiuto: forma fisica e geometrica, tipo di materiale, contenuto radiologico e chimico.
Condizionamento
Con il condizionamento, il rifiuto radioattivo, dopo essere stato trattato, è reso manufatto finale idoneo al trasporto, allo stoccaggio temporaneo e al conferimento al Deposito Nazionale. Il condizionamento avviene generalmente tramite cementazione, utilizzando malte cementizie tecnologicamente avanzate e ciascuna adeguata alle specifiche caratteristiche del rifiuto da condizionare. Le modalità di condizionamento possono variare in base alle caratteristiche chimiche e radiologiche del rifiuto.
Stoccaggio
Una volta trattato e condizionato, il rifiuto viene stoccato in appositi depositi temporanei con lo scopo di attendere che il suo contenuto radiologico decada a livelli più bassi così da indirizzarlo alla soluzione di smaltimento più adeguata.
Smaltimento
È la fase finale della gestione dei rifiuti radioattivi, quella cioè in cui il rifiuto radioattivo viene conferito ad un deposito definitivo per il suo smaltimento. La destinazione finale (depositi di superficie e geologici) dipende dal livello di radioattività dei rifiuti.
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TIPOLOGIE DI DEPOSITO DEI RIFIUTI RADIOATTIVI:
Deposito definitivo di superficie
Il deposito definitivo di superficie è una struttura realizzata, a livello del terreno o fino ad alcuni metri di profondità, al fine di provvedere alla sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività. Questa struttura è tipicamente composta da barriere ingegneristiche poste in serie, e può sfruttare anche barriere naturali (geologia del sito). Le barriere ingegneristiche sono di norma realizzate con strutture in calcestruzzo armato, atte ad ospitare i manufatti dei rifiuti radioattivi.
Esempi di depositi di superficie operativi in Europa, piuttosto simili a quello che verrà realizzato in Italia, sono quelli di El Cabril (Spagna), L’Aube (Francia), Dukovaný (Repubblica Ceca), Mochovce (Slovacchia) e quello di Drigg (Regno Unito). Altri due, in fase di realizzazione, sono quelli di Dessel (Belgio) e di Vrbina (Slovenia).
Deposito geologico di profondità
Il deposito geologico è una struttura per la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a media e alta attività, realizzata nel sottosuolo a notevole profondità (di solito diverse centinaia di metri), in una formazione geologica stabile (argille, graniti, salgemma). Questo consente l’isolamento dei radionuclidi dall’ambiente per periodi molto lunghi (fino a centinaia di migliaia di anni).
L’unico deposito di questo tipo in esercizio è il WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) a Carlsbad (New Mexico – USA) che ospita rifiuti a media e alta attività di origine militare. In Europa, Svezia e Finlandia hanno già individuato il sito (rispettivamente nelle municipalità di Östhammar e Olkiluoto) per il deposito geologico, mentre in Francia il deposito è stato localizzato a Bure ed è in corso la fase di licensing. Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Svizzera e Ungheria hanno già avviato il processo di localizzazione.
In considerazione degli elevati costi di realizzazione di un deposito di questo tipo, alcuni Paesi europei con quantità limitate di rifiuti a media e alta attività stanno valutando l’opportunità di costruire uno o più depositi di profondità condivisi, possibilità contemplata dalla Direttiva 2011/70/EURATOM.
Per sistemare definitivamente i propri rifiuti a media e alta attività, l’Italia persegue la strategia, richiamata in ambito europeo, del cosiddetto ‘dual track’, ossia l’analisi di fattibilità di un deposito da realizzare all’estero e condiviso fra più Paesi e, in parallelo, in caso l’ipotesi estera non risulti praticabile, lo studio di una soluzione a livello nazionale.
Deposito temporaneo
In attesa di un deposito definitivo di superficie, i rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali nucleari vengono ospitati in depositi temporanei che ne garantiscono la gestione in sicurezza e che rappresentano la soluzione idonea per alcuni decenni. Lo stoccaggio in depositi temporanei può riguardare il rifiuto tal quale, privo di trattamento e condizionamento, o il manufatto da conferire successivamente al deposito definitivo.
Anche i rifiuti radioattivi derivanti da attività medico-ospedaliere, industriali e di ricerca sono attualmente ospitati in depositi temporanei, in attesa di poter essere smaltiti come rifiuti convenzionali, nel caso di quelli a vita molto breve, o di essere conferiti a un deposito definitivo di superficie, nel caso degli altri.
Deposito temporaneo di lunga durata
Si tratta di una struttura che consente di stoccare in sicurezza i rifiuti a media e alta attività derivanti in massima parte dall’esercizio delle installazioni nucleari. Al termine di questo periodo, i rifiuti a media e alta attività vengono trasferiti a un deposito geologico che rappresenta l’unica soluzione idonea per la loro sistemazione definitiva.
Nel caso dell’Italia, come già avviene in Europa (Paesi Bassi, Svezia e Svizzera), i rifiuti a media e alta attività verranno conferiti a un’apposita struttura centralizzata, il CSA – Centro Stoccaggio Alta attività. Questa struttura, all'interno del Deposito Nazionale, consentirà di stoccare i rifiuti in sicurezza, in attesa della disponibilità di un deposito geologico di profondità, e di restituire i siti delle installazioni nucleari, privi di vincoli di natura radiologica, alle comunità locali. Nel Deposito Nazionale sarà realizzato un complesso di edifici (CSA – Complesso Stoccaggio Alta attività), idoneo allo stoccaggio temporaneo dei rifiuti a media e alta attività italiani tra cui, ma non solo, i residui derivanti dal riprocessamento del combustibile nucleare esaurito, inviato in Francia e nel Regno Unito, che dovranno rientrare necessariamente in Italia, in conformità a specifici accordi internazionali. Esso sarà progettato e autorizzato per entrare in esercizio, in attesa della disponibilità di un deposito geologico, cui poter conferire tali rifiuti radioattivi.
La realizzazione di tale complesso quindi permetterà di liberare gli attuali siti nucleari italiani anche dai rifiuti di media e alta attività, consentendo di demolire i depositi temporanei che attualmente li ospitano e quindi di restituire i siti alle comunità locali.
Esempi di strutture simili al nostro CSA sono il deposito HABOG, in esercizio nei Paesi Bassi, quello della ZWILAG, operativo in Svizzera e il deposito temporaneo centralizzato (ATC), in via di realizzazione a Villar de Cañas (Spagna).
APPROFONDIMENTO:
https://www.ilsole24ore.com/art/svelata-mappa-deposito-nucleare-nord-sud-ecco-zone-idonee-ADQX2XBB